Yemen, rapiti nove turisti italiani

Yemen, rapiti nove turisti italiani SANA'A Ennesimo sequestro effettuato da tribù ribelli. La Farnesina attiva l'unità di crisi Yemen, rapiti nove turisti italiani Due donne colte da malore sono subito rilasciate SANA'A. Rapiti in vacanza tra i suk dello Yemen, la terra della regina di Sheba: è successo ancora una volta ad un gruppo di turisti italiani, nove, cinque uomini e quattro donne, partiti dall'Italia l'8 giugno con «Avventure nel mondo». La loro identità non è ancora stata resa nota: si sa solo che tra i rapiti ci sono due romani e che il capo del gruppo è di Verona. Cinque uomini armati di kalashnikov, una consuetudine per gli yemeniti, hanno bloccato la comitiva nella zona costiera di Mukalla, 530 km a sudest della capitale, nell'Hadhramaut. I rapitori, della tribù al-Maaarazeeq, hanno poi liberato due delle donne che sono state colte da malore. Le due, dopo avere ricevuto assistenza medica, sono rientrate nella capitale. Il sequestro è stato ideato da Mohammed Haidarah Mashhour, un notabile della tribù, che ha fatto condurre i turisti in una zona montagnosa. Paolo Nugari, uno dei responsabili di «Avventure nel mondo», racconta: «Le famiglie dei rapiti sono state avvertite ieri sera. Sono in costante contatto con l'ambasciata italiana a Sana'a. I rapitori hanno chiesto di riavere un'auto che era stata sequestrata dalla polizia locale. Hanno aggiunto che non vogliono fare del male agli italiani». Nella zona dove è stato compiuto ir rapimento sta arrivando la polizia. Analoghi rapimenti - di turisti italiani o di altre nazionalità - si sono sempre risolti felicemente nel giro di pochi giorni: proprio a causa di questi precedenti, la Farnesina ha più volte sconsigliato i viaggi nello Yemen, considerato un paese a rischio. Nello Yemen il rapimento di stranieri viene spesso praticato come mezzo di pressione da gruppi tribali che ritengono di avere subito torti dal governo centrale per vedere accolte le loro richieste, riguardanti per lo più banali questioni econo¬ miche. Finora i sequestri hanno avuto esito felice: i rapiti sono stati trattati bene e rilasciati incolumi. Lo Yemen, che occupa l'angolo a sudovest della penisola araba, è uno dei paesi più poveri e insieme paesaggi- sticamente più suggestivi del mondo. I palazzi degli imam, resti di un'antico splendore, sono stati trasformati dagli abitanti in alberghi caratteristici, adatti a chi ama il turismo d'avventura. Sono numerosi i rapimenti di turisti stranieri avvenuti nello Yemen, tutti risoltisi in pochi giorni e senza che nessuno degli ostaggi abbia subito gravi conseguenze. L'ultimo sequestro di un turista straniero nello Yemen risale al 19 aprile scorso, quando la vittima fu un insegnante britannico con la moglie e il figlio. Nei giorni scorsi alcune tribù avevano raggiunto un accordo con il presidente yemenita Ali Adallah Saleh in base al quale si impegnavano a non ricorrere più al rapimento come mezzo di protesta e pressione sul governo. L'ultimo episodio che ha riguardato turisti italiani risale al 14 agosto scorso, quando una comitiva di sei napoletani venne sequestrata nel sud del paese e una di quattro cuneesi venne rapita mentre dalla capitale Sana'a si stava recando verso il nord dello Yemen. Tutti vennero rilasciati il giorno dopo. In precedenza il 6 agosto 1997 era stato rapito ad un centinaio di chilometri da Sana'a un turista di Merate (Lecco), Giorgio Bonanomi, rimasto prigionero di un gruppo di uomini armati per cinque giorni. Il 26 luglio 1997 due turisti romani cinquantenni, Luigi Archetti e Maria Paola Moriconi, vennero rapiti dagli uomini dello sceicco Abdel Aziz al Bukhair sulla strada per Taif. Il loro sequestro durò 36 ore e vennero liberati grazie all'intervento del governatore di Sana'a. [Agi] Qui a fianco una cartina dello Yemen e un'immagine di Mukalla dove sono state portate le due donne rilasciate dai ribelli

Persone citate: Abdel Aziz, Giorgio Bonanomi, Luigi Archetti, Maria Paola Moriconi, Mohammed Haidarah Mashhour, Paolo Nugari, Saleh