Flamigni: fatti inquietanti di Raffaello Masci

Flamigni: fatti inquietanti INTERVISTA I MISTERI DEL SEQUESTRO Flamigni: fatti inquietanti «Per Vex Presidente è un nervo scoperto» SROMA ERGIO Flamigni, ex senatore del pei e a suo tempo membro della Commissione Moro, è uno dei politici che si sono occupati più a lungo della vicenda dello statista democristiano ucciso dalle Br. Quest'anno è uscito un ulteriore approfondimento del suo lavoro di inchiesta che prende il titolo da una celebre frase morotea: «Convergenze parallele». Senatore Flamigni, cosa pensa dell'interpellanza di Cossiga? Esiste un «livello strategicopolitico» superiore a quello di coloro che i processi hanno indicato come assassini di Aldo Moro? E il governo può dare una risposta su questo? «Ci sono stati cinque processi sul caso Moro e una sesta inchiesta è aperta presso la Commissione stragi. Questo stesso fatto sta ad indicare che una verità definitiva, sia pur più volte annunciata, non è stata mai raggiunta. Ed è anche vero che, fino ad ora, abbiamo sempre saputo le verità dei "colonnelli", Moretti e Morucci soprattutto, e per giunta una verità via via aggiornata. Dunque, in questo senso, l'istanza di Cossiga è comprensibile, così come lo è l'inquietudine di Scalfaro». Ma perché - si chiede Cossiga e le chiediamo anche noi, Scalfaro ha parlato solo ora, dopo vent'anni, di un possibile livello superiore di responsabilità? «Proprio per la dinamica dei processi che le dicevo. Io credo cioè, che questo aggiornamento continuo della presunta verità non è stato altro che un approssimarsi verso sfere di responsabilità sempre meno vicine ai cosiddetti colonnelli e sempre più prossime ad un gradino superiore». Senatore, fuori dai denti, c'è, secondo lei, una responsabilità politica dell'allora «governo di solidarietà» o anche, come Cossiga stesso ha ricordato nella sua interpellanza, dei servizi segreti internazionali, e americani in particolare? «Io posso anche avere delle opinioni in merito, ma preferisco attenermi ai fatti. E qualche volta questi fatti sono alquanto inquietanti». Non potendo raccontarci per intero il suo libro, ci ricordi almeno qualcuno di questi fatti inquietanti. «Per esempio, Cossiga, che era ministro dell'Interno ai tempi del caso Moro, raccontò che il 21 marzo del 78 si era ad un passo dalla liberazione dello statista. Evidentemente era stato individuato il luogo della sua prigionia. Il ministro stava per attivare i reparti Consubin, delle unità specializzate che avrebbero dovuto condurre in por- to l'operazione di liberazione, denominata "Smeraldo", proprio il 21 marzo '78, e per questo si fece una riunione alle sette del mattinò al Viminale. Poi di questa operazione non se ne fece più nulla. I verbali della riunione relativa furono trovati al ministero della Difesa (altro organo coinvolto nell'operazione) ma scomparvero dal gabinetto del ministro, definitivamente. Così come scomparve tutta la documentazione relativa ai vari comitati tecnici speciali. Insomma, delle tracce documentarie fondamentali, presero il volo. Ecco, fatti di questo genere - e non sono che alcuni tra i molti - fanno pensare. E fanno pensare proprio a quel livello che va oltre i "colonnelli"». E per quanto riguarda i collegamenti internazionali e la possibile corresponsabilità dei servizi americani? «Certo io non ricordo una grande collaborazione degli americani su questa vicenda, ma comunque questo non è un dato oggettivo e quindi lasciamo perdere. Ricordo invece che il giudice Priore disse che, nel corso di una rogatoria in Francia, venne a conoscenza del fatto che i servizi francesi (quindi di ambito Nato) già a fine gennaioinizio febbraio '78, sapevano che si stava preparando in Italia il sequestro dell'on. Moro». Anche se gli indizi fossero solo questi - e lei invece potrebbe racontarcene molti altri - l'ipotesi che ci sia una mente ben più in alto delle Brigate rosse, troverebbe sostegno, e da qui anche l'istanza di Scalfaro ad approfondire e di Cossiga a saperne definitivamente di più, non crede? «Beh, ^dubbiamente, le acquisizioni via via appurate dei vari processi, come ho già detto, spingono in questa direzione». Ma questa interpellanza di Cossiga al governo che esito potrebbe produrre, secondo lei? «Guardi, per Cossiga, si è capito benissimo che il caso Moro rappresenta un nervo scoperto. Dal '90, quando sra Capo dello Stato e si scoprì il covo di via Monte Nevoso con i manoscritti di Moro e la vicenda Gladio, da parte sua è iniziata tutta una serie di esternazioni su questo tema. Devo dire, per la verità, anche in maniera un po' nevrotica. Secondo me, quest'ultima interpellanza si inserisce in questa scia. Poi, nel merito, può anche aver ragione. Ma che vuole, dopo tanti processi, la constatazione di Scalfaro, da cui muove l'interpellanza di Cossiga, risulta quasi banale: in effetti non conosciamo la verità. Ma questo si sapeva». Raffaello Masci 66 fi 2i marzo 78 si era a un passo dalla liberazione del presidente rapito Poi l'operazione non fu fatta E i verbali scomparvero definitivamente. Fatti così fanno davvero riflettere j j

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