«Non sono l' untore dell'epatite»

«Non sono l' untore dell'epatite» Sfiorato dall'inchiesta sulle 9 morti nel reparto di ematologia, ha lasciato alla moglie una lettera di accuse «Non sono l' untore dell'epatite» Pesaro: suicida un portantino dell'ospedale PESARO NOSTRO SERVIZIO La decima vittima dell'epatitekiller, il virus lo aveva in corpo, ma non è stato quello ad uccidere. Ci hanno pensato una corda bianca, un nodo scorsoio, un salto da un tavolo nella farmacia interna dell'ospedale «San Salvatore». Si è ucciso così, impiccandosi, C. G., 45 anni, portantino sfiorato da accuse-macigno nel caso, sempre più intricato, dei nove morti del reparto di ematologia del professor Guido Lucarelli. Lo hanno trovato ieri mattina, dopo una notte in cui la moglie e il figlio lo avevano inutilmente cercato. L'estremo gesto a notte fonda, dopo aver scritto una lettera alla moglie e un bigliettino per il maresciallo della Procura che lo attendeva in mattinata per un confronto nell'ambito dell'inchiesta sui nove morti. La lettera è un atto d'accusa nei confronti del primario Lucarelli e di una sua assistente. «Hanno chiuso il cerchio attorno a me. Si sono messi a tavolino per costruire contro di me una serie di prove. Il cerchio è chiuso, ma io sono innocente. Non c'entro niente con la vicenda dell'epatite». Poi un appello alla moglie: «Fai chiarezza, trova i colpevoli di quanto è accaduto. Fa in modo che ciascuno paghi per le sue colpe». Più l'incarico operativo al suo avvocato, Roberto Brunello di smascherare chi ha sbagliato. E' un addio drammatico quello di C. G., che aveva lasciato dopo molti anni di lavoro il reparto di ematologia nel luglio '97 in dissidio con il primario; che era finito, fin da subito, nel mirino dei sospetti in quanto portatore sano del virus dell'epatite B; che si era rivolto all'avvocato dopo essere stato sottoposto a sua insaputa a delle analisi di verifica, poi risultate negative, visto che il genoma del virus killer era diverso dal suo; che era stato chiamato in causa, seppure indirettamente dall'accusa di «sabotaggio» rivolta a ignoti dal primario Guido Lucarelli. Non a caso, seppure senza enfasi, la magistratura aveva disposto nei confronti dell'uomo una perquisizione domiciliare, trovando alcuni farmaci che gli erano valsi un'accusa di peculato. Non a caso, nella mattinata di ieri era previsto un confronto con una collega del reparto di ematologia, da dove, secondo indiscrezioni, lo avevano accusato di aver sottratto una provetta e alcune cartelle cliniche. ((Avremmo finalmente saputo chi lo accusava direttamente spiega l'avvocato Brunelli - e non era il primario. L'altro giorno avevo parlato con il mio cliente di quest'appuntamento e non avevo colto alcun segnale che potesse far pensare ad un atto estremo». I colleghi di lavoro della farmacia dell'ospedale sono della sua stessa lunghezza d'onda: «Un ragazzo bravissimo». Solo con gli amici di via Branca, dove passava i momenti liberi a discutere della sua grande passione, il calcio, proprio l'altra sera aveva parlato in generale di suicidio. Commentando: «Certo, ci vuole un bel coraggio a farlo». La moglie, appena arrivata davanti al corpo senza vita, non ha resistito, gridando: «Me lo avete ammazzato». E poi, più tardi: «I responsabili dovranno sputare sangue». Il fratello racconta la lettera («la verità è una e noi la sappiamo. A tempo debito la saprete anche voi...») come un estremo atto d'accusa o la spiegazione di un gesto che vale un'assoluta protesta d'innocenza nei confronti di chi aveva collocato il suo nome vicino ai nove morti. In parole povere, il primario Guido Lucarelli, indagato di omicidio colposo, ritornato al reparto dopo una brevissima autosospensione, ha detto di non sentirsi «assolutamente in colpa» per il suicidio: «Né io né i miei collaboratori, perchè nessuno di noi ha mai fatto un'azione contro questo portantino, anche se so che verremo considerati i suoi persecutori». Almeno su questo stato d'animo tutti sembrano d'accordo. «Una tragedia improvvisa che ci ha profondamente colpito - ha detto il direttore generale della Ausi Ricciarelli - perché quest'uomo apparteneva alla nostra struttura, faceva parte della nostra comunità». Nessuno in ospedale ha voglia di commentare il gesto dell'ausiliario. Taglia corto il primario del reparto di malattie infettive e presidente del Comitato infezioni ospedaliere Enzo Petrelli, che durante l'illustrazione dei risultati dell'indagine dell'istituto Spallanzani, parlò del controllo fatto sul dipendente. Ora, ribadisce soltanto che il genoma del virus che aveva colpito C. G. era completamente diverso da quello del virus killer. Chiuso a riccio anche il direttore sanitario Giovanni Fiorenzuolo, che giustificò il controllo come un atto dovuto. «Non ho niente da dire. Questo fatto mi ha sconvolto personalmente». Una frase, un ritornello che si ripete più volte nelle corsie dell'ospedale. [1.1.] «A tavolino hanno costruito una serie di prove contro di me» «Il cerchio è chiuso ma io sono innocente Trova tu i colpevoli» CINQUE PUNTI PER UN GIALLO LE VITTIME. Sono nove i morti per epatite Bdal dicembre 1997 al 15 febbraio '98. In comune hanno un periodo di ricovero nel reparto di ematologia dell'ospedale di Pesaro, in ottobre, con due portatori sani del virus (anche loro tra le vittime). LE IPOTESI DI INDAGINE. Due farmaci, l'eparina o la lidocaina, come veicolo di infezione (tramite uso non corretto di siringhe e flaconi), oppure una pratica errata durante la sperimentazione dei fattori di crescita dei midollo osseo, o ancora la tesi del sabotatore L'INCHIESTA. Le indagini sul contagio sono due, una della magistratura (i periti presenteranno le conclusioni il 18 settembre) e un'altra parallela del ministero della Sanità L'INDAGATO. Il professor Guido Lucarelli, primario del reparto di ematologia, è l'unico indagato. E' accusato di omicidio colposo plurimo. Dopo la scoperta del virus in un contenitore di azoto si è sospeso per un breve periodo dal servizio IL SUICIDIO. Un infermiere, C.G., 45 anni, si impicca nei sotterranei dell'ospedale. In tasca ha una lettera, per spiegare la sua innocenza rispetto all'accusa, che lo aveva sfiorato, di essere il presunto sabotatore Il professore Guido Lucarelli primario del reparto di ematologia e un laboratorio dell'ospedale di Pesaro