RAMAZZOTTI FACCI SOGNARE

RAMAZZOTTI FACCI SOGNARE RAMAZZOTTI FACCI SOGNARE SE chiudo gli occhi posso proiettarmi sull'interno delle palpebre le ultime migliaia di fotogrammi di Amadeus di Milos Formati, film in cui si ricostruisce in forma romanzata la vita di Mozart e in particolare i suoi rapporti con Salieri, l'allora compositore di corte dell'imperatore austriaco. La scena finale è grandiosa: Salieri, ormai anziano e condannato alla sedia a rotelle, transita nel lungo corridoio di un ospedale psichiatrico, attorniato da vari rappresentanti di un'unanimità derelitta, e declama agitando la mano nell'aria: «Mediocri di tutto il mondo io vi assolvo». Salieri ha appena finito di raccontare il suo perfido piano per l'eliminazione fisica del geniale Mozart; il piano è riuscito, Mozart è morto a trentacinque anni, povero e senza gloria; ma a distanza di poco tempo Salieri si rende conto che la propria musica sta rapidamente scivolando nell'oblio mentre quella di Mozart miete un'ammirazione crescente, e si dispera. Per chi ha velleità artistiche, come me, quel «Mediocri di tutto il mondo io vi assolvo» suona come un terremoto nelle viscere, è di una tristezza indicibile, fotografa perfettamente la sensazione Q di impotenza che si prova al cospetto dei grandi geni: meraviglia e rabbia. Be', per fortuna le cose sono cambiate. La democrazia ha vinto anche nel regno delle arti, c'è gente che fa cantare milioni di persone hi tutto il mondo senza bisogno di servirsi delle dispotiche doti del genio. Salieri è vendicato, i mediocri di tutto il mondo non solo sono andati assolti, ma possono fregarsene dei Mozart di turno. Siamo tutti noi, persone comuni, che ci prendiamo la meritata rivincita sui supposti diritti dei baciati dalle muse; noi con le vocine nasali, noi ragazzi di borgata, noi che desideriamo da sempre sposare una modella svizzera fighissima con una decina d'anni in meno, noi che se dobbiamo dire alla nostra bella che le voghamo bene non stiamo a scegliere le parole ma spariamo la prima cosa che ci viene in mente tipo «Un'altra come te, neanche se la invento c'è», noi che faremmo carte false per girare la Costa Azzurra su uno squalo Citroen per non mancare all'appuntamento con Tina Turner, noi che vorremmo invitare tanta gente famosa al nostro matrimonio e soprattutto la nostra squadra del cuore ma saremmo contenti che i giocatori non venissero per prepararsi a grandi impegno italiani ed europei e mondiali. Eros ci rappresenta tutti. E la dimostrazione che non occorre essere poi così speciali per arrivare, basta impegnarsi, credere in se stessi, avere qualche tonnellata di culo. Eros ci fa sognare, ci fa sentire la nostra società come meno ingiusta, perché al prossimo giro di ruota potrebbe toccare a noi salire sulla carrozza del successo e non scendere più. Un borioso filosofo tedesco che si chiamava Theodor Wiesengrund Adorno ha detto che il segreto dell'industria culturale è abolire la differenza fra la celebrità e il suo pubblico: si prende uno del pubblico e lo si piazza in cima alla piramide, lo si promuove star. Il rompiballe tedesco però non è d'accordo, dice che così la carriera artistica assomiglia a un gratta-e-vinci. E allora? Voi, se mettessero in palio il disco d'oro col gratta-e-vinci, non ne comprereste a pacchi? Io sì! Se in omaggio ci fosse anche la modella svizzera... Marco Bosonetto