Cure pagate per 17 mila morti

Cure pagate per 17 mila morti Lo Stato ha sborsato quasi 6 miliardi come quote di assistenza a persone decedute Cure pagate per 17 mila morti Scandalo in Calabria, inchiesta del ministero CATANZARO. Quasi 6500 in provincia di Cosenza, 5000, uno più uno meno, in provincia di Reggio Calabria, poco più di 1600 nel Crotonese. Con quelli delle province di Catanzaro e Vino Valentia fanno in totale 17.318. Che in denaro pubblico equivalgono a poco meno di 5 miliardi e 790 milioni di lire. Tanto ha speso lo Stato, dal 1990 al '97, per assicurare l'assistenza sanitaria in Calabria a chi in realtà era già morto. I medici di base di gran parte dei Comuni calabresi hanno cioè continuato a percepire le quote di assistenza mensile anche per quei loro assistiti che nel frattempo erano passati a miglior vita. Il ministro della Sanità, Rosy Binai, ha già chiesto una relazione dettagliata all'assessore per la Sanità della Regione Calabria. Oltre alla richiesta, Bindi ha disposto una indagine, «per acquisire direttamente elementi di valutazione sull'accaduto». L'inghippo l'ha scoperto la Guardia di Finanza del Nucleo regionale di polizia tributaria, che nei mesi scorsi aveva ricevuto una delega dalla procura regionale della Corte dei conti per accertare l'efficacia della gestione dell'archivio della popolazione assistita. L'indagine è partita dagli accertamenti fatti sugli assistiti dell'Azienda sanitaria locale di Vibo Valentia (su sollecitazione della stessa azienda, a sentire il suo direttore generale, Michelangelo Lupoi) ed è stata poi estesa a tutte le altre dieci Asl della regione. Se per dolo, per malintesi o per semplice incomunicabihtà tra enti diversi non è ancora chiaro; fatto sta che 5 miliardi, 788 milioni e 670 mila lire sono stati sprecati. L'ipotesi del dolo, per la verità, appare poco credibile, visto che le somme sarebbero state indebitamente erogate a centinaia e centinaia di medici di base. E del resto sarà il procuratore regionale della Corte dei conti, Nicola Leone, a decidere, qualora ne ravvisasse i presupposti, di trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria ordinaria, perché se ne occupi anche in sede penale. Alla base dell'inghippo la mancata cancellazione dall'archivio regionale della popolazione assistita dei cittadini deceduti. A chi tocca l'aggiornamento dell'archivio? A sentire l'assessore alla Sanità della Regione Calabria, Pietro Aiello, che ha già disposto un'inchiesta interna su quanto accaduto, le aziende sanitarie sono tenute ad aggiornare gli elenchi degli assistiti utilizzando le informazioni anagrafiche dei Comuni, comprese quindi quelle sui decessi. L'elenco degli assistiti che riguarda le scelte e le revoche del medico di base, poi, sempre secondo Aiello, viene aggiornato ogni sei mesi, per facilitare il compito alle aziende sanitarie, attraverso la struttura infor- matica della Regione. Aggiornamento basato sempre sulle variazioni comunicate dalle stesse Asl. D'altra parte, l'assessore regionale alla Sanità, nel novembre scorso, aveva diffuso una circolare, dopo una sollecitazione da parte della federazione dei medici generici, per ricordare ai direttori generali delle Asl che la revoca della scelta del medico per morte dell'assistito va fatta d'ufficio e deve essere comunicata entro un anno dalla morte. Ma a fine '97 la paradossale, quanto inutilmente onerosa situa¬ zione, stando agli accertamenti delle Fiamme Gialle, s'era praticamente consumata. Le vere vittime dell'intoppo sono alla fine solo i medici di famiglia, perché le Asl non hanno aggiornato gli elenchi, dice Mario Falconi, segretario nazionale della Fimmg, il sindacato autonomo dei medici di famiglia. «Ora i medici, giustamente, saranno costretti a restituire le quote che hanno ricevuto in questi anni per l'assistenza ai morti - sottolinea Falconi - ma non potranno recuperare nulla perché in questo modo, tenendo nelle proprie liste pazienti morti, non hanno potuto accettare altri pazienti». Eppure, basterebbe inserire tutti i dati in un sistema informatico a rete che renda confrontabili le informazioni delle diverse amministrazioni dello Stato, conclude il segretario della Fimmg. Rocco Valenti Il caso più eclatante è quello milanese del Centro di medicina nucleare di Giuseppe Poggi Longostrevi,! indagato per avere incassato denaro per prestazioni mai svolte, ma delle quali il Centro chiedeva il rimborso. Ogni anno la Usi 41 versava al Cmn rimborsi per circa 8 miliardi Nel 1997 in Sardegna è stata scoperta una truffa ai danni dell'erario di oltre 11 miliardi per aver pagato medici e pediatri per l'assistenza di 50 mila persone risultate trasferite o decedute Sempre nel 1997. in provincia di Frosinone, è stata scoperta una truffa di medicinali prescritti a pazienti morti. L'indagine ha riguardato una ventina di persone 1111 A Roma una truffa a scapito di assicurazioni ha interessato una settantina di medici che attraverso . l'utilizzazione di certificati falsi attestavano malattie e infortuni gonfiati In provincia di Rieti, un centinaio di anziani di età compresa fra 60 e 80 anni sono stati denunciati per aver ceduto a parenti e amici i bollini per l'esenzione dal ticket per l'acquisto dei medicinali di costo elevato A Castellammare di Stabia (Napoli) due pediatri diagnosticavano a bambini false malattie per ottenere dalla Regione rimborsi miliardari per i farmaci che risultavano acquistati