« Volevano incastrare Taormina» di P. Col

« Volevano incastrare Taormina» L'ex banchiere finisce a giudizio il 29 giugno per calunnie contro il legale « Volevano incastrare Taormina» Patini alpm di Napoli: era la manovra del Pool MILANO. «Io ho la sensazione che lui o chi di dovere, fosse interessatissimo al discorso su Taormina e mi ricordo che mi chiese se io avevo delle idee sui conti mossi da Taormina...». Sono le 11,50 del primo novembre 1996. Davanti ai pm di Napoli, Francesco Pacini Battaglia, il plurinquisito banchiere italo svizzero, punta il dito contro oscure manovre ordite ai suoi danni per indurlo a mettere nei guai l'avvocato Carlo Taormina, uno dei "nemici storici" del pool Mani Pulite, nonché difensore di numerosi indagati di Tangentopoli, tra cui il generale della Finanza Luigi Cerciello. «Chicchi», secondo il suo stile migliore, dice e non dice, ma fa capire abbastanza chiaramente di essere stato inconsapevolmente manovrato dai magistrati del pool. Un'accusa che si sgonfierà ritorcendosi contro lo stesso banchiere, rinviato a giudizio per calunnia nei confronti di Taormina. L'udienza preliminare è fissata per il 29 giugno. Tutto nasce da alcuni rapporti compilati dal maresciallo capo della Gdf Salvatore Scaletta, per alcuni mesi, tra il '95 e il '96, incaricato dal pm Piercamillo Davigo di sentire Pacini Battaglia come confidente proprio in relazione all'inchiesta su Cerciello. In uno di questi rapporti il maresciallo scrive che - a detta del "confidente" - «sul conto corrente Trend set, acceso presso la Lloyds Bank di Zurigo (già oggetto di verifiche in relazione alla vicenda Eni) sarebbero, nel periodo compreso tra il 1990 e il 1993, confluiti 3 bonifici di denaro, di importo cospicuo, costituiti da ricavi non fiscalmente dichiarati dell'avvocato Carlo Taormina». Secondo il "confidente" Pacini Battaglia, il denaro attraverso un giro di conti sarebbe servito all'avvocato Taormina per "comprare" alcuni testimoni al processo napoletano contro l'ex ministro Antonio Gava, suo assistito. Accuse gravissime, che da Milano vengono trasmesse all'autorità giudiziaria di Napoli e fanno aprire un'inchiesta nei confronti del lega¬ le, al termine della quale Taormina verrà completamente prosciolto, perché nessuna delle circostanze riportate nella relazione del maresciallo si dimostrerà vera. Pacini Battaglia a questo punto, denunciato per calunnia da Taormina (che nelle relazioni di servizio veniva descritto come uomo vicino ai servizi segreti e alla camorra) messo a confronto con il maresciallo Scaletta smentisce tutto. 0 meglio, smentisce di aver mai fatto confidenze di quel tono al maresciallo incaricato da Davigo. E aggiunge anzi che era lo stesso a sollecitarlo affinché Taormina venisse incastrato: «Tutte le volte che m'incontrava mi domandava: sapevi nulla, hai scoperto nulla su Taormina, mi puoi aiutare su Taormina?». Successivamente però, interrogato anche a Milano, per una querela di Taormina nei confronti di alcuni quotidiani che pubblicarono le relazioni di Scaletta, Pacini, secondo i pm, si rimangerà in parte le smentite. [p. col]