«Prometto, ai cinesi parlerò di Tienanmen» di Andrea Di Robilant

«Prometto, ai cinesi parlerò di Tienanmen» Clinton in partenza per Pechino cerca di placare le polemiche su un viaggio ad alto rischio «Prometto, ai cinesi parlerò di Tienanmen» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Nei miei incontri con i leader cinesi premerò sui diritti umani con un solo obiettivo: fare la differenza. E parlare direttamente e onestamente con i cinesi è il modo migliore per raggiungerlo». Parola di Bill Clinton, che in un articolo pubblicato nell'ultimo numero di Newsweek, cerca di blandire i suoi critici alla vigilia deila sua partenza per la Cina (domani partirà per Xian ma sarà ricevuto ufficialmente il 27 giugno a Pechino). Un gesto necessario. Nei giorni scorsi l'annuncio che il Presidente sarà ufficialmente ricevuto nella piazza Tienanmen, teatro dei massacri del giugno del 1989, ha provocato una rivolta della destra repubblicana e della sinistra democratica. Henry Kissinger, che aprì la strada alla storica visita di Richard Nixon in Cina nel 1972, dice che «è difficile ricordare un'occasione in cui un presidente è partito per un importante viaggio all'estero circondato da così tanta controversia». Ma la questione dei diritti umani, anche se sarà sollevata dal Presidente, non occupa più da tempo un ruolo centrale nella politica di questa amministrazione verso Pechino. «Andiamo in Cina perché è molto importante per noi riuscire a stabilire un solido rapporto con quel Paese», ha spiegato il segretario di Stato Madeleine Albright con un tono di voce un filo spazientito. «A piazza Tienanmen ci sarà una cerimonia ufficiale, e il Presidente si compor- terà nella maniera adeguata alla circostanza». E il consigliere di Clinton per la sicurezza nazionale, Sandy Berger, ha detto in un'intervista tv: «Credo che il presidente Clinton parlerà degli avvenimenti del giugno 1989». Bill Clinton arrivò alla Casa Bianca promettendo «un'America che non coccolerà mai i tiranni di Pechino». E i rapporti con la Cina deteriorarono fino alla crisi del 1996, quando il Presidente mandò la flotta americana a difendere Taiwan. Quella crisi, dicono adesso negli ambienti presidenziali, fu un forte campanello d'allarme, anche perché si arrivò davvero ad un pelo da un confronto militare tra due potenze nucleari. L'amministrazione si convinse che quella del confronto era una strategia perdente. Che la Cina era un Paese troppo grande e importante per cercare di isolarlo. E sotto la guida dell'allora consigliere per la sicurezza nazionale Anthony Lake, cominciò un'inversione di rotta. Da allora l'amministrazione ha lavorato a pieno ritmo per sviluppare una vera e propria «partnership strategica» con la Cina. Oggi Washington vede Pechino come un partner indispensabile per assicurare la stabilità del pianeta nel prossimo secolo. E l'evoluzione drammatica della crisi asiatica in questi ultimi mesi ha ulteriormente rinforzato la convinzione dell'amministrazione circa la giustezza del- la strada imboccata. «Il futuro degli Stati Uniti non sarà sicuro finché quello dell'Asia rimarrà incerto», ha scritto Clinton nel suo articolo su Newsweek. «E lavorare assieme alla Cina riflette il nostro interesse in un'Asia stabile». La collaborazione di Pechino nella lotta contro la proliferazione nucleare, nel negoziato di pace coreano, nel trovare una soluzione al problema Taiwan - sono solo alcuni de¬ gli aspetti positivi della nuova partnership elencati da Clinton. Ma è soprattutto il comportamento «responsabile» della Cina nell'affrontare la crisi finanziaria in Asia- - la decisione di non svalutare lo yuan nonostante le pressioni fortissime che ha fatto guadagnare molti punti ai cinesi qui a Washington. Clinton parte dunque per una missione che se non è «storica» (come lo fu quella di Nixon 25 anni fa) è comunque di grande importanza per gli assetti geo-strategici dei prossimi decenni. E l'imponenza del suo seguito ne è, a suo modo, una testimonianza: mille persone, quattro aerei passeggeri, diversi aerei da trasporto mOitare C141, dieci limousine e uno stuolo di assistenti, segretarie, stenografi, avvocati, speech-writers. Andrea di Robilant Ma la Albright precisa: il Presidente visita un Paese fondamentale per noi Una ragazza osserva un manifesto con Clinton e Jiang Zemin esposto in una via di Pechino