E Cesarone gonfia il petto

E Cesarone gonfia il petto E Cesarone gonfia il petto «Tutta l'Italia ci ha scoperti e ci ama: forse è merito mio» SENLIS DAL NOSTRO INVIATO I tre gol al Camerun, i caroselli per le strade,,! venticinque milioni di guardoni incollati alla tv, la telefonata di Veltroni. Dov'è l'errore? Dopo il Cile, ci eravamo pianti addosso. Oggi è tutta una processione. Essere italiani è un mestiere, non una nazionalità: aveva ragione Flaiano. A Cesarone non sembra vero. SuU'fferaW Tribune, Rob Hughes gli ha sciolto l'ennesimo inno. La Cnn non lo molla più. I giornali francesi ne celebrano l'illuminato realismo. E poi Veltroni. «Mi ha chiamato per congratularsi, lui sì che è competente», cinguetta papà Maldini alludendo, mefistofelico, al biciclettaro Prodi. L'Italia s'è desta. Quasi negli ottavi, quasi sicura di evitare il Brasile. Ale. E con Alessandro Del Piero pronto a riprendersi il posto affittato a Roberto Baggio. La mini staffetta di mercoledì (venticinque minuti) è stata incoraggiante. Ecco allora che, per agevolarne la crescita e verificarne la tenuta in vista della sfida con l'Austria, «domani ci misureremo in amichevole con i dilettanti del Senlis». Calcio d'inizio, ore 16,30. A Maldini non piace parlare di passaggio di consegne, però siamo lì. Il Camerun non ha soltanto timbrato le gambe di Baggino e Di Biagio, ma elevato Christian Vieri al rango di capocannoniere. «Vieri, s'iUumina Cesare, è ima mia creatura. Potrebbe diventare il Nordahl del Duemila. Fra lui e Riva, oggi scelgo Gigi per tutto quello che ha fatto, ma auguro a Christian di emularne la carriera». Ogni dedica nasconde un suo rovescio, un suo preciso limite. Il virus che debilita la Nazionale maldiniana, ogni volta che passa in vantaggio, si chiama blocco psicologico. Dura, di solito, fra i venti e i trenta minuti. «Non è paura, ma timore» ci scherza su il citi. «Ne discuterò con i ragazzi. Non ci/era mai successo: nemmeno a Wembley o a Mosca. Strano. Molto strano. Penso ai tanti debuttanti (Cannavaro, Nesta...). Ci prende una fretta del diavolo. Quando, viceversa, "dovremmo farli venire"». Gli avversari, naturalmente. Non esclude, Maldini, che alla base possa esserci la doppietta di Salas, e lo smottamento da essa prodotto a livello di morale. «Anche se, contro il Camerun, proprio in difesa ho colto netti miglioramenti». E' la gestione della sfera ad allarmare il Patriarca, non il gioco duro. «Del nostro arbitro di mercoledì (Lennie, australiano) non parlo. Non spetta a me. E a proposito di calcio violento, dico che finora siamo nella norma. Se, più in generale, Blatter non è contento, ci sarà una ragione. Mi limito a un'osservazione: è dall'inizio del Mondiale che noi allenatori ci aspettiamo l'espulsione per tackle da dietro; viceversa, non uno che la metta in pratica». Cesare preferisce citare i telegrammi. Sergio Campana. I coniugi Fraizzoli. «Tutti fieri di noi, Veltroni in testa (e dai...). Ma sia chiaro che, mai, nessun politico mi ha telefonato per dettarmi la formazione». Ci tiene, alla sua autonomia. E alla sua competenza, riconosciuta persino dai fusignanisti: «Moriero, Di Biagio, la staffetta R. Baggio-Del Piero. Sono scelte, certo. A volte azzeccate, a volte no. E' il mio lavoro. Sbagliassi sempre, potrei andare a vendere coca cole». Gli snocciolano i sontuosi numeri dell'audience. S'inchina riverente. «Ci amano, ci vogliono bene. Non so perché,, ma so che è così. E questo, al di là del risultato. Sono contento per i ragazzi. Il merito? Dicono che, almeno in parte, sia anche mio. Forse, boh, chissà». Prima c'era l'orco (Sacchi), e il popolo dava di fuori. Oggi, la famiglia Maldini vigila premurosa sulla nazione, che ne apprezza la normalità. Il 3-0 al Camerun è un prezioso punto di (ri)partenza. «Più si gioca, più si trovano stimoli». Del Piero scalpita. Baggio è pesto. E l'Austria sono già due volte che salva la pelle oltre il 90'. Cesare si rannuvola. Buon segno. Roberto Beccarti ini