BALLA A

BALLA A BALLA A «Dai club ai rave» ur DAI CLUB Al RAVE Sarah Thornton Feltrinelli pp. 237 L. 35.000 A qualche anno a questa parte, su varie riviste britanniche specializzate in musica o costume giovanile - come, ad esempio, MixMag, i-D o The Face compaiono, confusi tra la normale posta dei lettori, messaggi inviati da studenti di sociologia o antropologia alle prese con i loro corsi universitari: sui rave e sui consumatori di musica elettronica si fanno ormai tesi di laurea e, attraverso le pagine di quelle pubblicazioni, c'è chi tenta di mettersi in contatto con autentici clubber e raver - di quelli «hardcore», capaci di ballare estasiati dal venerdì notte alla domenica mattina -, alla caccia di informazioni raccolte «sul campo». Dai club ai rave è il titolo di una di tali ricerche, condotta dall'americana Sarah Thornton in quel di Londra e ora pubblicata in Italia da Feltrinelli nell'interessante collana «Interzone», nata col lodevole intento di esplorare le mutazioni in atto intorno a noi in seguito alla cosiddetta rivoluzione digitale. Proprio la musica digitale - e, più in generale, quella prodotta attraverso l'uso di computer, sintetizzatori, campionatori, ad alto tasso tecnologico - sta cambiando mode e comporta¬ menti sociali delle giovani generazioni inglesi (e, di conseguenza, occidentali, nell'ottica di una tradizione che ha visto la nascita nel Regno Unito di tutta una serie di «sottoculture» poi esportate oltremanica e al di là dell'Atlantico: basti pensare ai fenomeni mod, punk, skinhead); ciò accade ormai da una decina d'anni, e se come accade sempre in un primo momento la trasformazione pareva riguardare una ristretta minoranza per così dire all'«avanguardia», oggi abitudini e linguaggi si stanno modificando in misura assai più ampia, tanto da portare in testa alle classifiche mondiali di vendita gruppi fino all'altro ieri sconosciuti ai più (come i Prodigy, peraltro scesi in qualche modo a compromessi con i cliché formali di un rock già largamente dato per defunto). Prendendo atto delle critiche mosse alla musica di questa fine secolo da Jean Baudrillard - che «liquida la discoteca come la forma contemporanea più bassa di divertimento» - e da Theodor W. Adorno - per il quale, già a proposito del jazz, la musica esprime nella società di massa «un desiderio di obbedire» da parte di chi la ascolta -, la Thornton afferma però di non voler né «celebrare la creatività della cultura legata alla dance music» - rilevando come non ce ne sia del resto bisogno -, né «canonizzare» la dance music o «elevare lo status delle discoteche»: con sano approccio pragmatico, a lei interessa piuttosto indagare gli atteggiamenti e gli ideali «dei giovanissimi adepti la cui vita sociale si svolge tra locali e rave». Seguendola nella sua indagine, infatti, scendiamo in club come il «Wonderworld» o il «Millennium», templi londinesi della techno, imbottiti di acidi e di ecstasy, evitando invece I Prodigy uni rapidamente delle classific per le vendit e altrettanto già considera «compromei con un rock un esempio quanto camt e stili nei coi dei giovani: ! indaga Carne Sarah Thorn in un saggio edito da Fell La temoli mode e co, trasportai (e muoiali DAI CLUB Al RAVE Sarah Thornton Feltrinelli pp. 237 L. 35.000

Persone citate: Fell, Feltrinelli, Jean Baudrillard, Sarah Thorn, Sarah Thornton, Theodor W.

Luoghi citati: Italia, Londra, Regno Unito