«Liberaci dal vescovo»

«Liberaci dal vescovo» Striscioni e palloncini neri simbolo di tristezza contro Krenn, il presule ultraconservatore di Sank Poelten «Liberaci dal vescovo» La folla affronta il Papa in Austria SANKT POELTEN DAL NOSTRO INVIATO La Papamobile scorre lenta nelle strade di Sankt Poelten, quando improvvisamente davanti al Papa si erge una nuvola nera: sono centinaia di palloncini, mille, duemila, Formano un muro, un muro scuro, per oltre cento metri sul percorso papale. Il Papa li guarda perplesso, continua a benedire, non capisce, sembra smarrito. Le persone che sorreggono i grappoli scuri - «una nube di tristezza per la diocesi»? ci dicono - inneggiano a Giovanni Paolo II; e poi gridano: «Krenn go home». Sulla Papamobile Kurt Krenn, il vescovo contestato, spiega a mons. Stanislao Dziwisz, il segretario del Papa, ciò che accade. Guarda i suoi avversari, fa cenni minacciosi col capo. Allora appaiono i cartelli e gli striscioni: «Krenn vai a Roma»; «Fratello Papa, liberaci dal vescovo Krenn». Avrebbero voluto liberarli nell'aria, quei palloncini, ma la polizia li ha diffidati. Sono fedeli, gente delle parrocchie, vogliono «diàlogo, non dittatura», e hanno firmato una petizione - in 54 mila - per chiedere l'allontanamento di Krenn. Non hanno potuto consegnarla al Papa: «Non siamo contro il Papa, gli vogliamo bene - spiegano - ma dal momento che non ha visto la nostra richiesta, almeno vedrà i palloncini, la nube della nostra tristezza». Krenn ama le provocazioni; e infatti aggiunge a sorpresa, nel saluto al Papa, alla Messa: «Abbracciamo nelle nostre preghiere l'arcivescovo malato Franz Zak e il card. Hans Hermann Groer». Groer è il cardinale sospettato di pedofilia, «in esilio» a Dresda durante il viaggio papale. E i giornali qui rimproverano al Papa di non aver detto «una parola chiarificatrice», di non aver chiesto scusa «per la nomina sbagliata di un vescovo». Contestazioni e un grande discorso sull' Europa, il futuro di un continente e di un'epoca e le diatribe interecclesiali: Giovanni Paolo II incontra tutto questo, nel suo secondo giorno di viaggio in Austria. Vienna e l'Hofburg, carico di lampadari, ori e ricordi imperiali la mattina; Sankt Poelten, una piccola diocesi a settanta chilometri dalla capitale nel pomeriggio, terreno di scontro - si fa per dire - fra l'anima «conservatrice» della Chiesa, rappresentata dal vescovo, Kurt Krenn, e l'ala più progressista. E poi, l'invasione dall'Est: polacchi, ungheresi, cechi si sono riversati ai confini (l'attesa per il passaggio è giunta fino a quattro ore) per partecipare alle Messe papali. Gli austriaci, al contrario, non sembrano folli di entusiasmo. Ma qualche centinaio di ragazzi hanno atteso venerdì sera il Papa alla Nunziatura, in arrivo da Salisburgo. «Da che parte siete»? ha chiesto Wojtyla affacciandosi alla finestra. «Dalla parte di Giovanni Paolo II», hanno risposto in coro. Un'altra manifestazione di affetto, al vecchio Papa che in questo viaggio ci sembra particolarmente curvo e stanco, l'hanno tributata i polacchi. Il Papa li ha esortati a «seguire i'esempio del re polacco Jan Sobieski», che nel 1683 liberò Vienna dai turchi. I nemici dell'Europa oggi sono altri, per Papa Wojtyla. Ricorda: «Sei anni fa, quando si sgretolò il muro di Berlino e cadde la cortina di ferro, la linea di separazione fra i due blocchi sembrava scomparsa. Da allora molte euforie si sono volatilizzate e molte speranze sono andate deluse. Riempire solo le mani di beni materiali, quando il cuore dell'uomo rimane vuoto non avendo scoperto il senso della vita, non basta. Non si può vivere solo di pane e divertimenti». La Nato discute, ma secondo Wojtyla «si dovrebbe parlare non tanto di una "amplificazione verso Oriente", bensì di ima "europeizzazione" dell'intera area continentale». Il continente ha compiti difficih, di fronte a sé. Pagare alcuni debiti con la storia, prima di tutto: «Al popolo ebraico sono state inflitte in Europa mesprimibUi sofferenze e non possiamo affermare che tutte le radici di queste ingiustizie siano state strappate. La riconciliazione con gli ebrei fa quindi parte dei doveri fondamentali dei cristiani. d'Europa». Una premessa, per un compito non privo di sofferenza: «I Paesi più ricchi inevitabilmente dovranno affrontare sacrifici concreti per livellare man mano il solco disumano di benessere esistente in Europa». La sfida dei costruttori del Continente del 2000 è questa: «Creare uno spazio globale europeo di libertà, di giustizia e di pace al posto dell'isola di benessere occidentale del Continente». E soprattutto bisogna creare lavoro: «Condizionato dalla competi¬ zione economica, il mercato della manodopera anche con bilanci positivi non prende l'avvio - denuncia il Papa - perciò ritengo mio dovere farmi portavoce dei più deboli sottolineando: soggetto del lavoro è l'uomo come persona. Nell'epoca della tecnica sofisticata non bisogna mai dimenticare l'uomo». Aleggia l'ombra minacciosa del nazi¬ smo, quando accenna alll'eutanasia; ricorda i «capitoli bui» di questo secolo: «Chi garantisce che ad un certo punto una potenza umana non giunga di nuovo a rivendicare il diritto di decidere del valore e del non valore di una fase della vita umana»? Marco Tosatti Giovanni Paolo II chiede ai Paesi più ricchi di «livellare il solco disumano di benessere in Europa» «La riconciliazione con gli ebrei fa parte dei doveri fondamentali dei cristiani del Continente» La stretta di mano tra il Papa e l'ex presidente austriaco Kurt Waldheim. Al centro, l'attuale capo dello Stato Klestil