Bnl-lna, ora si tenta di ricucire di Ugo Bertone
Bnl-lna, ora si tenta di ricucire Ma lo strappo è fatto. Bankitalia: il divorzio non lo abbiamo voluto noi Bnl-lna, ora si tenta di ricucire Salta il consiglio di Banconapoli MILANO. A Napoli c'è chi, come il presidente della Regione Antonio Rastrelli esulta: salta il consiglio del Banco di Napoli per la fusione con la Bnl e si riapre la possibilità, sottolinea lo stesso Rastrelli per «salvare certi pilastri» o quantomeno, come sottolinea un sindacalista, per «non cedere all'Ina la banca per meno del valore di una gamba di Ronaldo». In Banca d'Italia, al contrario, ci si preoccupa di far sapere che il divorzio non è gradito. Anzi. «La Banca d'Italia - fa presente il direttore generale Vincenzo Desario - ha dato il via libera. Ora il problema riguarda il venditore e l'acquirente». Dal quartier generale dell'Ina e dal Tesoro non giungono commenti, anche se nessuno, a mente fredda, sembra voler sottoscrivere i toni agitati del «venerdì nero». Ma una cosa sola sembra sicura: non sarà facile ricucire lo «strappo» tra Ina e Tesoro sul futuro della Bnl. E così, almeno per ora, non resta che raccogliere i cocci di Banco Napoli-Ina-Bnl, ovvero di quello che sembrava un pòlo bancario-assicurativo ben avviato, frutto di un piano industriale benedetto pure dal Tesoro e naufragato sulla linea d'arrivo. I problemi, a questo punto, paiono gravi un po' per tutti. Per la Bnl, innanzitutto, che vede sfumare una prospettiva di sviluppo sicuro, dopo i sacrifici del passato culminati nel write-off per 3 mila miliardi a fine del passato esercizio. Certo, un divorzio dall'Ina può riaprire i giochi, e già si parla di un possibile ritorno di fiamma della Comit. Ma i divorzi, si sa, sono dolorosi e costosi, soprattutto quando i due partners hanno in comune iniziative come il controllo del Banco Napoli Holding (51% Ina, 49% Bnl) o la Bnl Vita (la quarta compagnia di bancassicurazione in Italia con 1020 miliardi di premi). E non mancano altre incognite. Il Banco de Bilbao e Vizcaya, innanzitutto, intenderà mantenere la sua offerta (accettata dal Tesoro) anche dopo la rottura di Ina e Crédit Suisse First Boston? Quali prospettive può avere, a questo punto, l'offerta pubblica di vendita del prossimo autunno? Ai risparmiatori, infatti, potrebbe es- ser offerta una banca senza un piano industriale preciso (difficile elaborare a tempi da primato un'alternativa a quello messo a punto dall'Ina) e senza un nucleo di azionisti stabile. Un pasticcio, insomma, che suscita non poche domande. Di chi è la colpa vera dello «strappo»? Possibile che tutto possa fallire per il rischio di un «conguaglio» da versare dopo l'opv, da parte dell'Ina? Non a caso, si è subito diffusa la sensazione che l'operazione sia stata frenata da vari «nemici», Banca d'Italia in testa, perplessa per la presenza di due banche internazionali di punta, il Crédit Suisse First Boston e Banco de Bilbao nel nucleo duro. Da Perugia, però, è giunta la secca smentita del direttore generale Vincenzo Desario. «Mi auguro ha aggiunto - che si riprendano i contatti con tutti gli aggiustamenti necessari sia per il venditore che per gli acquirenti» mentre Bruno Bianchi, responsabile della Vigilanza, ha definito «assurda» la tesi dei veti di via Nazionale ai soci esteri nelle banche. E lo stop all'Allianz in Credit? «Stiamo ancora riflettendo - replica Desario -. Ma tutti dimenticano che Allianz ha avuto lo stesso trattamento delle Generali in Comit». Ugo Bertone Sergio Siglienti
Persone citate: Antonio Rastrelli, Bruno Bianchi, Desario, Sergio Siglienti, Vincenzo Desario
Luoghi citati: Banco De Bilbao, Boston, Italia, Milano, Napoli, Perugia
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