«Servono più concentrazioni bancarie »

«Servono più concentrazioni bancarie » LA BRI ALL'ITALIA «Servono più concentrazioni bancarie » ROMA. Imi-S. Paolo, Credit-Unicredito, Banca Intesa, Bnl-Banco Napoli (forse): le concentrazioni bancarie, tanto per citare le più grosse, hanno lasciato il segno anche in Italia, ma il loro grado di sviluppo non raggiunge ancora i livelli sollecitati dalle autorità monetarie. Uno studio pubblicato ieri dalla Bri, la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, sottolinea che in 16 anni (dal 1980 al 1996) la percentuale di aggregazione in Italia ( +15% circa) resta ancora lontana da quella raggiunta dai più importanti Paesi dell'Occidente (+37% in Germania, +36% in Austria, +45% in Francia, +30% in Gran Bretagna, + 37% negli Stati Uniti). Nel caso italiano, i progressi sulla strada dell'aggregazione sono innegabili: le 1109 banche che popolavano la Penisola nel 1980 si sono ridotte, sedici anni più tardi, a 911 (a fine 1997 sono tuttavia risalite a 937, secondo l'annuario Ahi), con una contrazione del 14,9% (del 18% rispetto al picco toccato nel 1987 quando in Italia esistevano ben 1109 istituti di credito). Tra i Paesi industrializzati l'Italia con le sue mille banche circa si colloca ancora nella fascia alta della classifica. Primi sono gli Stati Uniti che a fine '96 contavano ben 22.846 istituti (comunque 13 mila in meno rispetto al 1980).