Fisco, arriva l'«evasometro»
Fisco, arriva l'«evasometro» SUPERISPETTORI La Confartigianato ammonisce: attenzione a non creare pregiudizi Fisco, arriva l'«evasometro» Partono i controlli incrociati su aree e settori ROMA. Si chiama «Evasometro» e, come dice il nome, è lo strumento messo a punto dal Secit, il servizio degli «007» del Fisco per combattere evasori totali e parziali. Segue meccanismi semplici che consentono di selezionare aree e settori a «rischio di evasione», sulle quali saranno indirizzate le forze delle Finanze nei controlli. E quindi andare a prendere chi non paga le tasse. Il nuovo strumento è stato elaborato da un gruppo di lavoro che ha studiato le modalità per confrontare i dati strettamente fiscali con quelli utilizzati da altri organismi (come Inps e Istat) al fine di evidenziare gli «scostamenti significativi». La «nuova via» è stata usata anche per fissare una procedura operativa che consenta di scovare gli evasori totali. Questi i primi risultati: il «terziario privato» (commercio, esercizi pubblici, alberghi) è a rischio d'evasione più che l'industria; il Sud ha uno «scostamento percentuale maggiore» tra dati fiscali e indici nazionali mentre «in valore assoluto» il rischio è concentrato al Nord. Qual è il metodo usato? L' analisi economica evidenzia una sotto-fatturazione dei beni venduti ai consumatori e una sovrafatturazione dei costi per i beni intermedi. La messa a punto dell'«Evasometro» è partita da uno studio, al quale hanno contributo anche la Sogei, la Banca d'Italia, ristati l'Ispe, l'Inps e l'Istituto Tagliacarne. Una sintesi viene riportata sul rapporto annuale Secit nel quale viene spiegato che «il risultato conseguito con tale studio può costituire valore segnaletico del grado di pericolosità fiscale di determinate branche o di una determinata area territoriale». La metodologia usata e complessa: sono state esaminate le differenze, nei diversi settori, tra il valore aggiunto della contabilità nazionale (Istat) e quello rilevato dalle dichiarazioni Iva. Gli studi già fatti su questo sono stati affinati e corretti matematicamente, sia per tener conto delle specificità produttive, sia delle realtà territoriali. Ad esempio il fatturato e l'Iva dichiarati da una grande azienda nella propria sede legale sono stati spalmati sul territorio in base ai siti produttivi e ai lavoratori impiegati. Due altre analisi, poi, hanno messo a fuoco i meccanismi di evasione interni delle imprese: la prima ha confrontato i consumi finali e l'Iva, individuando che viene dichiarato meno incasso dai consumi finali (rispetto a quanto risulta dai dati macro-economici) e più ai consumi intermedi (che rappresentano i costi che le imprese «scontano» dall' imponibile da dichiarare). La seconda è servita per far risaltare le incongruenze tra margine operativo lordo e risultato loro di gestione dei redditi d'impresa. Se l'«Evasometro» ha consentito di individuare settori sui quali concentrare i controlli, un'altra procedura - che parte sempre dall'uso di informazioni esterne al Fisco - è stata messa a punto per scovare gli evasori totali. Si parte dalla differenza tra la ricchezza che emerge dai dati dell'Ancitel (sugli immobili) e quanto dichiarato al Fisco ma anche dalla discontinuità nella presentazione della denuncia dei redditi, per poi procedere con «indagini mirate tramite questionari» e «accessi diretti» da parte di ispettori della Guar dia di Finanza. L'evasometro non convince appieno la Confartigianato, che si dice favorevole ai metodi scientifici, ma sottolinea che bi sogna fare attenzione a non pre costituire «giudizi sommari < strumentali sulla pericolosità di zone e settori di attività». «Ben vengano tutti gli strumenti per smascherare l'evasione fiscale e le attività sconosciute al Fisco e all'Inps, che rappresentano qua si un terzo del sistema produttivo - ha detto il presidente del l'organizzazione, Ivano Spalan zani - . Ma i metodi scientifici non devono far dimenticare la garanzia della difesa dei contribuenti dai possibili errori da parte del fisco». Dalle incertezze sui risultati della lotta all'evasione, alle cer tezze della vendita dei tabacchi lavorati in Italia (addetti del settore: circa 325.000; consumo finale: oltre 90 milioni di chilo grammi.). Secondo i dati di una ricerca Nomisma, lo scorso anno il ricavato è stato di circa 20.000 miliardi di lire, lo Stato ha incassato 14.600 miliardi di lire a titolo di imposte indirette, l'in cidenza dei gettiti dei tabacchi lavorati sul totale delle imposte indirette dello Stato ha superato il 6%. La benzina, il tabacco si conferma quindi la componente più rilevante delle entrate dello Stato. L'Italia è al primo posto in Europa nelle esportazioni, con il 40%, mentre a livello mondiale è terza con 1' 8% del mercato dopo Brasile (17%) e Stati Uniti (12%) [r. e. s.] li ministro delle Finanze Vincenzo Visco
Persone citate: Ivano Spalan, Vincenzo Visco
Luoghi citati: Brasile, Europa, Italia, Roma, Stati Uniti
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