L'incubo di un orco nel borgo fra i boschi di Flavia Amabile

L'incubo di un orco nel borgo fra i boschi L'incubo di un orco nel borgo fra i boschi // disperato appello del padre: «Non lasciateci soli» CAMERINO (Macerata) DAL NOSTRO INVIATO No, se sono state due mani a strappare Lisann alla sua casa, la loro mente ha anche scoperto una piccola scorciatoia nascosta fra le case, lontana dagli sguardi indiscreti dell'ex appuntato e dei suoi genitori. Lì quelle mani hanno dovuto abbandonare il volante dell'auto e lasciare ai piedi il compito di percorrere l'ultimo tratto, al massimo cinquanta metri di sassi e ciottoli. Una volta in cima si sono trovate dinanzi alla casa, una bella costruzione riverniciata di recente di bianco. Avvicinandosi all'edificio, i ciottoli lasciano il posto a una piccola montagna di sabbia chiara. Sdraiata, e quasi mescolata alla sabbia, come soltanto un bambino ama fare, c'è Lisann, due anni il prossimo settembre, il colorito sano da bimba cresciuta all'aria aperta, maglietta viola, pantaloni a scacchi, una paletta verde in mano, i capelli lisci e castani come quelli della madre. Basta spostare un po' lo sguardo per cogliere la somiglianza: la madre è anche lei in cortile. I capelli lunghi incorniciano mi volto magro, ma all'apparenza sereno. Ha abbandonato la Svizzera dei Vallesi - dove è nata 32 anni fa - per amore di Vincenzo, che l'ha affascinata con i suoi ricci, la barba, le origini pugliesi e quella sua vita da artista di strada: è regista e animatore di spettacoli di burattini. Aveva anche una moglie, ma dopo aver avviato una pratica di separazione, per allontanarsi da lei e dal suo passato, era finito un migliaio di chilometri più a Nord, in Svizzera. Vincenzo e Esther sono tornati insieme in Italia. Non si sono spinti fino in Puglia, ma si sono fermati dopo aver percorso tre quarti di strada, nelle Marche. Hanno scelto uno dei luoghi più nascosti e impervi di una regione che già di per sé non ama molto i riflettori. Fra mille difficoltà burocratiche, hanno restaurato da soli un antico casolare, posto in cima a un cocuzzolo di montagna, e hanno deciso di piantarvi le proprie radici. Dopo il loro arrivo, Teggiole aveva quasi raddoppiato il numero di abitanti fissi, ma aveva anche imparato ad amare quella nuova metà. La piccola Lisann era diventata per i suoi pochi vicini «la monella», e lo scorso anno avevano partecipato tutti al suo battesimo. Per l'occasione era stato chiamato il parroco di Le Tegge, il paesino un chilometro più a valle, e si era aperta la piccola cappella situata davanti alla casa dei Larocchia. In attesa del battesimo del secondo figlio, nato quattro mesi fa, la vita dunque procedeva tranquilla e nascosta proprio come Esther e Vincenzo desideravano. Esther scolpiva e, di tanto in tanto, lavorava come infermiera. Vincenzo rallegrava le piazze delle Marche con i suoi burattini. L'unico inconveniente era probabilmente dato da queste assenze che costringevano Esther e i figli a rimanere soli. Se due mani hanno strappato via Lisann a questa vita, la loro mente doveva conoscere tutto questo per giungere proprio quando Vincenzo era ad Ancona per uno spettacolo. Ma quella mente, giunta a piedi fino in cima alla salita, doveva anche essere in grado di nascondersi ai cani di guardia alla casa, e avere la pazienza di attendere il momento giusto per colpire. Il momento giunge con una frase appena abbozzata, da bimba che ha appena iniziato a addentrarsi nei misteri delle parole: «Mamma, lamponi». La madre si allontana. Quando torna, ha in mano una manciata di lamponi appena colti nell'orto, ma Lisann è scomparsa. In mezzo alla sabbia ha lasciato la paletta verde e un inspiegabile mistero. Le due mani, se realmente esistono, si sono strette intorno alla bocca della bambina per impedirle di urlare. Forse l'hanno tramortita per condurla, più agevolmente, giù per la ripida discesa costellata di sassi aguzzi e piccoli ciottoli scivolosi. L'hanno caricata nel bagagliaio dell'auto, hanno agguantato il volante e sono fuggite via badando a imboccare la strada più esterna. Anche sabato pomeriggio Raniero, l'ex appuntato dei carabinieri, era nei campi con il suo trattore e i genitori seduti in giardino: se un'auto fosse pas¬ sata davanti alla loro casa, l'avrebbero vista. Soltanto alla madre di Raniero è parso di aver udito un rumore lontano di auto intorno alle sei. Se dunque questo è quanto è ac¬ caduto, le ricerche - che ancora questa notte sono proseguite nelle montagne intorno alla casa - sono utili soltanto a offrire ai genitori di Lisann una speranza. La bimba sarebbe molto lontana dal suo bosco. Ma Esther e Vincenzo in queste ore hanno proprio bisogno di una speranza. La donna si divide tra il telefono e i sentieri preferiti dalla piccola, chiamandola a gran voce e scoppiando in improvvisi pianti. L'uomo, invece, sta facendo l'impossibile per nascondere tutti i suoi timori. Un fratello e una sorella sono giunti da Acquaviva, il suo paese d'origine nelle Puglie. Anche la madre aveva fatto altrettanto, ma è tornata precipitosamente indietro, perché colta da malore. Né con lei, né con un altro fratello, ancora scosso dalla morte del figlio undicenne per un tumore, può parlare. Lo fa allora con Raniero, l'ex appuntato, suo unico vicino di casa. «Tu che cosa pensi?», gli chiede ieri mattina, e poi di nuovo ieri sera, al termine di due lunghi e inutili giorni di ricerche. «Vincenzo, a questo punto non so più che cosa pensare. Forse quello che ho in testa in questo momento è quello che hanno in testa tutti». Vincenzo abbassa la testa e non riesce a dire altro. Sa anche lui quale pericolo corre sua figlia, a chi possono appartenere quelle due mani che possono averla strappata alla sua casa. Lisann ha le stesse guance paffute di Angela Celentano e all'incirca la stessa età di quando il 10 agosto del 1996 il monte Faito parve inghiottire nel nulla la piccola bambina campana. Lisann rientrava a casa scostando gli stessi fili di plastica, protezione tipica di ogni porta di casa meridionale, di Silvestro Delle Cave, scomparso lo scorso novembre in un anche più misterioso intreccio di pedofilia e, forse, traffico di bambini. Da ieri ha anche un padre che a Enzo Fanelli, il sindaco di Camerino giunto in visita nel pomeriggio, ha espresso la stessa richiesta dei genitori di Angela e di Silvestro: «Per favore, non lasciateci soli». Flavia Amabile

Persone citate: Acquaviva, Angela Celentano, Enzo Fanelli, Larocchia, Silvestro Delle Cave, Vallesi

Luoghi citati: Ancona, Italia, Macerata, Marche, Puglia, Svizzera