IL DONO DI COGLIERE L'ATTIMO FUGGENTE

IL DONO DI COGLIERE L'ATTIMO FUGGENTE Quasi «rien» IL DONO DI COGLIERE L'ATTIMO FUGGENTE SCIRE di casa quando le serrande sono ancora giù e il marciapiede rimanda ancora il suono dei passi. Non importa se non è per com¬ perare croissant e baguette, anche il caffè dell'angolo va bene; non importa neppure troppo se invece del villaggio attorno c'è la città. Conta sapersi offrire quei primi minuti leggeri e lucidi, infanzie senza età, inezie di stupore. «Sappiamo che il cammino del ritorno non sarà lo stesso», scrive Philippe Delerm. E' così. Ma poi che minuscola, incommensurabile gioia quando «comincia il giorno, e ci siamo già, presi il meglio». Dove il meglio coincide per l'appunto con il «moins que rien» divenuto, oltralpe, «quasi» nuova categoria dello scrivere cui appartiene, anzi ne è una sorta di manifesto, La prima sorsata di birra e altripiccoli piaceri della vita, non costruito hit francese della stagione passata (500 mila copie) ora tradotto per Frassinelli da Leonella Prato Caruso (pp. 122, L. 18.000). E dove il «quasi», insieme al «non ancora» è uno dei «rien» attorno al quale lo scrittore quarantottenne, oriundo del Sud-Est della Francia, insegnante in Normandia nonché autore prolifico (in Italia uscirà con la stessa sigla il suo nuovo «nulla» Il avaitplut tout le dimancke) ma sino a ieri perennemente rifiutato dagli editori, costruisce, come un supplì non sempre egualmente saporoso, il suo centone. Ricavandone anche l'onore della indignata stroncatura di uno scrittore dal Cuore dipietra come Vassalli. Il fatto è che Philippe Delerm non ci chiama a riflettere. I suoi 34 superfrancocentrici capitoletti, non sono racconti, né improvvisi, nulla di lirico (quasi), ma un ordito di istanti, più che di «cose» come piaceva a Ponge, anche se le «cose» ne sono il collante (il coltellino nella tasca dei pantaloni di velluto a coste, il pacchetto di paste della do menica mattina «portato come un pendolo»...). E se accanto alle cose, ci sono i gesti («è facile» aiutare a sgranare piselli; andar per more «l'ultima flànerie che sa già di settembre», la deliziosa tortura di leggere sulla spiaggia) qualche profumo (le mele in cantina, il vecchio treno), anche un beve movimento dei sensi (l'autostrada di notte, telefonare da una cabina). Ma tutto per ricondurre al tempo che non è ii tempo perduto, né il tempo ritrovato (perdono per l'allusione). E' il tempo presente (così transalpino), cioè quel «rien» che si colma di «non ancora» o di «quasi», talvolta meteorologico («Si potrebbe quasi mangiare fuori...»), talvolta panico («anche la luce sembra dormire sui pomodori»), piccolo miracolo che dipende da noi ripetere ogni giorno. Grazie, esile Delerm. Ma non si offenda se al posto del suo tiepido croissant preferiremo mettere l'aglio, il basilico e il pomodoro schiacciati in fondo a una scodella guardando la luce sul mare. Mirella Appiottl

Persone citate: Delerm, Frassinelli, Leonella Prato Caruso, Mirella Appiottl, Philippe Delerm, Ponge, Vassalli

Luoghi citati: Francia, Italia, Normandia