Un «reduce »
Un «reduce » Un «reduce » Le tre regole per cavarsela NAPOLI. Primo: non scappare quando c'è l'attacco dei rapitori. Secondo: mostrare im atteggiamento «comprensivo» nei confronti dei «giovani delle tribù, che rapiscono i turisti per colpire il governo centrale». Terzo: avere fiducia e aspettare sapendo che non si è di fronte a banditi, «ma ad una sorta di guerriglieri». E' il vademecum di sopravvivenza per il «turista rapito nello Yemen» («ormai diventata una consuetudine»), elaborato dal dott. Enrico Do Notaris, lo psichiatra napoletano che lo scorso agosto, insieme con la moglie Mariella Palumbo e il figlio Svevo, di nove anni, e con un'altra coppia di amici con una figlia (Alfonso Ferraro, la moglie Ida Genovese e la piccola Francesca di 10 anni), venne rapito nel Sud dello Yemen lungo la strada che congiunge Al Moukalla ad Aden. I turisti napoletani restarono 48 ore ostaggio di una tribù del luogo prima di essere liberati. «Non ci toccarono neppure un capello - ricorda De Notaris -. Certo avemmo paura, specialmente al momento del rapimento, ma poi imparammo a conoscerli un poco e la paura passò: non fu certo una vacanza, ma la nostra non è stata una detenzione drammatica, anche i nostri rapitori si resero conto che li avevamo capiti. Perciò, non demonizziamoli». «Ci accusarono, dopo il rapimento ■ dice De Notaris - di essere ubi turisti "fai da te" perche non eravamo organizzati con tour-operator internazionali, e per questo indifesi. E' una bugiq: prima e dopo il nostro rapimento furono portati via turisti che si appoggiavano a organizzazioni». L'avventura della famiglia De Notaris si concluse positivamente, anche grazie alla mediazione dei funzionari dell'ambasciata italiana. «Il loro intervento fu tempestivo ed efficace - ricorda lo psichiatra napoletano - e quindi non c'è da essere troppo preoccupati. Questa è gente che porta i Kalashnikov come noi un portachiavi. Sono tribù di giovani del luogo che colpiscono il governo, cioè la tribù che domina, nel business più lucroso per lo Yemen, il turismo. Ma non hanno intenzione di uccidere, piuttosto di affermare in questo modo la loro autonomia e la loro esistenza». Ma dopo un'avventura simile tornerebbe nello Yemen? «In questo momento no, anche perché mia moglie aspetta un secondo figlio - risponde lo psichiatra -. Certo mi è rimasto il rammarico di non aver visitato la parte più bella di quel Paese proprio a causa del rapimento». [Ansa]
Persone citate: Alfonso Ferraro, De Notaris, Ida Genovese, Mariella Palumbo, Notaris, Svevo
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