IL FILO TENACE DELL'ALTRA ITALIA

IL FILO TENACE DELL'ALTRA ITALIA IL FILO TENACE DELL'ALTRA ITALIA Y NA piaga del nostro Paese è l'igno- ranza. Sicché capita, di tanto in tanto, che qualcuno lamenti di vi- I vere in un «regime». Gli sarebbe salutare (se mai) scorrere la lettera di Giorgio Agosti a Lucilla Jervis, 29 aprile 1945: «...qualcosa posso ancora fare per Willy: contribuire a creare un'Italia veramente libera e democratica, in cui Gionni e Paoere come in una patria e non, come è toccato a noi per tanti gli anni della nostra gioventù, come in urfearcere». s, ingegnere dell'Olivetti, giellista, venne fucilato il 5 agosto Rochat era sua moglie. Entrambi valdesi. Gionni e Paola, re figli. Giorgio Agosti, magistrato, commissario regionale oni «Giustizia e Libertà», finita la guerra ricoprì a Torino a carica di questore. Sono le figure che improntano Un filo e e memorie a cura di Luciano Boccalatte, con l'introduzioni De Luna. E' il sed 'à dll la possono vivere come in una patrianni, per tutti gli anni della nostra Willy Jervis, ingegnere dell'Olive1944. Lucilla Rochat era sua mogldue dei loro tre figli. Giorgio Agostdelle formazioni «Giustizia e Libertper tre anni la carica di questore. Stenace, lettere e memorie a cura di ne di Giovanni De Luna. E' il secondo titolo, dopo L'età della speranza di Paolo Vittorelli, di una nuova collana: «Dall'azionismo agli azionisti» (seguirà il Piccolo memoriale antifascista di Giuliana Segre Giorgi, chissà se leggeremo o rileggeremo La scuola dell'uomo di Guido Calogero). Ne è direttore lo stesso De Luna, e non a caso: è lo storico del Partito d'Azione (per gli Editori Riuniti), l'interprete - il PdA - di un «filo tenace», inossidabile, l'Italia civile di Bobbio, l'Italia di minoranza raccontata da Spadolini, l'Italia del «mite giacobino» Alessandro Galante Garrone. Una testimonianza ancora feconda, che continua: Carlo Azeglio Ciampi, il custode del Tesoro, l'ar¬ tefice di un cambio di rotta che è, innanzitutto, una svolta etica, è un erede di quella piccola forza di intellettuali che si richiamava a Piero Gobetti e a Carlo Rosselli. Di una cosa il ministro è sempre convinto, «azionista» certezza: «L'incapacità di attuare la rivoluzione democratica intesa come rinnovamento morale, come riformà.dello Stato nelle sue strutture e ancora più nel suo modo di essere, è la palla di piombo che ha condizionato e frenato il progresso civile del nostro Paese e che tuttora lo condiziona e lo frena». Parole del 1996, riecheggianti l'analisi affidata da Giorgio Agosti nel 1962 a Lucilla Jervis: «La politica del centro-sinistra mi ricorda tremendamente quella del fronte popolare francese di buona memoria, dei tempi di Leon Blum: anche allora, molto entusiasmo, molta carne al fuoco, molte agitazioni, ma nessuna seria azione per toghere l'apparato dello Stato dalle mani della burocrazia reazionaria. Per il mio gusto piemontese, le riforme sono quelle che si fanno in silenzio, con l'aria di non toccar nulla. (...) Non vorrei che succedesse anche questa volta come con le famose "riforme di struttura" tanto care al PdA: che cioè a noi sono rimaste le riforme e la struttura se l'è tenuta la DC...». Giovanni De Luna, attraverso le lettere di Giorgio Agosti, Willy Jervis e Lucilla Jervis Rochat, rischiara ulteriormente la stagione azionista, dissipa luoghi comuni e caricature, fa affiorare (ri-affiorare) cardini, bussole, analisi d'intatto valore. Come l'idiosincrasia verso la «politica di pacificazione» (siamo nel '47, ma sono riflessioni che s'intonano a pagine successive della vicenda nazionale, fino a Tangentopoli): il tentativo, cioè, di «ridurre a pura fazione politica quella che è stata soprattutto una rivoluzione morale». Come il misero trucco escogitato per emarginare le coscienze critiche del Paese (azioniste e no): l'etichetta di «antiitalianità». (L'amarezza di Giorgio Agosti - osserva De Luna - «non si traduce mai in una visione disfattista e rancorosa della società italiana»; «più che contrapporsi "agli italiani" egli lascia trasparire l'insistita ricerca di "un'altra Italia"»). Il sacrificio di Willy Jervis è «letto» con occhio asciutto, lucido, storico e quindi antiretorico: sì, «scardinato dalla dimensione intima e privata, diventa una risorsa collettiva per la costruzione dell'Italia civile». Bruno Quaranta e*. Giorgio Agosti: magistrato, commissario regionale delle formazioni «Giustizia e Libertà», per tre anni questore di Torino dopo la guerra E', con Willy e Lucilla Jervis, protagonista del carteggio «Un filo tenace» UN FILO TENACE La Nuova Italia pp. 226 L. 28.000