Papa-computer, l'uomo senza gloria

Papa-computer, l'uomo senza gloria Tom Kilburn vive in Gran Bretagna e oggi sarà festeggiato: non mi interessano i personal e Internet Papa-computer, l'uomo senza gloria Cinquant 'annifa faceva funzionare il primo elaboratore LONDRA. Quando oggi, 21 giugno, milioni di persone accenderanno il computer e per l'ennesima volta si troveranno faccia a faccia con il colorato logo Microsoft, dovrebbero chiudere gli occhi per un istante e pensare all'uomo che ha reso possibile tutto questo, compreso Bill Gates e il suo impero virtualglobale. Quasi nessuno lo farà perché quest'uomo è uno sconosciuto e a poco serviranno le celebrazioni che oggi gli regala la Gran Bretagna. Tom Kilburn, 76 anni, è destinato a restare nella storia come il genio disinteressato, sicuramente troppo buono per pretendere di diventare una star, che ha inventato il computer. Cinquantanni fa, il 21 giugno, alle 11 accese la sua creatura, che gli rispose lampeggiando, e obbediente fece l'operazione matematica spasmodicamente attesa. «Babe» era grande e grossa, pesava una tonnellata e mezzo, ma aveva una dote essenziale che ai predecessori era stata fino ad allora negata, la memoria. Ne aveva per 1.024 bit, un'inezia a pensarci oggi, ma sufficiente per registrare dati ed elaborarne di nuovi. Prima, i computer erano svagati e richiedevano ore e ore ad aprire e chiudere interruttori. Non erano bastati i calcoli di un altro genio di Sua Maestà, Alan Turing, l'uomo che, creando «Enigma», permise la decifrazione dei codici nazisti e accorciò la Seconda guerra mondiale - a detta di Winston Churchill - di almeno un paio d'anni. E a rompere l'impasse non erano bastate neanche macchine più perfezionate, e ancora più ingombranti, come l'inglese «Colossus» e l'americana «Eniac», a cui fu affidato il compito di perfezionare il progetto della prima bomba atomica. Oggi Kilburn è un vedovo malinconico, relegato in una modesta casa alla periferia di Manchester, priva di computer e di qualunque gadget elettronico. «Non mi interessano i personal e tantomeno Internet», ha detto di recente. «Se ne avessi uno, l'unica mia curiosità sarebbe di migliorarlo e riuscire a renderlo più potente». Per l'uomo senza gloria il locale museo delle scienze ha costruito una replica funzionante di «Babe» e oggi Kilburn la riabbraccerà tra i flash. Sicuramente si commuoverà. «I soldi non centravano niente con quanto facevamo. Eravamo motivati solo dalla ricerca». Mezzo secolo fa, il professore era un ragazzo di 26 anni, lavorava con un collega ancora più dimenticato di lui, Freddie Williams, e aveva già alle spalle un curriculum di progettista di radar e una laurea in matematica a Cambridge. Quel 21 giugno, premendo un bottone, ottenne una serie di calcoli 10 mila volte più velocemente di quanto fosse mai successo e tenne a battesimo l'era del computer. Il miracolo stava nella memoria in tutto e per tutto simile a quella Ram, non sequenziale, ricavata da un tubo catodico e da alcune resi¬ stenze elettriche: era l'ultimo pezzo di un gigantesco puzzle che aveva cominciato a ordinarsi nel 1930 al Massachusetts Institute of Technology di Boston, quando venne inventato il primo «analizzatore differenziale». Il governo inglese dimostrò un interesse immediato, cloni di «Babe» sbarcarono a New York e a Mosca, ma da accademici puri quali erano Kilburn e Williams non pensarono allo sfruttamento commerciale. Si limitarono a intascare qualche modesta «royalty», che servì a rimpinguare i magri stipendi e a continuare le ricerche. Così, la nazione leader dei computer è diventata l'America di Silicon Valley. Ed è ancora più triste pensare che proprio oggi, a Manchester, a stringere la mano al vecchio professore ci sarà solo una piccola folla, mol¬ to meno nutrita di quella che a Stonehenge si inchinerà a salutare il solstizio d'estate. Il sacerdote druida Rollo Maughfling scenderà dalla sua Austin e, aggiustatosi il mantello, celebrerà il rito arcaico del «Gorsedd», assorto tra i segreti dei megaliti che tanti figli di «Babe» cercano inutilmente di interpretare. Gabriele Beccaria 2! fjìugn® 1948. Nasce il primo computer moderno. La gara fra Usa e Gran Bretagna - che era stata stimolata dalia 2° Guerra mondiale - viene vinta nei laboratori di Manchester, da Tom Kilburn e / Freddie Williams, con «Baby». 1930. Massachusetts Institute of Technology, Usa. VannevarBush costruisce l'«analizzatore differenziale», uno strumento meccanico utilizzato per prevedere il comportamento di oggetti complessi, come quello degli aerei. 1936. Cambridge University, Gran Bretagna. Il matematico Alan Turing scrive «On computable numbers», in cui descrive un computer in grado di elaborare operazioni logiche. 1940. Bletchlev Park, Londra. Guidato do Alan Turing, un team dello spionaggio inglese realizza i «Bombe computers», ognuno della potenza equivalente di 10 «Enigma». 1943. University of Pennsylvania. Si realizza «Eniac», computer ad alta velocità: servirà al progetto della prima bomba atomica. 1939-45. Battaglia dell'Atlantico. I messaggi top secret tra il capo degli U-Boot tedeschi, l'ammiraglio Doenitz, e i suoi sommergibili vengono decifrati utilizzando la macchina «Enigma». 1941. Germania. Lo scienziato Konrad Zuse costruisce un computer elettromeccanico che utilizza la logica binaria. 1943-1945 Operazione «Ultra». Tecnici americani e britannici utilizzano un nuovo computer, «Colossus», che viola i codici tedeschi. Secondo alcune stime, la guerra viene accorciata di 2 anni.