«Mancano strade; troppe tasse» di Roberto Ippolito

«Mancano strade; troppe tasse» INTERVISTA INODI DEL SUD «Mancano strade; troppe tasse» Divella: solo chi evade può investire LROMA E strade che mancano. Il fisco che mangia le risorse. E' la via Crucis dell'imprenditore nel Sud raccontata da Francesco Divella, industriale barese della pasta e consigliere dell'Istituto per il commercio estero. E allora, dottor Divella, per lei la manifestazione per l'occupazione è utile? «Se mobilitare la piazza serve per raggiungere l'obiettivo dell'aumento dell'occupazione (ma io sono perplesso) che si facciano tante manifestazioni». Ma lei pensa che si riesca a fare qualcosa di concreto? «Ho il dubbio che l'entrata nell'Euro e il doverci restare non consentano di allargare i cordoni della borsa. Così gli investimenti si annunciano, poi non si vede niente». Vuole che lo Stato torni a spendere molto? «In passato i risultati in buona parte non ci sono stati perché le risorse prendevano strade diverse dagli investimenti produttivi. Se l'Italia fosse larga e appollaiata sotto l'Europa non avrebbe problemi. Ma la Puglia dista dal resto del Continente 1300 chilometri, Reggio Calabria 1700». Lei che cosa chiede? «Molti mettono al primo posto la richiesta di una maggiore flessibilità per il lavoro. Io ci credo poco: se un investimento non va bene, si è costretti a licenziare. Io metto al primo posto le in¬ frastrutture al Sud: strade, porti, aeroporti. Come pugliese sto aspettando che si realizzi il terminai porta container a Taranto. Da Ancona a Reggio Calabria non esiste un porto. Sono costretto a portarle le mie merci a Napoli. E poi...». Quali altri problemi pone? «Poi ci sono troppe tasse. Non è possibile che non ci siano facilitazioni per gli investimenti produttivi al Sud. E che fino al 1997 la tassazione sui redditi d'impresa è stata pari al 62%. E per il '98 stiamo studiando gli effetti dell'Irap. Chi ha avuto la fortuna di evadere...». Una fortuna? «Voglio dire che chi ha avuto questa fortuna, risparmiando quel 62%, ha avuto la disponibilità di risorse per investire». Evadere però non è morale. «Dopo aver versato allo Stato il 62% resta poco per gli investimenti. Non invito certo all'evasione, perché come dice lei non è morale non pagare le tasse, ma constato che solo chi ha evaso ha potuto destinare risorse a nuove iniziative. Mi auguro che manifestazioni come quella di Roma consentano di sensibilizzare le forze politiche a tener bene in evidenza il problema delle aree svantaggiate. Bisogna chiedersi perché il governo, conscio del problema Sud, non si muove». E secondo lei perché? «Forse perché nelle casse mancano i soldi». Per i sindacati i soldi ci sono, ma non ven¬ gono spesi. «Bisogna chiarire se non si può spendere o non si sa spendere. Ma vorrei parlare anche dei contratti d'area considerati uno strumento decisivo. Sono d'accordo con il segretario della Cisl D'Antoni secondo cui non bisogna limitare i contratti d'area, introducendoli a macchia di leopardo. Ci devono essere in tutto il Sud. Prendiamo quello di Manfredonia: è stata tirata una linea; chi sta da una parte usufruisce delle agevolazioni, chi sta dall'altra no». Sono così convenienti i contratti d'area? «Sono previste la fiscalizzazione degli oneri sociali e la detassazione con vantaggi enormi. Però bisogna creare condizioni favorevoli per gli investimenti. Invece c'è anche il problema delle aree industriali: molte sono tali solo sulla carta. Quando un imprenditore si presenta si accorge che si tratta di lande deserte». Addirittura? «Anche nel mio Comune, Rutigliano, c'è un'area industriale di duecento ettari. Quando otto anni fa ho realizzato un nuovo stabilimento, ho dovuto impegnare 12-13 miliardi per opere di urbanizzazione, strade, acqua, energia, depurazione. Un industriale del Nord che trova le zone industriali solo nei piani regolatori fa marcia indietro». Roberto Ippolito

Persone citate: Divella, Francesco Divella