Storie di Città

Storie di Città Storie di Città IL piccolo Mario è pronto da di più di un'ora per andare alla festa di un suo compagno d'asilo che compie cinque anni. La sua mamma no, è indecisa su quale vestito mettersi per fare bella figura e il termometro che segna il suo nervosismo ha uno scatto verso l'alto ogni volta che Mario viene a chiederle con voce piagnucolosa: «Ma quando andiamo?». Alla fine, esasperata, per toglierselo di torno lo confina sul balcone che dà sul grande viale alberato dal quale sale il rombo incessante del traffico e lì, miracolosamente, Mario s'acquieta. E' successo che uno spettacolo entusiasmante attira la sua attenzione: un'immensa gru, di quelle che servono per i traslochi o per riparare i balconi, sta sollevando lentamente un pianoforte a gran coda, destinato all'appartamento accanto a quello di Mario. Quando il maestoso strumento, avvolto in coperte di lana come un cavallo sudato, arriva all'altezza della porta finestra attraverso la quale deve essere fatto passare per entrare in casa, gli addetti all'ardita manovra s'accorgono di avere, come dicono loro, «incioccato le quote», poiché un artistico telaio rigido, con dei riquadri di vetri colorati e avvolto da piante rampicanti, ostruisce in parte il varco. E' impossibile spostarlo senza romperne una parte e senza strappare le piante. Viene convocata la padrona di casa, Matilde De la Maison Cerniti contessa di Cocconato e di Trana, affinché dia il suo permesso alla dolorosa ma necessaria estirpazione. Lei subito attacca a inveire contro il titolare della ditta di traslochi: «E' colpa vostra, dovevate prendere meglio le misure». «Da sotto non si vedeva. Ora l'unica cosa da fare è smontare in fretta il telaio e toglierlo di lì». «Batte i coperchi per caso? Si rende conto che per toglierlo di lì me lo rovinate tutto?». «Quante storie per quell'obbrobrio!». Obbrobrio? Quell'opera d'arte un obbrobrio? Il titolare non sa che la signora contessa lo ha realizzato con le sue mani dopo aver seguito per sei mesi presso un giapponese che a Torino ha trovato l'America un corso di ikebana e di arte di servire il tè. «Se non vuole toccare quel capolavoro, l'unica cosa che resta da fare è tornare indietro a prendere un pianoforte più piccolo di questo». «Vuole scherzare? Il maestro Ludovico Mazzonis che allieterà con la sua arte il mio ricevimento suona solo su un gran coda». Il piccolo Mario è deliziato da quel litigio in diretta che si sta svolgendo a pochi metri da lui e ha dimenticato la festa che l'aspetta; provvede a fargliela tornare in mente la mamma che fi¬ nalmente ha deciso quale vestito mettersi. Mario non vuol più saperne di muoversi, quello spettacolo è troppo divertente: la mamma lo strattona. Con quello che mi è costato il regalo per il tuo amico voglio vedere se non ti diverti. Mario si lascia trascinare via piagnucolando ma, giunti in strada, per madre e figlio si profila un altro intoppo: la gru che porta appeso il pianoforte blocca l'auto della mamma di Mario che si attacca al citofono: «Per favore faccia spostare subito la vostra gru perché devo uscire con la macchina». La contessa De la Maison ha superato la soglia della sopportazione: «Intanto quella non è la mia gru e poi adesso non può muoversi, deve stare lì». «Io chiamo i vigili, vedremo se non può muoversi». «Ma non potete per una volta prendere il tram?». «Neanche per sogno, il tram lo prenda lei e il suo pianoforte. Io ho diritto di usare la mia macchina». E' proprio vero che le grandi idee vengono nei momenti dello stress supremo. Vedendo il suo autista che si avvia verso l'aeroporto per andare a prelevare il maestro Mazzonis in arrivo da Roma, la contessa gli ordina di accompagnare quella borghesuccia e il suo bambino pestifero dove vogliono andare. Alla mamma di Mario sorride l'idea che le altre madri la vedano mentre arriva su un macellinone guidato dall'autista in livrea e accetta la proposta: «Purché fra quattro ore venga a riprenderci». L'autista promette e li porta a destinazione, una discoteca che i genitori del bambino che festeggia il compleanno hanno affittato per l'occasione. Poi prosegue per l'aereoporto di Caselle dove un messaggio diffuso dagli altoparlanti lo informa che l'aereo in arrivo da Roma ha solo quattro ore di ritardo «per indisponibilità dell'aeromobile dovuta a equipaggio in transito» che chissà cosa vuol dire. Quando finalmente il grande pianista sbarca, l'autista, ricordandosi dell'impegno preso, gli chiede il permesso, subito accordato, di passare a prendere lungo la strada il piccolo Mario e la sua mamma. Nel frattempo la contessa ha convocato il suo maestro giapponese il quale, con quella pazienza che solo i maestri giapponesi posseggono, sta smontando pezzo a pezzo il suo artistico telaio. Non sa, la signora contessa, che il grande pianista, che fin da piccolo sognava non di fare il musicista ma l'illusionista, ignorerà l'impegno preso e le sollecitazioni dell'autista, per stare tutta la sera a deliziare i bambini con i suoi giochi di prestigio.

Persone citate: Ludovico Mazzonis, Matilde De La Maison, Mazzonis

Luoghi citati: Cocconato, Roma, Torino, Trana