Fazio: le Borse a rischio di crisi di Stefano Lepri

Fazio: le Borse a rischio di crisi Il governatore di Bankitalia avverte: non ci salveremo da un altro crollo asiatico Fazio: le Borse a rischio di crisi «Troppe cause di instabilità» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO «Già nel corso di questo secolo l'instabilità finanziaria è apparsa prendete il sopravvento; ma allora si riuscì, con uno sforzo di pensiero e di azione, a prendere le necessarie contromisure»: come presagio di sciagura non c'è male, in queste parole di Antonio Fazio che paragonano i rischi di oggi alla grande crisi del '29. Secondo il governatore della Banca d'Italia viviamo dunque sull'orlo del baratro, in una situazione in cui «i rischi di instabilità sono enormi» e il dissesto dell'Asia ci riguarda tutti. Visto che dalla crisi del '29 vennero l'ascesa di Hitler e l'estensione del potere di Stalin, c'è (magari pensando alle bombe atomiche dell'India e del Pakistan) da rabbrividire. Non è facile che presti ascolto a simili profezie l'Occidente delle Borse a livelli record. Non sembra aria, nemmeno nella Firenze inondata di sole e di turisti (ma i giapponesi quest'anno sono pochi, guarda caso) dove si è svolto ieri il convegno dell'associazione in memoria di Guido Carli, che Fazio presiede. Le «idee sul futuro del sistema monetario internazionale» che qui si dovevano cercare partono, secondo il governatore, dalla constatazione che il sistema monetario internazionale non si riaggiusta da sé per magia di mercato, va governato; «un mondo di capitali liberi e mobili non è un bene in sé». «Siamo seduti su una polveriera», rilancia l'economista Paolo Savona. Lo preoccupano soprattutto i «derivati», i nuovi strumenti finanziari dell'ultimo decennio {futures, options, swaps e così via), che possono esasperare i movimenti dei mercati in una direzione o nell'altra. Per la prima volta Fazio offre una stima del «valore nozionale complessivo della finanza derivata» nel mondo: 60.000 miliardi di dollari, ovvero cento milioni di miliardi di lire. Per farla breve, l'attuale basso livello dai tassi di interesse a lungo termine, che prolunga la crescita americana, fa sperare all'Europa di imitare gli Usa, ed esalta le Borse, è l'altra faccia della crisi del Giappone. Il Giappone non investe, non spende ed accumula avanzi commerciali crescenti soprattutto con gli Usa: «I tassi del mercato monetario si situano in prossimità dello zero» ma «la domanda interna non riprende». Ecco dunque, secondo il governatore, «un tipico caso di trappola della liquidità, che comporta un deprezzamento dello yen, una riduzione dei tassi di interesse a livello globale, un aumento dei corsi azionari negli Stati Uniti e in Europa». Da un simile assetto derivano rischi di correzione brusca in diverse direzioni (immaginare gli scenari susseguenti tocca ad altri: potrebbe essere una svalutazione deUo yuan cinese che trascini di nuovo al ribasso tutta l'Asia, un crollo di Wall Street, un crack del sistema bancario nipponico). Il rimedio consiste, secondo Fazio, nel potenziamento del Fmi e della Banca mondiale ormai a corto di risorse. «Altre crisi potranno essere prevenute, come ho detto all'ultimo comitato interinale del Fmi, perché i motivi li conosciamo, sono più o meno simili», ma a ima condizione: rendere pubblici i giudizi del Fmi sulla politica economica dei Paesi anche quando non piaceranno ai governi in carica. «Per ripristinare condizioni ordinate nelle crisi del Messico e dell'Asia - ha detto Fazio - la comunità internazionale ha compiuto uno sforzo finanziario ingente, senza precedenti. Uno sforzo di tali dimensioni difficilmente potrà essere ripetuto». In Europa, dove «le conseguenze della crisi asiatica si sentiranno appieno quest'anno o il prossimo», il discorso di Fazio ha un sottinteso immediato. Le ultime previsioni degli analisti, secondo cui la convergenza dei tassi a breve nei Paesi Euro avverrebbe a fine '98 su livelli bassissimi, fino al 3,5% (un punto e mezzo in meno per l'Italia) potrebbero essere falsate dalla crisi giapponese. E' presumibile quindi che la Banca d'Italia sarà lenta e cauta nel ridurre. Nel convegno fiorentino Fazio ha confessato per la prima volta a chiare lettere di «non essere un entusiasta» dell'Euro; ma si dice fiducioso che lui e gli altri governatori, abituati a collaborare, sapranno farlo funzionare. «Siamo sul crinale tra il paradiso e l'inferno», dice dell'unione monetaria Giuliano Amato, oggi professore all'Università europea di Firenze, riformulando in modo più drammatico l'immagine del «purgatorio» usata da Fazio tempo fa. Per lui la scommessa si doveva senz'altro fare, resta però rischiosa: «Nell'Euro ci potremo anche affogare». Fazio, gettatasi dietro le spalle la riluttanza, conferma però il tiro alla fune tra le competenze di Francoforte e quelle delle banche centrali nazionali: «C'è troppa enfasi sulla Banca centrale europea - dice perché saranno le banche nazionali a emettere l'Euro, e i sistemi bancari nazionali continueranno a fare riferimento a loro; sui mercati Wim Duisenberg interverrà solo in caso di urgenza». . Stefano Lepri Il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio

Persone citate: Antonio Fazio, Giuliano Amato, Guido Carli, Hitler, Paolo Savona, Stalin, Wim Duisenberg