Tokyo accetta il «piano G7» di U. B.
Tokyo accetta il «piano G7» Accordo, e Pechino non svaluta Tokyo accetta il «piano G7» TOKYO. I mercati finanziari «verranno tenuti sotto stretta osservazione», e non è escluso un nuovo intervento della Federai Reserve a difesa dello yen. Intanto, il Giappone s'impegna a metter mano «rapidamente» alle riforme già annunciate, vuoi sul fronte fiscale che su quello, particolarmente delicato, dei «crediti inesigibili delle banche». La Cina, infine, ribadisce la sua volontà di non svalutare lo yuanrenminbi. Alle otto di sera, ora di Tokyo, i rappresentanti dei sette Grandi, più quelli di nove Paesi asiatici e di Australia e Nuova Zelanda hanno comunicato al mondo i risultati del vertice dell'Akasaka Prince hotel di Tokyo, una riunione convocata, come ha precisato lo stesso viceministro delle Finanze del Giappone, Eisuke Sakakibara, allo scopo di lanciare il segnale ai mercati che «i Grandi del mondo sono uniti neh" affrontare i problemi». L'tìbiéttìvb' è stato raggiunto? «Abbiamo ribadito - ha aggiunto Sakakibara mentre Tokyo si spopolava"iriNnsta'dèll'impegnò della nazionale nipponica ai mondiali - che taglieremo le tasse». Ma, in realtà, almeno a giudicare dal comunicato, l'impegno è assai più profondo per i tutti i protagonisti, a partire dal Giappone. Per prima cosa viene ribadito l'impegno a tener sotto stretta osservazione i mercati e a «cooperare nel modo adeguato» in caso di nuova caduta dello yen, come avvenuto già in settimana. Ieri, il G7 ha confermato la strategia, necessaria a tranquillizzare Pechino e scongiurare una rovinosa svalutazione della Gina o del dollaro di Hong Kong. Clinton, del resto, si appresta a visitare la Cina (partenza il 25 giugno) e a sancire così, ad un anno dall'uscita degli inglesi da Hong Kong, il ruolo dominante di Pechino nello scacchiere regionale («la Cina - si legge nel documento approvato ieri - dà un importante contributo alla stabilità finanziaria dell'area»), ridimensionando le ambizioni giapponesi. L'intervento di Washington sul mercato dei cambi, infatti, avviene probabilmente dietro importanti contropartite da parte di Tokyo. «Accogliamo con favore - si legge nel comunicato - i recenti annunci del Giappone di voler ristrutturare il sistema finanziario con la massima urgenza, incluso il risanamento dei crediti inesigibili, di accelerare l'applicazione del pacchetto di stimolo economico e di riformare la struttura fiscale sia per le persone fisiche che per le società. Segnaliamo l'importanza di un'azione concreta per applicare prontamente questi progetti». Questi sono giorni cruciali per Tokyo e per tutto il Far East. Quando il Giappone andrà alle urne, il prossimo 12 luglio, il premier Ryutaro Hashimoto verificherà la sua forza reale rispetto ai vecchi boss del partito di governo, l'Ldp, che si oppongono ad una profonda riforma del sistema finanziario. Dal vertice di ieri Hashimoto chiedeva la spinta internazionale ad accelerare il cambiamento in Giappone. La prima iritrésa;' la più popolare,' verrà messa in atto già nei prossimi giorni, come ha già anticipato Sakakibara: si tratta innanzi-: tutto di praticare un taglio permanente alle tasse, capace di sostenere la ripresa dell'economia sull'onda del primo, gigantesco taglio fiscale praticato ad aprile (16.700 miliardi di yen, più di 180 mila miliardi di lire) che comincia a dare i suoi frutti. Poi, per completare la manovra di rilancio, sarà necessaria l'apertura commerciale, la deregulation finanziaria e l'impegno a stabilizzare lo yen. Ma la mossa più delicata e importante scatterà solo dopo le elezioni: cancellare i crediti inesigibili delle banche, nell'ordine di cifre gigantesche (centinaia di migliaia di miliardi di lire) e le partite dubbie dei bilanci assicurativi. E' questa, dicono gli analisti, la garanzia che Hashimoto ha fornito a Clinton, irritato perché in passato, nonostante le promesse, i giapponesi hanno continuato a sostenere artificialmente, con soldi pubblici, le banche più compromesse e più difese dai notabili conservatori. Ma ora si deve cambiare: il Giappone potrà ripartire solo se più sano, anche se magari più povero. [u. b.]
Persone citate: Clinton, Eisuke Sakakibara, Hashimoto, Ryutaro Hashimoto, Sakakibara
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