VUOTE NOTTI SENZA TRAMA di Sergio Pent

VUOTE NOTTI SENZA TRAMA VUOTE NOTTI SENZA TRAMA // caos della Santacroce LUMINAL Isabella Santacroce Feltrinelli pp. 100 L. 20.000 ORRE la moda, in tempi recenti, che certi meriti letterari vengano stabiliti a priori in fantasmatico accordo e che taluni scrittori debbano garbare alle masse per statuto. C'è chi rimane in fase «emergente» per decenni, garantendosi tutt'al più l'etichetta postuma di autore «d'elite» - ovvero sfigato - e chi svetta superdotato d'attenzioni a poche ore dal primo parto artistico. A parte la tendenza un po' pedofila - in senso letterario - di scavare sempre più alla ricerca dei primi autonomi vagiti postsvezzamento, sarebbe curioso riflettere sul fenomeno dell'imposizione «a tappeto» di narratori che, in genere, risultano figli di un tempo ancora giovane e assai poco forniti di retroterra culturale. Nella musica sono fenomeni occasionali come i Thake That o simili, circoscritti nell'orbita delle meteore; in letteratura ritroviamo invece spesso i pargoli contesi al volo da giornali qualificati, come se chi ci opera da una vita scoprisse d'incanto un nuovo roveto ardente. Senza far nomi, limitiamoci al qui e adesso delle nostre riflessioni, per sottolineare - ovvio - che Isabella Santacroce è una di quelle proposte che dovrebbero ingrifarci senza vie di mezzo, perché così ha deciso un'oscura claque di critica promozionale, magari alla cena aziendale di fi l fine anno. Destroy, la precedente fatica dell'autrice, aveva fatto gridare al miracolo. Qui in Luminal - forse per prevenire - la Madonna spicca addirittura in copertina, in quattro sgargianti," identiche fototessera. Ma non c'entra. C'entra invéce il caos che una Madonna di buon cuore dovrebbe riordinare nelle intenzioni magmatiche di Isabella: ammirevoli, va sottolineato, incapaci di adagiarsi sulla riflessione condiscendente e sul compiacimento del lettore. Quest'ultimo deve stare al gioco per forza, e fin qui ha ragione l'autrice che detesta trame, plot e tutto ciò che sa di romanzo - anche se gli è richiesto l'impegno di una galoppata senza riferimenti, perché la vita stessa è caos. E pure qui, volendo, ci siamo, anche se in letteratura il caos necessita di un suo sotterraneo ordine. Da Baudelaire a London, passando per Genet, Bukowski e Kerouac, ogni generazione di plebei salariati ha covato le sue solitarie rabbie fuori dal coro, e sono nate le letterature del disagio, dell'emarginazione, della fuga, con salti di qualità in grado di svecchiare perbenismi e smancerie, soprattuto con linguaggi e tematiche «nuovi», si dimostri il contrario. Sia in Destroy che in questa sua soffocante appendice vediamo, piuttosto, un tentativo un po' presuntuoso - e ingenuo - di sbalordire. Sbalordire con scopate forsennate e plurime, variabili erotiche da hard-core, amplessi regalati alla cieca in notti depravate nelle capitali più severe - Zurigo, Berlino, Amburgo - di un Occidente prossimo ad affratellarsi nell'euromoneta. E poi, stordimenti da Luminal potente barbiturico - e annullamenti di prospettive, come se tutto si giocasse sull'eterno Eresente di una sessualità esiita come provocazione più che come esperienza libertaria (ma non esiste più il pericolo Aids nell'eurosesso?). Anche qui, il corpo umano ha orifizi precisi e numerati, e Sesso, rabbia: pre ingenuodì sba droga e esuntuoso tentativo lordire non c'è nulla di nuovo sotto il letto che già non abbiano porno-elencato le Jong, i Philip Roth - con esiti generazionali superlativi - o il nostro un po' accantonato Moravia. Per non parlare dei porci alati della Ravera e dei libertini di Tondelli, lui sì innovatore. E allora? In queste notti senza trama delle sfavillanti diciottenni Demon e Davi, tra locali tiratardi e lereiume da metropoli, cessi pubblici e droga-party, accoppiamenti tuttocompreso e rancori.adolescenti - nei confronti della figura materna, ovvio - ottundimenti da Luminal e fissazioni ricorrenti «leccatemi bastardi non talentuosi leccatemi» - cosa dovremmo eleggere a portavoce di una nuova espressione letteraria? C'è molto caos irrisolto - magari un segnale d'allarme - c'è una sincopata, nevrotica volontà di raccontare urlando e singhiozzando. C'è il vuoto riflesso in se stesso, cosa che - tutto sommato - andiamo rimproverando a molta gioventù allo sbando. Il sesso? Quello lo abbiamo frequentato in tanti, orifizio più orifizio meno. Rimane la sensazione, su tutto, che molti «scrittori» come la Santacroce tentino il salto mortale assoluto, per passare al volo dal bosco incantato dei Puffi alle pagine strepitanti di Celine. Il risultato è questo affastellarsi - ormai generalizzato - di isolotti dolenti, chiassosi e incazzati che vorrebbero dettar legge fin da subito, dimenticando i compiti d'attesa e di filtro della memoria privata e storica. Quest'ultima, poi, sembra occupare spazi assai limitati. E allora rimane un po' di scoramento, una voglia d'attesa, un impulso a incoraggiare nuove svolte - nella Santacroce e in altri precoci «arrivati» perché il passaggio dai cartoni animati all'altare dei valori eccelsi è tutt'altro che istintivo e nel frattempo a noi, questa letteratura dei Puffi, ci lascia un po' così. Sergio Pent Sesso, droga e rabbia: presuntuoso e ingenuo tentativo dì sbalordire LUMINAL Isabella Santacroce Feltrinelli pp. 100 L. 20.000

Luoghi citati: Amburgo, Berlino