Infortuni a catena, il prezzo del miracolo targato Nord-Est

Infortuni a catena, il prezzo del miracolo targato Nord-Est Il Friuli è la seconda regione d'Italia per numero di vittime: dall'inizio dell'anno sono già una decina Infortuni a catena, il prezzo del miracolo targato Nord-Est UDINE DAL NOSTRO INVIATO Luca l'hanno trovato per terra, con la testa rotta, un rivolo sottile di sangue ghiacciato sulla fronte. E ghiacciato era pure lui, dopo un'ora e mezzo a 28 gradi sottozero, nella super-cella robotizzata, 60 mila metri cubi, automazione e surgelati. Perché sia finito così, come in un film dell'orrore, nessuno ancora l'ha capito. Là dentro non doveva certo andarci da solo. Eppure, dicono qui alla Bo-Frost, San Vito al "ragliamento, tutte le misure di sicurezza erano in funzione, le telecamere spiavano silenziose ogni angolo della cella, chiunque poteva aprire dall'interno quel maxi-frigo ed uscirne senza difficoltà, anche un bambino. Luca Businaro, che a 25 anni aveva smesso da poco di essere bambino, martedì non c'è riuscito. E' il penultimo morto. L'ultimo è di venerdì sera, Fiorenzo Pezzetta, 36 anni, operaio, schiacciato da un muletto alla «Fantoni». Si muore di lavoro, qui nella Bassa, nell'Est del NordEst. Vai a cercare le statistiche e ti perdi in una giungla. Chi dice che scendono, chi dice che salgono. Chi dice Friuli regione record, seconda solo alla Liguria. Per altri addirittura la prima nel rapporto lavoratoriincidenti. Lasciamo perdere le cifre. Basta andare al Messaggero Veneto, cercare in archivio alla voce «infortuni sul lavoro» e il videoterminale si ingolfa di un'infinita serie di titoli. E all'Associazione industriali da un bel po' hanno pronto un comunicato stampa dai toni ottimistici: in calo gli infortuni. Sarà vero. Ma è capitato che ogniqualvolta si accingevano a infilarlo nel fax per mandarlo ai giornali, c'era un incidenti-'. E così il comunicato è rimasto in Associazione. Per opportunità. Il direttore dell'Inail Gianfranco Lippi dice che la verità sta nel mezzo: in Friuli gli infortuni sul lavoro diminuiscono meno che in Italia. Ma c'è nell'aria un qualcosa di più pesante dei numeri. Sarà l'emozione per i morti - più di una decina dall'inizio dell'anno - ma l'impressione è ben diversa. Mario, 42 anni di lavoro, vecchio capocantiere allo svincolo di Tavagnacco dove qualche settimana fa Ennio Trevisan, 32 anni, ha lasciato la vita schiacciato da un blocco di cemento, ci dice di non aver mai visto tanti infortuni. Perché? «Non me lo so spiegare». Invece si può e proprio qui in Friuli, nell'Est del NordEst, una delle regioni più «legaliste» d'Italia, la spiegazione è molteplice e simbolica: cresce il lavoro nero nell'edilizia, si moltiplicano, parcellizzano, inselvatichiscono le forme di lavoro negli altri settori. Si lavora tantissimo. Troppo? E' il prezzo del «miracolo», l'adattamento del mercato, l'onda d'urto dell'«Europa», il prodotto delle contraddizioni italiane: Nord-Sud, Est-Ovest, economia legale a illegale, regole e sregole. Nord-Est, Italia. L'ingegner Claudio Clocchiatti, presidente dei costruttori friulani, denuncia che la situazione dell'edilizia è «sei- Nell'earrivanUn milioneanche vaggia», al punto che domina il lavoro nero manovrato da caporali, mediatori di manovalanza tra Sud e Nord. Il 90 per cento degli ultimi appalti pubblici, qui, sono stati aggiudicati ad imprese del Sud che praticano ribassi del 30-40 per cento. «Strozzi» insostenibili se si vogliono rispettare le regole. «Imprese che lavorano sottocosto - dice Clocchiatti - e che risparmiano