«Sulle Br il Colle ha ragione» di Renato Rizzo

«Sulle Br il Colle ha ragione» «Sulle Br il Colle ha ragione» Scoppola: c'erano zone d'ombra nel ministero gestito da Cossiga «Scalfaro ha ragione quando afferma: "Guardando i volti dei brigatisti ed ascoltati i loro discorsi prevale la sensazione che furono solo colonnelli, non certo gli strateghi dell'Antistato. Alle loro spalle, contro le istituzioni democratiche, lavorava un altro livello"». Lo storico Pietro Scoppola entra nell'incandescente momento politico e si schiera a fianco del Quirinale riprendendo e rinforzando le valutazioni espresse durante la commemorazione di Aldo Moro che a molti erano parse la traduzione «in chiaro» dei dubbi del Presidente: «Il processo alle Br ha offerto un quadro non credibile» della ricostruzione dell'evento. Radice del sequestro e dell'uccisione è, secondo lo studioso cattolico, «una verità complessa e contraddittoria in cui s'intrecciano servizi segreti deviati, P2, pezzi di intelligence di altri Paesi. Quando gli Usa apriranno i loro archivi lo vedremo». Lei parla come se già avesse letto quelle carte e ne avesse tratto elementi certi. ((Assolutamente no. Io auspico che avvenga presto questa declassificazione, come del restò è già accaduto a proposito dei documenti che riflettono l'atteggiamento Usa nei confronti di altri fenomeni italiani come il centro-sinistra. Le mie valutazioni si reggono su una considerazione sostenuta, del resto, anche dal fratello di Moro: quando guardo gli atti del processo sono costretto a dirmi: "No, signori, non ci siamo. Dietro ci dev'essere per forza qualcos'altro"». Torniamo all'attualità: secondo lei perché il presidente Scalfaro solo adesso avanza queste perplessità? ((A mio giudizio anche l'atteggiamento del Presidente è dettato dall'analisi del cammino giudiziario: dopo venti anni e cinque processi la ricostruzione non convince neppure lui. Ma vogliamo davvero vedere questi brigatisti rossi per quello che sono in realtà? Voghamo pesare il loro effettivo ruolo e le loro effettive capacità an- II prof. Pietro Sc«Il leadera devoma potrebstato ing oppola er Udr o a Moro bbe essere gannato» dando oltre certe enfatizzazioni compiute anche dai mass-media?». Lei accenna ad uno Scalfaro mosso da intenti non politici: significa che Cossiga sbaglia neh"interpretare i dubbi del Presidente come un attacco personale? «Per me questa è un'interpretazione impropria ed ingiusta. Tutti sanno che Cossiga, allora ministro dell'Interno, era devotissimo a Moro. Ed è assolutamente da escludere che possa essere stato, neppure in minima parte, corresponsabile della sua fine. Almeno scientemente». Che cosa intende dire con «scientemente»? «Si sa che dentro quel ministero esistevano zone d'ombra, piduisti e, diciamo così, volontà che spingevano in varie direzioni. Cossiga potrebbe essere stato ingannato, tenuto all'oscuro. Chi può negarlo? Bisognerebbe essere ben ingenui per pensare che un uomo politico non corra tali rischi». E' uno scenario che si sovrappone a quello che lei ha immaginato recentemente, sempre a proposito dell'affareMoro, parlando di «realtà complessa e contraddittoria, con pezzi di Stato legati a pezzi di servizi segreti»... «Certo, sarebbe infantile credere, come qualcuno fa, che uno Stato al suo massimo livello abbia potuto programmare, da solo o in collegamento con un'altra superpotenza, il rapimento e la morte di Aldo Moro». Vuol dire che la teoria del doppio stato è un non senso storico? «L'ipotesi di un disegno organico guidato magari da un Grande Vecchio può, forse, affascinare i giornali, ma la escludo. Si tratta di tentazioni di semplificare tutto in chiave ideologica. A volte immaginare la storia italiana come un qualcosa di perennemente legato ai poteri occulti rischia di diventare un alibi». Renato Rizzo «Il leader Udr era devoto a Moro ma potrebbe essere stato ingannato» II prof. Pietro Scoppola

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