Braccio di ferro a Teheran

Braccio di ferro a Teheran In Parlamento i conservatori sfiduciano il ministro dell'Interno, ma il Presidente Khatami lo nomina suo vice Braccio di ferro a Teheran Nel giorno della partita Usa-Iran TEHERAN. Nel giorno in cui il mondo intero guardava a Lione, dove ieri sera si sono scontrate sul campo di calcio le nazionali di Stati Uniti ed Iran, nella capitale persiana andava in scena un nuovo, durissimo scontro tra l'ala conservatrice del regime integralista islamico ed i moderati guidati dal Presidente Mohammad Khatami. Il ministro dell'Interno Abdollah Nouri è stato sfiduciato dal Parlamento, dominato dai conservatori, che chiaramente avevano voluto far coincidere l'assalto al governo con la partita di calcio da essi malvista. Ma con una mossa a sorpresa, Khatami ha nominato Nouri vicepresidente della Repubblica con delega per lo Sviluppo e gli Affari Sociali: una carica prima inesistente. Il braccio di ferro era iniziato dodici giorni fa, quando 31 deputati del Majlis, il Parlamento monocamerale iraniano, hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'Interno Abdollah Nouri, 49 anni, accusandolo di «aver creato tensioni nella società sia attraverso interviste e discorsi provocatori in varie province, sia nominando persone prive di esperienza a posti dirigenziali del ministero». La mozione stigmatizzava con particolare irritazione la nomina a viceministro di Mostafa Tajzadeh, un fedelissimo del Presidente Khatami, l'aperto sostegno al sindaco «progressista» di Teheran, Gholamhossein Karbashi, sotto processo per corruzione, ed il fatto che alcune affermazioni di Nouri erano state riprese e rilanciate dalla radio pubblica dell'odiato Stato di Israele. «Con mosse avventate e inopinate Nouri, invece di promuovere la democrazia, ha creato tensione, anarchia e violenza nella società», ha dichiarato ieri, nel corso del dibattito parlamentare, Mohammad Reza Bahonar, uno dei firmatari della mozione. «Ho sempre operato nel quadro della legalità», ha replicato il ministro dell'Interno. «Ho dato decine di conferenze stampa e interviste. Ora qualche parlamentare va a cercare un paio di parole qua e là per usarle contro di me. Ciò è scorretto. Non voglio dire di essere infallibile - ha aggiunto ricorrendo alla tipica retorica della rivoluzione islamica -, ma dovreste capire che c'è un complotto sotterraneo per separare i giovani, la brillante generazione di universitari, dalla rivoluzione e dal clero». Quanto alle accuse di non aver saputo impedire gli scontri tra integralisti islamici e studenti progressisti, Nouri ha ribattuto che il ministero non controlla le forze di sicurezza, e che anzi il mantenimento dell'ordine durante le manifestazioni «è compito del potere giudiziario», saldamente in mano ai conservatori. Ma non c'è stato nulla da fare: seppure per una manciata di voti, la mozione di sfiducia è passa- ! ta. I conservatori hanno infatti una sottile nu jgioranza al Majlis, il cui presidente è Ali Akbar Nateq-Nouri, l'integralista che nel maggio 1997 fu sconfitto da Khatami alle elezioni presidenziali. A favore della sfiducia hanno votato 137 deputati, 128 hanno votato contro e tre si sono astenuti. Secondo la costituzione, Nouri avrebbe dovuto dimettersi dal governo, ma con una mossa fulminea il Presidente Khatami ha creato per lui una nuova carica di governo, e con un decreto di una sola riga lo ha nominato vice-presidente della Repubblica con delega per lo Sviluppo e gli Affari Sociali, mantenendo dunque per lui un posto al governo. Di più: Khatami ha affidato l'interim del ministero dell'Interno proprio al vice di Nouri, quel Tajzadeh la cui nomina aveva tanto fatto infuriare i conservatori. La Repubblica islamica conta ora nove vicepresidenti, e Khata¬ mi ha tre mesi di tempo per nominare un nuovo ministro dell'Interno. Ma al di là della matematica costituzionale, va sottolineata la difficoltà del processo di progressiva apertura democratica intrapreso da Khatami. Mentre in Occidente il nuovo corso «khatamiano» viene seguito con sempre maggiore interesse, a Teheran resta fortissima la resistenza degli integralisti, che possono contare solo su una minoranza dell'elettorato, ma che controllano il Parlamento, le forze dell'ordine e la magistratura. Dall'altra parte c'è un moderato, il Presidente Khatami, che dimostra di saper combattere testardamente, e di saper difendere i propri uomini con le unghie e coi denti. Lo ha fatto ad aprile con il sindaco di Teheran Kharbashi, riuscendo a strapparlo al carcere. Lo ha fatto ancora ieri con Nouri. Resta da vedere se la sua determinazione risulterà vincente. [e. st.] Prima col sindaco della capitale, ora col ministro Nouri: il leader difende i suoi uomini con le unghie e coi denti Il ministro dell'Interno iraniano Abdollah Nouri si difende in Parlamento. Alle sue spalle il leader integralista Ali Akbar Nateq-Nouri

Luoghi citati: Iran, Israele, Lione, Stati Uniti, Teheran