Nuova sfida a Gerusalemme

Nuova sfida a Gerusalemme MEDIO ORIENTE Protesta anche Washington. Il premier: referendum sul ritiro Nuova sfida a Gerusalemme Netanyahu ingloba colonie ebraiche TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO E' stata accolta da un coro di proteste - da parte degli Stati Uniti, dell'Autorità palestinese e perfino dei cittadini israeliani direttamente interessati - la decisione adottata ieri dal governo nazionalista di Netanyahu di estendere verso Ovest (ossia in territorio israeliano) l'area municipale di Gerusalemme e di assicurare alcune sue funzioni amministrative a colonie ebraiche che si trovano ad Est, in Cisgiordania. «Questo progetto - ha spiegato Netanyahu in una conferenza stampa tenuta assieme al sindaco Ehud Olmert (Likud) - non altera affatto lo status politico della città. Non prevediamo neppure di modificare lo status di quelle colonie. Vogliamo solo razionalizzare le risorse: garantire a quei coloni un servizio scolastico migliore, una protezione più efficiente dei vigili del fuoco, una più spedita raccolta dei rifiuti...». Ma visto da Washington, il progetto ha assunto proporzioni ben più minacciose, tali da far temere per il futuro del processo di pace. Venerdì Madeleine Albright ha voluto vederci chiaro e ha chiesto spiegazioni a Netanyahu. Ed il portavoce del Dipartimento di Stato Rubin ha accusato Israele di aver compiuto «una provocazione» in un momento improprio. Dall'Anp sono giunti commenti ancora più adirati. Arafat a Gaza ha detto che il piano approvato dal governo israeliano comporterà «il blocco totale del processo di pacificazione». Portavoce palestinesi a Ramallah hanno accusato Netanyahu di perseguire a Gerusalemme una politica «razzista» perché protesa a mantenere sotto al 30 per cento la proporzione dei palestinesi nella popolazione complessiva. Dei 600 mila abitanti della città, 420 mila sono oggi ebrei e arabi gli altri 180 mila. Estendendo a Ovest il confine municipale della città Olmert ottiene un incremento immediato di 30 mila israeliani, prima tappa per trasformare Gerusalemme in una metropoli da un milione di abitanti. Nei prossimi anni dovrebbero esservi costruiti decine dì migliaia di appartamenti, industrie sofisticate, centri accademici, una moderna ferrovia per collegarla a Tel Aviv. «Nel XXI secolo - ha assicurato Netanyahu - Gerusalemme sarà una delle città più importanti al mondo. Lavoriamo per il bene sia degli ebrei che degli arabi». Ieri però gli abitanti delle zone israeliane annesse a Gerusalemme hanno interrotto il traffico sulla superstrada per Tel Aviv e si sono scontrati con la polizia. Non li attrae affatto la prospettiva di essere «aspirati» in una città fra le più povere di Israele e dai servizi più scadenti, abitata da popolazioni tradizionalmente «deboli»: i palestinesi ed ebrei ultraortodossi. Il nuovo incidente fra Netanyahu e gli Stati-Uniti è avvenuto mentre si diffonde l'impressione che l'accordo israelo-palestinese sul ritiro in Cisgiordania sia ormai maturo. Netanyahu ha chiesto a un gruppo di collaboratori di studiare la possibilità di sottoporre il ritiro a referendum entro un paio di mesi (secondo recenti sondaggi, la maggioranza degli israeliani voterebbe sì). Ma il ministero della Giustizia ha sollevato dubbi di carattere costituzionale. Aldo Baquis CISGIORDANIA » Linee 1967 ISRAELE GhivatZeev Zona la cui annessione è stata decisa ieri (tutta in territorio israeliano) YOAdam; ' * 3 (settore ' OAImod Est arabo) ; ( OAnatot GERÙSXkEMME f .W*0 .J (odierna) i ff te (settore Ovest) / Citta \ • vecchia / Adumtm _ jf*' o Insediamenti ebraici in Cisgiordania che verrebbero inclusi nel «supermunicipio» di Gerusalemme