GLI SCOOP SENZA VERITA' di Gabriele Romagnoli

GLI SCOOP SENZA VERITA' SCANDALO NEGLI USA GLI SCOOP SENZA VERITA' INEW YORK L direttore di giornale americano più citato dai suoi colleghi in tutto il mondo era solito intimare ai suoi reporter che si avventuravano in poco opportune verifiche: «Non rovinarmi questa bella storia con la verità». Per effetto di quell'avviso è nata una generazione di truccatori professionisti dediti a «rovinare le veritì: con una bella storia». Esiste, là fuori, in America, un mondo dove succede di tutto. Puoi farti dare la comunione da un ex detenuto per triplice omicidio; ballare il tango con una che ha fatto quattro figli in provetta e uno l'ha abortito perché non era più innamorata del padre, chiunque fosse; sederti nella metropolitana accanto a un vecchio che non risale in superfìcie dal 1967. O puoi inventarti tutto questo e raccontarlo a chi ti legge. 11 confine tra la «bella storia» e la «verità» è una linea d'ombra più spesso superata di quella che divide la California dal Messico. Ogni giorno la varcano giornalisti straccioni attirati dal miraggio della popolarità. Alla frontiera non c'erano più guardie dai tempi di Janette Cooke, indimenticata premio Pulitzer che scrisse sul «Washington Post» la «bella storia» del baby-eroinomane e ora lavora in drogheria. Le avevano ritirate per non lasciare troppi spazi bianchi nelle pagine e non creare un eccesso di offerta di commessi dal salumiere. Appena si sono riappostate e hanno fatto due controlli, così, a caso, hanno beccato il 25enne Stephen Glass che si era inventato 27 delle 41 «belle storie» pubblicate su «New Republic» e la 42enne Patricia Smith (già autrice in gioventù della recensione a un concerto mai visto, eppure finalista al Gabriele Romagnoli CONTINUA A PAG. 6 PRIMA COLONNA

Persone citate: Cooke, Patricia Smith, Pulitzer, Stephen Glass

Luoghi citati: America, California, Messico, Usa