Doppia fuga da un cunicolo dell'aula-bunker di Fulvio Milone

Doppia fuga da un cunicolo dell'aula-bunker Salerno: protetti dai detenuti si sono calati in un piccolo buco fatto fra il pavimento e le pareti della gabbia Doppia fuga da un cunicolo dell'aula-bunker La beffa di 2 camorristi SALERNO DAL NOSTRO INVIATO Più che di bunker sarebbe il caso di parlare di aula-groviera: un colabrodo da cui anche un bambino, a sentire i testimoni, avrebbe potuto scappare senza troppi problemi. Figurarsi due boss del calibro di Giuseppe Autorino e Ferdinando Cesarano, pezzi da 90 della camorra che un tempo faceva capo a Carmine Alfieri. Sono evasi attraverso un tunnel scavato dai complici, durante un'udienza di un maxi-processo con 70 imputati. Se ne sono andati sotto gli occhi di decine di testimoni: il presidente della corte, il pm, avvocati, guardie carcerarie, carabineri, poliziotti, parenti, amici e quanti altri popolano le aule di giustizia. Ora che sono al sicuro, se la staranno ridendo al pensiero del caos che hanno saputo scatenare in una manciata di minuti, 15 per l'esattezza. L'aula è una vecchia palestra in cui sono stati montati i gabbioni per gli imputati detenuti e un impianto di aria condizionata. Si trova in un edificio circondato dalla campagna, non distante dal comando dei vigili urbani e da un ospedale, in località Fuorni. Da qui si sente il rombo delle auto che sfrecciano sulla tangenziale di Salerno: un canto di libertà per Autorino e Cesarano, che l'evasione la meditavano da tempo. E ieri ci sono riusciti. Il piano è scattato alle 17,15, pochi minuti dopo l'inizio dell'udienza del processo «California», una settantina di imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsioni ai cantieri edili aperti nella piana del Sele. Sul banco degli accusati c'è anche l'ex ministro socialista Carmelo Conte, che deve rispondere di concorso estemo in associazione a delin- quere. Alle cinque e un quarto della sera avvocati e pm si apprestavano ad interrogare il primo testimone, un capocantiere, quando nell'aula è scoppiato il pandemonio. Ad accorgersi della grande fuga è stata una guardia carceraria, che ha cominciato a urlare a squarciagola, mentre un poliziotto ha sparato in aria due colpi di pistola. Un'evasione da manuale, quella di Giuseppe Autorino e Ferdinando Cesarano. Si sono calati in un piccolo tunnel lungo quattro metri, scavato dall'esterno dai complici durante la notte. Il foro nella gabbia era coperto da una panca e dagli altri detenuti, che hanno fatto da barriera fra le guardie carcerarie e i boss. Una volta fuori dall'aula, i due hanno corso per una quarantina di metri fra i cespugli prima di raggiungere la tangenziale. Un poliziotto li ha inseguiti e ha sparato in aria nella speranza di bloccarli, ma è stato tutto mutile. Raggiunta la superstrada, Autorino e Cesarano sono saliti su una vecchia Fiat e hanno percorso una decina di chilometri. A Pontecagnano, un paesone vicino a Salerno, hanno abbandonato l'auto e si sono allontanati in moto. Nel tunnel i carabinieri hanno trovato alcune pistole e una manciata di bombe a mano. I boss non avrebbero esistato a compiere una strage, erano pronti a usare le armi e l'esplosivo in caso di necessità. Ma non ne hamno avuto bisogno. Per loro la fuga è stata fin troppo facile. «Altro che aula bunker, sarebbe meglio definirla un'aula di carta velina - commenta l'avvocato Enrico Giovine, difensore dell'ex ministro Conte -. E' solo una vecchia palestra in disarmo, qui non c'è sorveglianza notturna e non c'è assolutamente nulla di blindato: chiunque po- trebbe scappare. Insomma, si è trattato di un'evasione annunciata». L'avvocato Giovine assicura che le guardie carcerarie non erano schierate davanti alle gabbie: «In aula c'erano pochi detenuti, solo la terza gabbia alla sinistra del presidente, guarda caso proprio quella in cui erano rinchiusi Autorino e Cesarano, era piena. Quando è tornata la calma ho dato un'occhiata e ho visto un buco: l'imboccatura del tunnel in cui si sono infilati gli evasi». Un altro penalista, Orazio Tedesco, non si è accorto subito di quello che stava accadendo: «All'improvviso nell'aula è successo il finimondo. Una collega ha cominciato a urlare, terrorizzata dal rumore degli spari. Gridavano tutti, le guardie, i carabinieri, i poliziotti della scorta ai giudici». La procura della Repubblica di Salerno dovrà scoprire le eventuali complicità in un'evasione che più semplice e plateale non potrebbe essere stata. Resta da capire anche perchè' Ferdinando Cesarano e Giuseppe Autorino, detenuti nel carcere napoletano di Secondigliano, non fossero sottoposti ad una stretta sorveglianza. Eppure hanno un «curriculum» di tutto'rispetto. Ricercati per anni in mezzo mondo, accusati di avere riciclato nell'America Latina i miliardi della camorra, erano considerati i più fedeli collaboratori del padrino Carmine Alfieri, che dopo l'arresto ha scelto la strada del pentimento. Cesarano fu arrestato cinque anni fa dai carabinieri, Autorino fu rintracciato a Caracas dalla Dia. Accusati di un numero impressionante di omicidi, figurano tra gli imputati in un processo che vede sul banco degli accusati anche l'ex ministro dell'Interno Gava. Fulvio Milone Gli agenti hanno cercato di fermarli sparando alcuni colpi di pistola verso i due ergastolani infili L'aula bunker di Salerno dove è avvenuta l'evasione dei due boss della camorra. A fianco i ministri Plick e Napolitano