L'America tradita dai re dello scoop

L'America tradita dai re dello scoop Licenziata Patricia Smith, finalista al Pulitzer: si inventava le notizie e i personaggi L'America tradita dai re dello scoop Nuovi falsi giornalisti WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Claire sta pensando alla morte da settimane ormai, da quando il suo medico ha pronunciato quella parola tremenda, da quando ha capito perché era sempre così maledettamente stanca». Così Patricia Smith, una delle «penne» migliori del giornalismo americano, vincitrice di premi e finalista al Pulitzer quest'anno, cominciava la sua rubrica dell'11 maggio scorso sul Boston Globe a proposito di una donna malata di cancro che aveva appena saputo degli effetti miracolosi della terapia del dottor Folkman sui topi. «Non sono orgogliosa di me», proseguiva Claire, «ma ammetto di aver subito pensato: "Strofinatemi quella roba addosso, datemela in pillole, iniettatemela nelle vene. Se potessi rubarla lo farei. Se potessi mettere le mani su quelle sostanze ingoierei tutto, anche il topo"». Un articolo - un «pezzo» in gergo giornalistico - efficace, commovente, di sicura presa. E completamente inventato. La signora Claire non è mai esistita. Così come non sono mai esistiti Jim Burke, Janine Byrne, Dorothy Gibson e tanti altri personaggi descritti e ampiamente citati nelle ' rubriche della Smith. Insomma, ci risiamo. Ancora una volta una «firma» di prestigio cede alle lusinghe dell'immaginazione, viola le regole più elementari della professione, si fa pizzicare. E messa alle strette dai suoi capi, la Smith - una delle voci più seguite e rispettate a Boston, autrice di alcuni volumi di poesia - confessa e viene licenziata in tronco. Ieri mattina si è congedata dai suoi lettori con un ultimo sfoggio di bella scrittura: «Di volta in volta, per creare l'effetto voluto o sottolineare meglio il mio messaggio, ho attribuito virgolettati a persone mai esistite. Davo loro un nome, spesso anche una professione, ma non potevo dar loro ciò di cui più avevano bisogno - un cuore che batteva davvero. E così facendo ho violato il primo comandamento del giornalismo: "Non falsificherai i fatti". Mai, senza eccezioni». Matthew Storin, il diretto re del Boston Globe (di prò prietà del New York Times) che aveva deciso di avviare controlli sulle rubriche della Smith perché alcune citazioni, alcune situazioni «erano semplicemente troppo per fette», ha reagito con coster nazione. «Patricia Smith è una scrittrice di straordinario talento», ha detto. «E que sta vicenda è per me una vera tragedia». Ma non è una tragedia isolata. Già il mese scorso un altro giornalista che andava per la maggiore, il 25enne Stephen Glass, fu li- cenziato dal settimanale The New Republic per aver «abbellito» ben 27 dei 41 reportages scritti per la rivista. «Abbellito» è l'eufemismo usato da Glass nella sua confessione scritta. In realtà un'accurata verifica da parte dei suoi capi ha rivelato che buona parte dei servizi erano, più che «abbelliti», inventati di sana pianta. L'episodio Glass, il primo grosso scandalo da quando Janet Cooke dovette ridare il suo Pulitzer quasi vent'anni fa per aver inventato la storia commovente di un bambino tossicomane nel ghetto di Washington, lasciò tutti esterrefatti. Com'era possibile che un giovane di così grande talento, che tutte le più prestigiose testate ameri- cane si contendevano, che aveva un grande futuro davanti, rischiasse tutto in quel modo? E la risposta era sempre la stessa: la pressione sui giovani reporter che arrivano nella capitale in cerca di soldi e celebrità è fortissima, la competizione con i colleghi soffocante. Devono attirare l'attenzione dei direttori, dei ve¬ terani del press corps. E i fatti sono spesso troppo blandi per far brillare i loro servizi. Glass, poi, era un vero maestro della mistificazione, uno che s'inventava le citazioni, s'inventava le fonti, e cercava di dar loro una vita vera - una finta segreteria telefonica, un sito Internet per sviare i controlli dei «fact-checkers» (le riviste americane hanno redattori il cui unico compito è quello di verificare ogni citazione, ogni fatto negli articoli che vengono pubblicati, ndr). Lo scandalo Glass è stato un campanello d'allarme. Nelle redazioni in tutto il Paese i sospetti sono aumentati, i controlli sui «pezzi» sono stati rafforzati. E in un certo senso Patricia Smith è la prima «vittima» della nuova campagna che i giornali hanno avviato per proteggere la loro credibilità di fronte ai lettori. «La gente capisce che anche noi facciamo errori. Il nostro compito è di correggerli. E in questo modo ci vedono come siamo, onesti ma anche umani». Andrea di Robilant Il congedo dai lettori sul Boston Globe «Sono colpevole vi ho ingannato» La lotta per emergere è spietata, e molti soprattutto giovani sono pronti a tutto L'articolo inventato raccontava la tragica confessione di una malata di cancro Anote Una pagina del giornale The Boston Globe (sopra) che ha licenziato la giornalista finalista al Premio Pulitzer per aver inventato un articolo A lato lettori americani

Luoghi citati: America, Boston, Washington