«Erario meno esigente nel '98» di Raffaello Masci
«Erario meno esigente nel '98» «Erario meno esigente nel '98» Prodi: il calo è quasi di un punto ROMA. La pressione fiscale non è affatto esorbitante, anzi, è stata abbassata di «quasi un punto» nel '98 rispetto al '97. Così sentenzia Romano Prodi - nel «Rapporto di Primavera» presentato ieri a Roma - tessendo le lodi del suo governo e rimbeccando, di conseguenza, le cassandre della protesta fiscale, da Confindustria a Confcommercio passando per l'Istat che nel suo rapporto annuale presentato il mese scorso aveva individuato addirittura un incremento dello 0,7%. Ma tant'è, e il presidente del Consiglio si dice dunque soddisfatto della performance economica del Paese da lui guidato (che sia la storia dell'oste e del vino?). Prodi sottolinea che il governo ha dato avvio a «grandi riforme settoriali che, ridefinendo il sistema delle entrate e riducendo le spese, rendessero permanenti i risultati raggiunti». E i risultati, in materia fiscale, sono per esempio (oltre alla riduzione della pressione), «una quota maggiore di prelievo proveniente da imposizione indiretta» e quindi un sistema capace di ottenere di più dai lavoratori autonomi, da sempre «presunti innocenti» in materia di tasse. Il «Rapporto di Primavera)) voluto 18 anni fa da Alfredo Vinciguerra e continuato dopo la sua prematura scomparsa dal figlio Giovanni, fa ogni anno un check up della vita italiana, chiedendo un contributo ai protagonisti istituzionali della medesima (l'industria a Fossa, il lavoro a Treu, la Difesa ad Andreatta e così via). Il capitolo «governo», affidato a Romano Prodi, è quello che fotografa la «situazione Italia» in termini più generali e quest'anno si presenta con un taglio marcatamente economico. «Nel '97 - spiega Prodi - la spesa pubblica italiana al netto degli interessi è stata pari al 41,8% del pil (è del 44,6% in Germania) e l'indebitamento netto della pubblica amministrazione rispetto al pil è passato dal 7% del 1995 al 6,7% del 1996 e al 2,7% del 1997. La bilancia commerciale, poi, ha registrato nello scorso anno un surplus di oltre 51 nnliardi, che rappresenta quasi il 40% di quello dell'Unione europea. Sul fronte degli scambi commerciali, invece, l'export si è attestato al 23% del pil mentre l'import è stato del 20%». Tutto si tingerebbe di rosa, dunque, se non ci fossero il Sud e l'occupazione a gravare funestamente sulla marcia trionfale del governo. «Se il risanamento del bilancio scrive ancora Prodi - era indispensabile per entrare in Europa, lo sviluppo del Mezzogiorno è oggi la condizione necessaria per restarci» ed è necessario rinforzare le convenienze per gli investimenti produttivi in quell'area. Il segretario della Cisl, Sergio D'Antoni, ricorda come al Nord l'occupazione sia cresciuta nel 1997 dello 0,4% mentre al Sud è diminuita portando le persone in cerca di lavoro dal 21,3% al 22,6%. A lui risponde ancora Prodi sostenendo che nel Mezzogiorno le agevolazioni del «pacchetto Treu» comportano nel primo anno un costo medio del lavoro inferiore di oltre il 30% a quello del Centro-Nord. Inoltre, secondo il presidente del Consiglio, nei contratti d'area il costo del lavoro e deU'mvestimento è inferiore a quello dell'Irlanda e del Galles. Raffaello Masci
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