su attrezzature e sicurezza». Che si può fare? «Mettere dei paletti, tutelare l'imprenditoria locale, rispettare la concorrenza, sì, ma entro certi limiti. Far scrivere le leggi a chi se ne intende». Luciano Cossale, segretario degli edili Cgil, ci racconta che negli ultimi anni sono fallite una ventina di imprese, quelle che costituivano il «tessuto connettivo» dell'edilizia locale, almeno cinquecento dipendenti hanno perso il posto, ma si sono ricollocati sul mercato come «artigiani» autonomi; in tre-quattro anni si sono dimezzati gli iscritti alla cassa edili, da 7-8 mila a 4 mila 500; il 40 per cento del lavoro è «nero»; certamente oggi la situazione è «complessivamente peggiore di dieci anni fa». Secondo Cossale - che ha i dati il Friuli è la seconda regione italiana per infortuni sul lavoro: oltre 10 mila incidenti «invalidanti» nel '97, meno del '94, ma più del '96. A girare per Udine con gli ispettori dell'Inps sembra di percorrere una via crucis. Qui, in via Moro, dietro la facciata rosa di una Casina appena ristrutturata, è morto un operaio caduto dal camion. Laggiù, in via Cotonificio, un giovane napoletano è morto a febbraio. Lavorava completamente in nero, come i suoi compagni, che se lo sono ripreso e portato a casa. Situazione tipica: arrivano da Caserta, Lecce, dalla Calabria e dalla Sicilia. Gruppi di sei-sette. Gli danno un piccolo alloggio o una baracca per dormire, la paga è sul milione e mezzo al mese, un pasto compreso, ma nessun contributo. Si lavora tutti i giorni compresa là domenica mattina, per due, tre, quattro mesi. Poi si torna a casa e chi s'è visto s'è visto. Si raccontano scene grottesche: operai di 60 anni che scappano all'arrivo degli ispettori («E fa pena perché sembra che si sentano in colpa come fossero dei ladri»), documenti falsi, partite Iva inesistenti, subappalti di subappalti di subappalti. Una catena infinita difficile da risalire. Su seicento ispezioni, trecento hanno dato esito positivo, sedici aziende lavoravano totalmente in nero, settecento operai non erano assicurati. Un condominio di sei piani è stato tirato su in sei mesi interamente in nero: còsto dellavoro totale 160 milioni, meno del materiale. Giuliano Baldin, 19 anni, Manzano, capitale del «distretto della sedia» (trenta milioni di pezzi prodotti all'anno, il 30 per cento del mercato mondiale), qualche giorno fa ha vinto il secondo premio del concorso comunale con un video di 12 minuti: il «cjadrear sfigata, il sediaio sfortunato. Racconta di uno che si alza presto il mattino per andare in fabbrica a far sedie, ma un giorno perde un dito sotto una sega e insieme smarrisce l'equilibrio, non accetta l'idea di aver perso il suo dito per fare una sedia, si immagina suicida con un cappio al collo in piedi su una sedia, viene derubato, insegue il ladro e lo uccide a sediate... Un incubo, una condizione esistenziale da Nord-Est, in ri: ottocosto a in nero protezione questo distretto simbolico dei dintorni di Udine, dodicimila addetti facili da riconoscere perché sovente, quando gli stringi la mano, ti accorgi che gliene manca un pezzo, un dito, una falange, qualcosa. Qui non si bada troppo alla sicurezza, spesso le cellule fotoelettriche «salvadita» delle seghe e delle presse vengono smontate per guadagnare tempo. Qui si sperimenta la fabbrica «destrutturata»: reparti di lavoro (i più nocivi, come la verniciatura e la carteggiatura) che sono diventati aziende o coooperative fittizie, condotte da ex operai della fabbrica, con finti soci a stipendio: 20 mila lire (12 nette) all'ora invece