A PARIGI CON MODIANO CERCANDO LA RAGAZZA EBREA di Ferdinando Camon

A PARIGI CON MODIANO CERCANDO LA RAGAZZA EBREA A PARIGI CON MODIANO CERCANDO LA RAGAZZA EBREA «Dora Bruder» : sola prova della sua esistenza la fuga dal collegio DORA BRUDER N libro è un incontro, e la maniera migliore per parlare di un libro è raccontare quell'incontro. Ho letto questo Modiano a Parigi, nel quartiere latino. Vado sempre lì, per insicurezza: gli altri quartieri li conosco poco. Avevo l'impressione di un errore nella confezione del libro: quella fotografia sfocata in copertina, un bianco e nero con striature giallastre impresse dal tempo o dall'umidità, in cui pare di vedere quattro persone altissime, che in realtà son quattro ombre. Ma non è un errore, è un'astuzia. Nel racconto di Modiano pare di incontrare subito o fra qualche pagina il personaggio che è nel titolo, ma non lo si trova mai. E' sparito prima che il libro cominci. E' un personaggio-fantasma. Ma questo personaggio-che-non-c'è non lascia un vuoto: riempie ogni riga. Esci dalla lettura del libro e girando per Parigi ti domandi se quella ragazza, ebrea nascosta in un collegio cattolico nel tempo delle persecuzioni, e da lì scappata, non sia passata per la stessa strada dove stai passando tu, non abbia guardato le stesse case, attraversato gli stessi incroci. Un grovìglio di vite Avanzando nel libro, scopri che è passata più volte tra la Gare de Lyon e il Boulevard Saint Germain, e guardi la gente con occhio diverso: come se potesse apparire davanti a te, di colpo. Modiano non ti dà mai l'incontro col personaggio, ti dà qualcosa di più: il «bisogno» dell'incontro. Parte dalla fuga: la ragazza è scappata dal collegio, i genitori disperati mettono un annuncio sul giornale. Modiano legge l'annuncio. Molti anni dopo, cioè oggi, comincia la ricerca a ritroso. Parte da dove abitavano i genitori, visita le scuole del quartiere, dove la ragazza doveva essere iscritta, trova i registri, trova l'atto di nascita, trova notizie sul padre, legionario, invalido al 100%, ebreo, senza lavoro, perciò ladro («come mio padre», dice Modiano con gratitudine), passa per i meandri di un groviglio di vite (madre, padre, figlia) che cercavano di vivere in un tempo in cui per loro vivere era proibito. La non-presenza di Dora Bruder è dovuta anche al fatto che il padre, registrando la famiglia nel casellario degli ebrei del quartiere Clignancourt, non la include: pensava che nessuno l'avrebbe scovata. Modiano gira per Parigi (posti di polizia, stazioni ferroviarie, alberghi, bar, cinema) cercando le più esili tracce del passaggio della ragazza. Nell'aria, nella terra. L'unico atto vitale di lei che incontra con certezza è la fuga. Quella fuga è la prova della sua esistenza, della sua incarnazione. La fuga la porterà al padre, caduto in una retata, col padre in un campo di raccolta, dal campo di raccolta al campo di eliminazione: la non-presenza della ragazza, la sua non-corporeità, gioca un ruolo ambiguo, a tratti intollerabile, perché in quella incorporeità si incontrano il tuo desiderio, che lei sia vera, e la volontà di chi la annulla, la considera nulla: non è come noi, non esiste. «Si dice che se non altro i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati. Impronta: segno incavato o in rilievo. Per il padre e la madre di Dora, e per Dora, dirò: incavato. Ho provato una sensazione di assenza ogni volta che mi sono trovato in un posto in cui avevano vissuto». Nell'annuncio sul giornale Dora era descritta con precisione: «Metri 1,55; volto ovale, occhi castano-grigi, cappotto sportivo grigio, pullover bordeaux, gonna e cappello blu marina, scarpe sportive color marrone». Non è un ritratto, è un identikit. «La fuga - a quanto pare - è una richiesta di aiuto e in certi casi una forma di suicidio. Ciò non toglie che per qualche istante si provi una breve sensazione di eternità». Capita, a Modiano, di rivedere oggi un vecchio film del tem¬ po di guerra, Primo appuntamento: «L'ultima volta che l'ho visto mi ha dato una sensazione strana, che non era giustificata né dalla levità dell'intreccio, né dal tono gioviale dei protagonisti. Mi dicevo che Dora Bruder forse aveva assistito, una domenica, alla proiezione di quel film che parla della fuga di una ragazza della sua età. La ragazza scappa da un collegio come il Sacro Cuore di Maria. Durante la fuga incontra quello che, nelle favole e nei romanzi, si chiama il principe azzurro. Quel film offriva la versione "rosa" ed edulcorata di quanto era successo a Dora nella vita reale. Che fosse stato quello a darle l'idea della fuga?... Ho capito d'un tratto che quel film era impregnato degli sguardi degb spettatori del periodo dell'occupazione... spettatori di ogni sorta, un gran numero dei quali non erano sopravvissuti alla guerra. Erano stati portati verso l'ignoto, dopo aver visto quel film un sabato sera che per loro era stato una tregua... Nell'oscurità di una sala cinematografica si stava stretti gli uni contro gli altri a seguire il flusso delle immagini sullo schermo. E tutti quegli sguardi, per una sorta di processo chimico, avevano modificato la sostanza stessa della pellicola, la luce, la voce degli attori». Il libro di Modiano è il processo chimico che in un fantasma di oggi cala la carne e il sangue di un corpo di allora. Ferdinando Camon Patrick Modiano insegue il suo persoriagg'o-fantasma nel Quartiere latino DORA BRUDER Patrick Modiano traduzione di Francesco Bruno Cuanda pp. 140. L. 20.000 Un grovìglio di vite (madre, padre, figlia) che cercavano di vivere in un tempo in cui per loro vivere era proibito

Persone citate: Dora Bruder, Francesco Bruno, Lyon, Modiano, Patrick Modiano

Luoghi citati: Parigi, Saint Germain