Scalfaro: sul caso Moro KAntistato dietro le Br

Scalfaro: sul caso Moro KAntistato dietro le Br Ieri discorso alla commissione stragi Scalfaro: sul caso Moro KAntistato dietro le Br II Presidente ribadisce: Moretti e Gallinarifurono solo colonnelli ROMA. Non ci crede, Oscar Luigi Scalfaro, alle Brigate rosse di Moretti e Gallinari che autonomamente rapiscono Aldo Moro, lo tengono in ostaggio per 55 giorni e poi lo uccidono mettendo fine al suo disegno politico. Lo aveva detto poche settimane fa, a vent'anni dall'omicidio, e lo ripete oggi, davanti ai parlamentari della commissione d'inchiesta sulle stragi che ancora indagano su quel delitto che cambiò la storia d'Italia. «Io - spiega il Presidente della Repubblica nella sala del Quirinale dove riceve i commissari - sono sempre stato dell'idea che i brigatisti fossero solo dei colonnelli dell'anti-Stato». I generali e gli strateghi della battaglia terroristica, a suo giudizio, erano altri, ancora senza nomi e senza volti. Ritorna così l'interrogativo che lo stesso Scalfaro pose il 9 maggio scorso, in Parlamento: «Le intelligenze criminose che scelsero, mirarono e centrarono il bersaglio in quel momento politico essenziale, sono comprese nei processi celebrati contro le Br?». Ai commissari che avevano chiesto di incontrarlo dopo quel discorso e che ieri lo hanno ascoltato per circa mezz'ora (senza fare domande, com'era previsto) lascia intendere che la sua risposta è no, le menti del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro sono ancora coperte. Lo dice «da cittadino», Scalfaro, dopo aver «guardato i volti dei brigatisti e ascoltato i loro discorsi». Ma lui è pur sempre il primo cittadino della Repubblica, e dunque la sua è un'opinione che pesa e peserà: il «Gaso Moro» non è chiuso, ed~è necessario tenere «una porta aperta» per svelare i misteri .che restano,- j É non finiscono qui le opinioni del Presidente su quella tragedia italiana. Oscar Luigi Scalfaro, che nella De non era schierato con la corrente di Moro, ha sempre ritenuto mo¬ ralmente attribuibili all'ostaggio le lettere inviate dal «carcere del popolo», al contrario di chi - Cossiga in testa, come ha spiegato lui stesso l'altro giorno al processo Andreotti - non le considerava farina del suo sacco. Da uomo del dialogo qual era, ha ripetuto ieri il Capo dello Stato, era assolutamente logico che Aldo Moro tentasse una via d'uscita come quella che indicava coi suoi scritti dalla prigione brigatista. Ancora, la famiglia dell'ostaggio - alla quale Scalfaro è sempre rimasto molto legato, tanto che ogni anniversario ricorda con loro, privatamente, il leader De assassinato aveva il diritto di tentare tutte le vie per arrivare alla sua liberazione. Ogni tentativo era e sarebbe stato legittimo, nonostante la linea della fermez: 1 scelta dallo Stato. Infine, visto che c'è ancora molto da scoprire almeno a livello di mandanti occulti, il Capo dello Stato è ben lieto che la magistratura continui ad indagare sul sequestro e l'omicidio di Moro, come il procuratore di Roma Vecchione (che due giorni fa è stato ricevuto al Quirinale) volle precisare all'indomani del discorso di Scalfaro del 9 maggio. In quell'occasione Vecchione disse anche che dalle inchie'ste non sono emersi elementi Iper ritenere che dietro le Br ci fosse qualcun altro, ma su questo Scalfaro non fa commenti. Ben vengano, invece, nuove indàgini. «Ci ha rivolto un incoraggiamento autorevole a proseguire nel nostro lavoro», commenta il presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino. Il senatore verde Athos De Luca concorda e aggiunge: «A Scalfaro chiedo che anche lui faccia tutto il possibile/ a qualunque livello, perché la commissione possa finalmente ascoltare Bettino Craxi in Tunisia. Proprio per non restare fermi alle verità acquisite». [gio. bia.j

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