delle 35-40 dovute a un salariato regolare. Da dipendenti ad autonomi, padroncini di se stessi, responsabili dei propri ritmi, cinquanta ore di lavoro - minimo - alla settimana. Altro che 35. Testimoni anch'essi, dolorosi, di quello che il direttore del'Inail Lippi definisce come il nuovo fenomeno: «Molte vittime di infortuni sono titolari delle aziende». Ultima croce Dario Forgiarini, Tolmezzo, antennista, precipitato da un tetto e morto due settimane fa, una domenica mattina. E si capisce: sediai o edili o antennisti, sono ex operai che continuano a fare lo stesso lavoro di prima, ma senza garanzie, con più obblighi e assilli: lavoro, lavoro, lavoro. E la sicurezza? Boh. Finiamo a Marzinis, frazione di Bannia, Fiume Veneto, provincia di Pordenone, per guardare dentro ad almeno una di queste storie, quella di Ennio Trevisan, morto in quel cantiere di Tavagnacco, dove il capo «non si sa spiegare». Ecco la sua casetta - mito friulano -, un pratino ben curato, l'orto, cespugli di fiori, una biancaneve ai cartapesta. Ecco la mamma, Alice. Ci racconta del suo unico figlio maschio, muratore, che a sedici anni era andato a fare il gelataio in Germania. C'è stato un anno, è tornato, s'è messo a fare il suo mestiere. Ha girato l'Italia a montare ponti: Taranto, Sardegna. E poi in Svizzera. Sette anni fa s'era preso il gancio di una gru sulla testa: quaranta punti, ma nessuna paura: «Usciva alle 7 di mattina e tornava alle 8 e mezzo di sera». Come quel giorno, 1' 11 maggio, quando alle 8 del mattino s'è lanciato per salvare il suo compagno Fabio Galasso che s'era impigliato la gamba nella gabbia del cemento armato. L'ha salvato, ma s'è trovato addosso un blocco di cemento. Da quel giorno, dice la signora Alice, qui a Marzinis, è venuto solo Galasso, un momento, a salutare: «Non ho visto nessun altro, né saputo più niente. Ma non importa perché ormai sono morta anch'io». Cesare Martinetti Nell'edilizia il nero imperversa: arrivano dal Sud a piccoli gruppi Un milione e due al mese, in cantiere anche la festa e niente contributi Il presidente dei costruttori: troppe imprese lavorano sottocosto per reggere la concorrenza in nero e risparmiano anche sulla protezione Il direttore Inail: «Molte vittime di infortuni sono titolari delle aziende» Ex operai diventati padroncini che lavorano minimo 50 ore la settimana e non hanno tempo per la sicurezza BNFORTUN! PER REGIONE [Industria e terziario - Anno 1996] 7V ^-L^lT^y^\T\ ' '"W □ ^jyjM^8^ 11, infortuni awenuti nei 1996 (*) (*) A tutto il 30 giueno 1997 di cui Indermizzati 1 1 Denunciati 1 Ragioni Aziende Addetti Totale Mortali PIEMONTE 269.027 1399.276 77.308 46.582 63 VALLE D'AOSTA 9546 35.760 2283 1393 3 L0MBARDIA 589.524 3.290.275 154.078 104.655 155 LIGURIA 97.156 384.878 29.741 18.142 21 TRENT1NQ A. ADIGE 62.619 297.954 24.096 12.992 20 VENETO 294.457 1.396.765 119.304 68.745 117 FRIUU V. GIULIA 70.699 350.127 27.229 17.448 30 EMILIA-ROMAGNA 287.387 1.336.984 125.212 69.390 88 TOSCANA 246.636 1.039.797 70.467 46.110 56 UMBRIA 49.235 194.563 17.321 11.833 26 MARCHE 99.215 410.181 29.927 20.862 34 LAZIO 218.979 1.555.387 45.090 27.337 53 ABRUZZO 65.565 259.669 19.333 12.503 28 MOUSE 14.872 49.880 3615 2226 6 CAMPANIA 152.407 687.473 31.804 19.355 64 PUGLIA 132.955 506.242 37.051 24.249 65 BASILICATA 24.032 86.478 6838 4531 II CALABRIA 59.104 199.433 10.320 6598 24 SICIUA 174.248 647.966 27.524 18.844 59 SARDEGNA 68.037 [ 258.256 13.779 | 10.012 22 § Gli industriali: troppa concorrenza selvaggia E' ora di mettere dei paletti, l'impresa locale va tutelata