« Non mi fermerò alla Rizzoli-Rcs»

« Non mi fermerò alla Rizzoli-Rcs» « Non mi fermerò alla Rizzoli-Rcs» Cesare, l'Imprenditore: guardo anche a piccole imprese TORINO. Le sue ultime parole ufficiali da presidente della Fiat sono state «non c'è nessun problema». Parlava dei rapporti con la stampa quando le ha pronunciate, ma la frase di Cesare Romiti fotografa anche lo stato di salute in cui lascia il gruppo torinese a Paolo Fresco, il nuovo numero uno, il quinto in un secolo di storia. E' il momento dei saluti, dei ricordi e dei bilanci rosei che rendono in qualche misura il distacco più difficile. «Chiudo oggi una vicenda umana e professionale durata 24 anni che ha lasciato in me un segno indelebile - confessa Romiti agli azionisti -, la chiudo con l'orgoglio dei grandi progressi che l'azienda ha compiuto mentre rivestivo in essa incarichi di grande responsabilità». La sua voce è segnata dalla commozione. Spiega: «Per me non è stata proprio un'assemblea come le altre». Non poteva esserlo, anche se l'evento era preparato da tempo, e nelle dichiarazioni era stato già consumato cento volte. L'atmosfera, i discorsi, i ringraziamenti degli azionisti al presidente, e quelli del presidente a tutti gli uomini dell'azienda del Lingotto, hanno liberato le emozioni. «Anche quando sarò fuori, rimarrò il grande fidanzato della Fiat» ha assicurato Romiti nell'ultima conferenza stampa, dopo l'ultima assemblea e prima dell'ultimo consiglio di amministrazione, per ribadire il suo attaccamento alla casa. «Se fosse il caso, farei anche sentire la mia viva voce», ha aggiunto. L'ipotesi, però, sembra lontana, e la cosa emerge quando risponde alla domanda se «comprerebbe azioni Fiat». Risposta: «Se la Fiat andrà bene, lo farò. E siccome la Fiat andrà bene, comprerò azioni Fiat». Ora che il timone passa a Fresco, Romiti parla del passato e del futuro, torna con la memoria ai roventi giorni che condussero alla marcia dei Quarantamila, e delinea il suo avvenire di imprenditore alla guida della Rizzoli-Rcs, cosa che - precisa - «la dice lunga su qual è il mio carattere: se non ci fosse da battagliare, soffrirei troppo». Nel 1980 a Torino si combatté duramente per raddrizzare una situazione che sembrava disperata. Allora, ammette Romiti, ci fu un momento in cui pensò che non ce l'avrebbe fatta: «Durante i 35 giorni dell'occupazione di Mirafiori, ogni mattina ero consapevole di trovarmi su un crinale pericolosissimo, e non sapevo se sarei caduto dalla parte giusta o da quella sbagliata. Ebbi paura di non riuscire, ma sono sempre stato convinto della necessità di quella battaglia dolorosa. Se avessimo perso, sarebbe stata una sconfitta per la Fiat e per il Paese». Quei giorni di diciannove anni fa sono la motivazione delle «decorazioni» che il presidente d'onore della Fiat, Giovanni Agnelli, ha attribuito al suo successore. Di nuovo, un ricordo indelebile, come gli altri valori - «la qualità totale e la centralità dell'uomo nell'azienda» - che Romiti ha cercato di innestare suU'ordine, la disciplina e il senso della gerarchia profondo che trovò in azienda al suo ingresso nel 1974. Adesso, a Milano, lo attende una sfida certo meno drammatica ma comunque impegnativa, quella della rivoluzione di un grande gruppo editoriale: «Le attività devono cambiare, devono estrinsecarsi su tanti mezzi di informazione e non su uno solo». A proposito, Romiti torna sulle affermazioni sui giornalisti che hanno suscitato polemiche. «Non ho mai usato la parola "fannulloni" nei confronti di chi lavora nei giornali. Ho detto che c'è chi lavora tanto, chi poco e chi niente. Mi sembra una situazione da correggere, lo dico per difendere chi lavora tanto». Nessuno scontro, dunque, il messaggio è di segno contrario: «Sarò il più accanito difensore dell'autonomia dei direttori e dei giornalisti contro tutti i poteri forti», soprattutto tenendo conto che nel mondo dell'editoria il pericolo viene soprattutto dal mondo politico nei confronti del quale «bisogna fare più barriera». Progetti e piani nel cassetto di un uomo che ammette di «avere voglia di cimentarsi in altro», e di aver deciso di fare l'imprenditore perché «è un sogno che avevo 25 anni fa di cui mi era rimasta un po' di nostalgia». Sarà un'impresa a tutto campo, andrà oltre la Rcs. «Non punto alla Compart, come qualcuno ha detto - garantisce Romiti - ma penso ad aziende piccole o medie: una mi pare già di intravederla da lontano». Quale non lo dice, preferisce tornare a parlare della carta stampata che, ammette, «ha dipinto di me un ritratto che è lo specchio del mio comportamento: se devo dire una cosa, la dico senza troppi giri di parole, anche in modo brutale». Per questo, alla fine, ringrazia i giornalisti («anche per le critiche»), saluta e aggiunge un «non c'è nessun problema» che apre una nuova Storia. Marco Zatterin LA FIAT DI ROMITI (dati in miliardi di lire) "f FATTURATO k 1980 1997 15.875 1980 LA STAMPA Quotidianofondalo nel 1867 DIRETTORE RESPONSABILE Carlo Rossella CONDIRETTORE Luigi La Spina VICEDIRETTORI Vittorio Sabadin, Paolo Passarini, Dario Cristo-Dina REDATTORE CAPO ROMA REDATTORI CAPO CENTRAI J REDATTORE CAPO MILANO Ugo Magri Franco Tropea, Roberto Bollato Chiara Beria di Argentine ART DIRECTOR Cynthia Sgarallino EDITRICE LA STAMPA SPA PRESIDENTE Giovanni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio Caissotti di Chiusano, Umberto Cuttica i AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE Paolo Paloschi AMMINISTRATORI Luca Corderò di Montezemolo, Giovanni Giovannini Francesco Paolo Mattioli. Alberto Nicolello ; STABILIMENTO TIPOGRAFICO La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino, tel. 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