OBIETTIVO COMUNITÀ'
OBIETTIVO COMUNITÀ' OBIETTIVO COMUNITÀ' Storia di una parola «pesante» COMMUNITAS ORIGINE E DESTINO DELLA COMUNITÀ' R. Esposito Einaudi pp. IS7. L 22.000 OMUNITA' è una parola pesante che va maneggiata con cura in tempi in cui il voler darsi piccole patrie, nel tragico laboratorio balcanico, c l'invenzione del sentirsi padano, in Italia, svelano l'eterno ritorno al cercarsi non confrontandosi con l'altro da sé ma selezionando l'uguale a sé. Da una parte il codice di selezione è l'etnia, il sangue e il suolo, dall'altra il benessere economico faticosamente conquistato. Entrambi i processi svelano un desiderio forte di darsi un «destino comunitario» visto come un pieno di senso e significato. La parola comunità, così declinata, più che un pieno di territorio, di relazioni date, di appartenenze consolidate, rivela un vuoto, una assenza: denomina qualcosa che non c'è. Le reti che prima univano soggetti accomunati dalla condivisione di un luogo, di un lavoro, di una mentalità, non vengono meno, non si «aprono» in direzione di riferimenti sovralocali, tendenzialmente globali. Basterebbe riflettere, sottraendosi alla retorica dell'Euro, sul che cosa significa costruire l'Europa dei tanti che devono cercare e cercarsi con «l'altro da sé». fica costruire lEuropa dei tancon «l'altro da sé». Due libri ci aiutano ad inoltrarci in questa tematica ipermoderna intrisa di premodernità. Sono scritti da un filosofo, Roberto Esposito, e da un economista, Enzo Rullani. Il primo scrive di comunità, il secondo di post-fordismo visto come il capitalismo prossimo venturo (Il postfordismo-Idee per il capitalismo, Etaslibri, pp. XII-236, L. 33.000: a cura, anche, di Luca Romano). Appare la comunità di fronte alla globalizzazione. Il libro di Esposito ci accompagna, attraverso una controstoria, in una rivisitazione della comunità sin dalle origini pensata non come un luogo «ove gli individui si fondano in un individuo più grande (...) o come un legame collettivo venuto ad un certo punto a connettere individui prima separati» ma come il luogo ove si percepisce il vuoto, l'estraneità data dal sentirsi mancanti se non si entra in un circuito di donazione reciproca ove «identificarsi con un altro può significare riportare l'altro a sé, ma anche ricondurre sé all'altro». Ne risulta una visione della comunità come mancanza, come limite e luogo per andare oltre. Rullani, partendo dall'analisi del fordismo realizzato e del post-fordismo possibile scava in questa difficile transizione e, cosa rara per un economista, ne coglie oltre alle implicazioni economiche ed organizzative anche gli aspetti antropologici e sociali. Delineando il rapporto stretto tra capitalismo della conoscenza e postfordismo analizza il venir meno delle «comunità di esperienza» del fordismo date dal lavorare tutti assieme in uno stesso luogo, la fabbrica, mette in luce l'apparire di quelle reti lunghe che vanno dal locale al globale sostanziate da «comunità mercantili» ove si condividono informazioni codificate come un prezzo di Borsa o il risultato di una gara o da «comunità semantiche» dove i produttori della conoscenza, i ricercatori, i consulenti, quelli che sono al lavoro comunicando, rendono interpretabili le conoscenze provenienti da contesti diversi. Per Esposito la comunità non è data se non attraverso un circuito di donazione ove si è «donati a» e «donati da»; Rullani ci mostra come l'ipermodernità che viene altro non è che un percorso per il soggetto di virtualizzazione e di moltiplicazione dei contatti. Ben altro dalle miserie delle piccole patrie e dal vivere il benessere economico come codice selettivo verso l'altro da sé. Aldo Bonomi COMMUNITAS ORIGINE E DESTINO DELLA COMUNITÀ' R. Esposito Einaudi pp. IS7. L 22.000
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