«Austria, non tradire la Chiesa»

«Austria, non tradire la Chiesa» Una visita difficile: pochi fedeli e l'ombra di scandali e polemiche che hanno incrinato il rapporto con Roma «Austria, non tradire la Chiesa» Il Papa: la vecchia Europa si è inaridita SALISBURGO DAL NOSTRO INVIATO Ha accenti di passione l'appello che il Papa vecchio e stanco lancia ai cattolici austriaci: non lasciate la Chiesa, non abbandonate «il gregge di Cristo». Giovanni Paolo II parla ai fedeli di una Chiesa scossa dallo scandalo di un cardinale sospettato - e forse più che sospettato - di pedofilia, e dalle incomprensioni con Roma, alimentate anche da scelte sbagliate di Roma stessa, e sembra che dica: non datemi il dolore di lasciarmi, io che ho superato stanchezza, fatica e malattia per venire a vedervi. Certo le parole del Papa sembrano più una preghiera che un comando; e forse anche un implicito riconoscimento di un errore compiuto, nominando due persone come Hans Hermann Groer e Kurt Krenn, invise a molti cattolici, in posti di responsabilità, senza tener conto del parere delle Chiese locali. Il viaggio della riconciliazione di Roma con Vienna comincia sotto un cielo grigio e un vento freddo. Giovanni Paolo II è curvo, cammina appoggiandosi al bastone, legge lentamente una lingua che conosce benissimo sin da bambino; cerca di inserire qualche parola scherzosa, sembra molto affaticato. «E' sempre presente commenta l'arcivescovo di Vienna, Schoenborn - anche se il corpo...». Il viaggio nasce nella polemica, che si manifesterà soprattutto oggi a Sankt Polten, sede del contestatissimo vescovo Kurt Krenn. Ieri, a Salisburgo, gente lungo le strade, saluti, e un solo minuscolo cartello «contro»: «Pope go home, we want the Dalai Lama». Ma nel Duomo di Salisburgo, echeggiante delle note di Mozart, Giovanni Paolo II ha parlato come se fosse assediato da folle ostili. «Il Magistero non è un'invenzione umana per esercitare un predominio sulle anime - ha detto a fedeli che spesso hanno patito la gerarchia e le decisioni romane come un fardello insostenibile -, Cristo stesso ci ha affidato questo compito affinché la sua parola divina possa essere riproposta da labbra umane e divenire per l'uomo orientamento e sostegno». La folla intorno alla cattedrale era affettuosa, ma certamente non oceanica. Le travagliate vicende della Chiesa austriaca culminate nell'esilio del card. Groer in un convento a Dresda preoccupano il Papa, che ha toccato le corde dell'emotività come di rado si è sentito: «Il cuore del vescovo di Roma batte per tutti voi! Non abbandonate il gregge di Cristo, buon Pastore! Non uscite dalla Chiesa». La Chiesa austriaca ha scelto come logo del viaggio l'emblema nazionale, in cui però una colomba sostituisce l'aquila bicipite di asburgica memoria. Un viaggio dichiaratamente di riconciliazione, e l'omelia della cattedrale sembra calibrata su questa lunghezza d'onda. «La diversità dei ruoli rende qualche volta difficile trovare la strada giusta per il dialogo e la cooperazione», ha detto il Pontefice, parlando soprattutto ai laici, attivi e non sempre soddisfatti. «L'eguaglianza di dignità non significa nel gregge del buon Pastore eguaglianza d'Ufficio e di attività. I compiti particolari del ministero episcopale e sacerdotale non possono semplicemente passare ai laici». Ma per favore continuate a lavorare per la Chiesa, chiede Giovanni Paolo II: «Il vostro impegno non ha un prez¬ zo risarcibile in denaro». Il viaggio «deve» essere un successo: così ci ha detto il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn: «Io mi aspetto che la stampa internazionale capisca che la Chiesa in Austria non è solo una Chiesa ammalata ma che è una Chiesa viva, con problemi, veri proble¬ mi e gravi problemi ma con una vera vitalità. Ben viva». E le tensioni con Roma? «Siamo sulla strada del dialogo fra i vescovi e con Roma, e penso che non abbiamo altra scelta. Un dialogo nella verità, sincerità e carità. Questo significa essere in buon contatto con Roma, di informare, ma anche di ascoltare quegli aspetti della Chiesa universale che noi siamo in pericolo di dimenticare». Il Papa non dimentica l'Europa. E' l'altra faccia del viaggio. «Per edificare la nuova Europa - ammonisce Giovanni Paolo II nel saluto all'aeroporto - occorrono molte mani ma soprattutto molti cuori che non battano solo per la carriera e il denaro, bensì per l'amore di Dio e dell'uomo. Il mio auspicio è che il cuore d'Europa rimanga forte e sano». Ma papa Wojtyla ha un timore: «La vecchia Europa, che vuole diventare una famiglia di nazioni, sembra essersi inaridita». La «mensa del benessere e del consumismo seni¬ bra essere più attraente» del richiamo dei valori spirituali: «Per questo sono molti coloro che oggi vivono come se Dio non esistesse». Il Papa è giunto ieri sera a Vienna. A porgere il saluto al Papa vi erano i capi dei governi regionali della Bassa Austria, Erwin Proell e del Burgenland, Karl Stix, e il sindaco, Michael Haeupl. Dall'aeroporto il Papa si è recato nella Nunziatura apostolica di Vienna, dove alloggerà fino alla conclusione della visita. Stamane Giovanni Paolo II avrà un incontro alla Hofburg col capo dello Stato, Thomas Klestil. Nel pomeriggio, egli si recherà a St. Poelten, un'ottantina di chilometri a ovest di Vienna, dove celebrerà una grande Messa all'aperto. Marco Tosatti Giovanni Paolo II è apparso affaticato: «Il mio cuore batte per tutti voi, non abbandonate il gregge di Cristo, buon Pastore» zi consumismo sembra essere più attraente dei valori spirituali» li Papa con il presidente austriaco Klestil Su un maxi schermo le immagini della visita del Pontefice