Eppure la genetica non è l'Apocalisse di Guido Ceronetti
Eppure la genetica non è l'Apocalisse r FUORI DAL eOHO 1 FVOMMLMRO Eppure la genetica non è l'Apocalisse ONO stato fortemente colpito dalle folgoranti e impietose riflessioni di Guido Ceronetti sulla Stampa di ieri («L'umanità infelice per nascita») a proposito dei crimini e misfatti della genetica. Turbato, ma non del tutto persuaso. Penso che ci siano in giro diverse persone che, apprezzando lo slancio morale, non possono però sentirsi rappresentate dallo straziante pessimismo di Ceronetti che vede soltanto la mostruosità del progresso di laboratorio e della manipolazione degli esseri viventi. Certo, i rischi li vediamo tutti e per questo invochiamo leggi adeguate. Ma l'indignazione di Ceronetti non prevede gradualità di timori e di condanne: è totale e totalizzante. Sicché a chi legge vengono in mente alcune domande positive, persino puerili, ma che possono concedere un attimo di tregua dopo un tale straziante grido di allarme. Per esempio. Gli uomini dominano da milioni di anni gli animali e li manipolano geneticamente. Dal lupo hanno tratto ogni varietà di cane da salotto o da tartufo, da caccia o da gregge, sopprimendo a randellate miliardi di cuccioli e inseguendo i propri piani genetici, prima e indipendentemente dalle provette. Quella è manipolazione gerteticà, attuata per selezione forzata e assassina. Cinesi e giapponesi hanno fatto altrettanto creando varietà mostruose di pesci decorativi e deformi. E così gli esseri umani hanno sempre fatto e fanno con patate e uccelli, girasoli e cavalli, gatti, piccioni, rose, barbabietole e quaglie. Ceronetti è travolgente e suggestivo quando afferma che la sterilità è un dono di Dio: da non manomettere. , Ma non ci spiega perché. E il perché ci sembra necessario, mancando per nostra miopia l'evidenza. Denuncia la mancanza d'amore nella maggior parte degli atti sessuali e come materia infernale la procreazione assistita (permettere di avere un figlio a chi lamenta qualche guasto nell'impianto), servendosi anche di una citazione di Ernst Junger, per nulla ovvia anche se di nuovo suggestiva e poetica, secondo cui «i figli della provetta saranno i criI minali di domani». E' terribiI le anche ammettere che Jun- ger la sapesse così lunga in una questione in cui profetare ci sembra particolarmente impegnativo, anche se poetico. E poi: non è forse vero che chi insegue un concepimento difficile con determinata volontà, compie con ciò stesso un profondo e indubitabile atto d'amore, forse superiore per qualità umana ai miliardi di «coiti» senza storia, senza nulla? Certo, gli scenari abbietti, blasfemi, corrotti e deprecabili che Ceronetti prevede e indica, fanno parte del panorama del possibile. Ma non è forse vero che sta all'uomo, a causa dei doni ricevuti da Dio o per la sua sviluppata capacità «genetica», capire e modificare, ma più che altro scegliere fra le diverse opzioni che lui stesso ha prodotto? L'invenzione della polvere da sparo, aprì le, pprte .sia. al motore a scoppio che alla mitragliatrice. Dov'è il bene e dove il male? Conosco scienziati che hanno brevettato dei virus capaci di riparare cuore e vasi arteriosi usando il materiale genetico del paziente. Che dire in questo caso? La soppressione in laboratorio di milioni di animali è di sicuro cosa abominevole se serve per produrre pellicce, ma come giudicarla se permette di arrivare al risultato di quegli scienziati americani che hanno trovato il modo di far morire i tumori chiudendo loro i rubinetti del sangue che li nutre? Il bestiario che Ceronetti ci prospetta di embrioni congelati figli di due padri e di due madri, di vergini dannate e altre comparse di «un faustismo da paranoici», è impressionante. Ma a noi sembra ancora nulla a confronto delle naturali e stramillenarie turpitudini del casolare in cui stupri, crudeltà, martini di bambini e donne si succedono torbidamente lontani dalla genetica, pericolosamente vicini alla natura. Paolo Guzzanti
Persone citate: Ceronetti, Ernst Junger, Paolo Guzzanti
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