«Fresco, la miglior scelta possibile»

«Fresco, la miglior scelta possibile» Il presidente d'onore racconta all'assemblea la «sua Fiat» dal '43 a oggi «Fresco, la miglior scelta possibile» Agnelli: Romiti nell'80 salvò il gruppo TORINO. Alle undici del mattino, esaurita la relazione del presidente Romiti, l'avvocato Agnelli rivendica il suo «diritto». «E' mio diritto - attacca dal palco, dopo aver lasciato la poltrona in prima fila, di fronte agli amministratori - ringraziare Romiti per quanto ha fatto in Fiat. Ed è mio diritto intervenire perché parlo contemporaneamente dalle due parti di questo tavolo: come azionista, ruolo che ricopro da quando sono nato, e come manager, ruolo cui fui comandato da mio nonno, il fondatore della Fiat nel 1943, a 22 anni, cioè alla stessa età che ha oggi mio nipote John Elkann». Ed è in questa duplice, solenne veste («mi ritengo al proposito la persona più qualificata») che Agnelli ha ringraziato il presidente uscente, Cesare Romiti, e investito il nuovo, Paolo Fresco, «la miglior scelta possibile e la miglior scelta sperabile da parte mia», promosso alla guida della Fiat del Duemila assieme all'amministratore delegato Paolo Cantarella che l'Avvocato dipinge così: «E' un uomo che piace ed è popolare all'interno dell'azienda, più di quanto lui creda...». In un quarto d'ora, davanti àf soci, Agnelli racconta la storia della «sua» Fiat attraverso la storia dei «suoi» uomini, Itorhiti in testa. «La prima volta che entrò nella vita del nostro gruppo - attacca Agnelli - fu per una trattativa condotta dall'amministratore dell'Ili, dottor Furlotti, che me l'indicò come l'uomo ideale per la sua successione all'Ifi. Io presi informazioni, ma il risultato fu che Romiti non sarebbe mai venuto a Torino...». «Tra il '74 e il '75, in momenti particolarmente difficili, la Fiat aveva bisogno di un direttore finanziario... Insieme a mio fratello pregammo Romiti di venire ad assumere l'incarico». Correvano anni difficili per il Paese: crisi petrolifera, contestazione nelle fabbriche, crisi delle vendite. «Fu proprio allora che Romiti mi sembrò l'uomo adatto. Prese in mano la situazione e risolse la maggior parte dei problemi, procedendo anche a molte dismissioni. Aprimmo certi tipi di crediti bancari a lungo termine e stringemmo un'alleanza con la Lybian Bank, un tipo di accordo né facile né popolare a quei tempi, ma che diede ottimi risultati». Poi, la prova più impegnativa, culminata nella marcia dei 40 mila, al termine dei cinque anni, dal '75 all'80, che Agnelli definisce «i più importanti dei 25 passati da Romiti in Fiat, quelli a cui faccio riferimento quando penso a lui e quando lo ringrazio». «Il 1980 di Torino fu importante per la Fiat, per tutto il sistema industriale italiano e per la ripresa dell'economia. Il decennio rappresentò il ritorno al lavoro, all'ordine e alla ricostruzione industriale. Da allora, diciamo dall'89, ricominciammo a vedere la luce in fondo al tunnel. Proprio nel 1989 la Fiat conseguì utili eccezionali: mi pare che fossimo la cinquantesima azienda al mondo in termini di fatturato e la quinta o sesta in termini di utili». E qui l'Avvocato si concede una confessione: «Imparai - spiega - anche che se è certamente gradevole avere grandi utili, ciò è quanto di più diseducativo esiste per un'azienda, in quanto si affievolisce probabilmente l'attenzione alla qualità, alle economie, alla produzione di nuovi modelli. In sostanza, è bello guadagnare, ma non bisogna abbandonarvisi e fare cattivo uso dei buoni risultati raggiunti...». Il resto è storia d'oggi: il limite d'età di Romiti, a norma di statuto Fiat, la ricerca, non facile, del successore. «Nel nostro caso - continua l'Avvocato - tale compito non dico che spetti al presidente onorario, ma certa¬ mente al presidente deU'Ifi. Ebbene, il presidente deU'Ifi, consultandosi con gli altri azionisti del patto di sindacato, si è trovato nella fortunata occasione in cui coincidevano la ghigliottina del limite di età di Romiti e contemporaneamente la consuetudine americana che a sessantacinque anni di età si lascia l'attività esecutiva. Dunque, l'avvocato Fresco, che era stato il vicepresidente vicario di Welch alla General Electric, nel senso che lo sostituiva nel ruolo esecutivo quando quest'ultimo non poteva svolgere il suo compito, ha dovuto lasciare l'incarico per le ragioni che ho detto e ha potuto così assumere una responsabilità in Fiat». Anche jjpsì, rilevando ragioni e modalità della staffetta, si può dare il senso della continuità ai vertici della Fiat, impersonata più che mai dalla «duplice veste» dell'Avvocato, azionista e manager, «per circa vent'anni accanto al professor Valletta in consiglio, fino a quando, nel 1966, mi affidò la presidenza, carica - ha detto l'Avvocato Agnelli- che ho avuto il privilegio di passare al dpttor Romiti, trent'anni dopo». E la storia continua. [u. b.] «Imparai anche una grande lezione è bello avere utili, ma ciò rischia di essere diseducativo per una azienda» Sopra Paolo Cantarella, Cesare Romiti e Paolo Fresco e (a fiapco). l'avvocato .Giovanni Agnelli «Gli devo molto La prima volta mi dissero non verrà mai a Torino Poi accettò e risolse problemi strategici» e a a» co lli

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