Baggio passa le consegne di Marco Ansaldo

Baggio passa le consegne Baggio passa le consegne «Alex adesso è più importante di me, è giusto che giochi lui» SENLIS DAL NOSTRO INVIATO Baggio non abdica. Semplicemente si mette da parte nel Mondiale che da mercoledì è meno suo perché per sovvertire una gerarchia bisogna giocare ogni partita con un piglio divino e il Baggio visto con il Camerun non è indispensabile. Non ci sono più appelli per salvarlo. Prodi non lo chiederà a Maldini, Montezemolo non ha detto di aver rivisto il giocatore delle notti magiche. Il neobaggismo si è arenato a Montpellier. «Credo che oggi, più di me, sia importante Del Piero», dice in tv al Chiambretti d'Argentina. La scacchiera ritrova i pezzi antichi. Del Piero in campo, lui in panchina, «E' giusto che Alex ricominci da dove aveva finito ammette l'ex Codino -. Se Maldini vuole sono pronto a giocare contro l'Austria, se la pensa in un altro modo mi faccio da parte e tanti auguri, perché quello è il ruolo che mi avevano ritagliato chiamandomi. Sto bene: ci mancherebbe che fossi stanco alla seconda partita. Non è una questione di stanchezza ma di scelte che erano chiare fin dall'inizio». Lo dice come se le batoste degli ultimi tre anni gli avessero insegnato a guardare lontano. Oggi è così, domani può cambiare il ven- to: Baggio era un campione finito ed è tornato in Nazionale ripartendo da Bologna, chissà che da qui alla finale di Parigi non lo rilancino altre situazioni. «Comunque finisca, ho già dato qualcosa: il gol contro il Cile, l'assist per Di Biagio col Camerun. Mercoledì potevo fare di più e non ci sono riuscito, però almeno una cosa buona l'ho combinata e sono contento». Le basta? «No. Voglio dare il mio aiuto fino in fondo e spero di averne la possibilità. Per il momento mi va bene quello che ho fatto». Cosa ha pensato quando Maldini ha mandato in campo Del Piero: ha capito che era il passaggio delle consegne? «Era giusto dare ad Alex la possibilità di rientrare in partita. Come è un diritto di Maldini organizzare un'amichevole per valutare le sue condizioni e aiutare lui e chi ha giocato poco a ritrovare il ritmo». Cosa ha detto a Del Piero dopo a partita? «Niente. Ci vediamo tutti i giorni, mica una volta a settùnana. C'è amicizia. Se posso lo aiuto». Anche adesso? «Massi. Però lui non ha bisogno di consigli. Scherziamo, ci siamo detti che ci attende un'altra settimana di chiacchiere. Ho saputo che la partita ha avuto un'audience terrificante in Italia. Magari quando è entrato lui s'è sparsa la voce: c'è Del Piero, guardiamo la partita». Se è deluso, come lo descrive qualcuno, lo maschera bene. Com'era diverso il Baggio americano. Quale inquietucane esprimeva lo sguardo, incerto se credere a Sacchi quando gli diceva che era l'uomo più importante dell'Italia, e intanto le stesse cose le raccontava a Signori. «Sono tranquillo - ripete -. Vorrei giocare sempre, ma sono tranquillo». E anche sano, dopo la botta presa da Njanka? «Quando ti entrano a quel modo, subito ti senti rotto. Poi ti controlli e ringrazi se te la sei cavata con un bozzo: la mia partita non è più stata la stessa, la gamba mi faceva male, però non cerco scuse. Non ho reso al massimo». Ma voi fantasisti non dovevate essere protetti? «Ci hanno illuso ed è tutto come prima. Ronaldo ha preso un calcio da un marocchino, io e Del Piero siamo stati picchiati: di solito quando c'è una nuova regola gli arbitri all'inizio l'applicano con rigore, questa volta l'hanno disattesa subito. Hanno timore che si finisca in pochi, qualcuno non ha l'esperienza di campionati stressanti. E' difficile. Persino il Brasile ha faticato con la Scozia». E l'Italia che consegna a Del Piero può andare lontano? «Abbiamo il difetto di allungarci troppo quando passiamo in vantaggio, non siamo compatti come quando cerchiamo il gol. Soffriamo troppo ma siamo ben piazzati: dopo questa vittoria sarà più facile». Per Del Piero. Marco Ansaldo