Wenders: «Voglio raccontare l'amore»

Wenders: «Voglio raccontare l'amore» Il regista tedesco, nelle vesti di produttore, sponsorizza «Go For Gold» dell'amico Segura Wenders: «Voglio raccontare l'amore» // nuovo film è una love story ROMA. Un nuovo documentario, un film in gestazione, un'esperienza da produttore: nel percorso artistico di Wim Wenders, il cinquantaduenne autore tedesco di «Nel corso del tempo» e «Paris, Texas», le varie fonne del cinema trovano spazio per convivere e alternarsi. A gennaio Wenders comincerà a girare «The Billion Dollar Hotel», una love-story fantascientifica ambientata nella Los Angeles del 2040 «di cui ho già scritto la sceneggiatura, ma di cui per ora non voglio dire altro». Intanto il regista ha appena finito il documentario musicale ambientato a Cuba, e trova il tempo per venire in Italia a sponsorizzare l'uscita di «Go For Gold», esordio dell'amico e collaboratore Lucian Segura, già presentato con successo alla Mostra del cinema di Venezia. «Conosco Lucian da dieci anni spiega l'autore -, ho visto i suoi primi lavori e da tempo ero a conoscenza di questo suo progetto. Quando ho letto il copione l'ho subito trovato importante, strano, curioso, necessario. Una storia originale che non segue nessuno dei più comuni modelli cinematografici». Proprio questa caratteristica ha spinto Wenders a cimentarsi direttamente nel ruolo di produttore: «So bene quali sono le immense difficoltà dei registi agli inizi. Per quel che mi riguarda ho goduto di una fortuna grandissima perché, grazie alla tv tedesca, negli Anni 70, ho avuto il privilegio di girare in totale libertà quasi un film all'anno. Per questo m'interessava offrire a Lucian un'occasione simile e per questo, anche se è stato un lavoro difficilissimo, ho seguito personalmente, come se si trattasse di un film mio, la produzione di "Go For Gold". Quello del produttore, comunque, non è assolutamente il mio lavoro; anche se ho una casa di produzione che ha realizzato pellicole di varie nazionalità, generalmente mi tengo lontano da questo tipo d'impegno. C'è stata solo un'altra eccezione, nel '78, per la produzione di "Radio on" dell'inglese Chris Petit». Camicia candida, molti anelli, orologio fissato sul polsino, Wenders conserva intatta la sua aria da maestro carismatico, da guru ascetico propenso a dispensare massime per lo più inconfutabili: se «Go For Gold» gli è piaciuto perché è «una commedia nera sul caos dell'Europa unita, un caos dal quale potranno venir fuori eccessi, ma anche qualcosa di molto, molto bello», pellicole come «Funny Games» dell'austriaco Michael Haneke, presentata a Cannes un anno fa e ora in arrivo sugli schermi italiani con l'etichetta di «Arancia meccanica» del Duemila, gli provocano reazioni di deciso rifiuto. «Ho assistito a Cannes alla proiezione del film - racconta l'autore - e poi alla conferenza stampa e in tutte e due le occasioni ho scelto di andarmene. Con questo non direi mai che "Funny Games" è un brutto film né che la violenza dev'essere bandita dalle pellicole. Quello che m'interessa è di non diventare un consumatore di violenza e di evitare che il mio pubblico lo diventi. In questo senso mi fa piacere che la violenza sia diventata un oggetto di consumo e che quindi il suo successo sia determinato, come per tutti i prodotti di mercato, dai consumatori. Se questi, come mi sembra, cominciano a stufarsi, la quantità del prodotto immesso sul mercato diminuirà automaticamente». Anche la situazione della cinematografia tedesca sollecita nel regista di «Il cielo sopra Berlino» considerazioni freddamente ironiche: «Mai come ora il nostro cinema risulta perfettamente strutturato e funzionante: purché si rispetti unicamente una formula, quella della commedia sessuale interpretata da uomini e donne nelle più varie combinazioni, i registi sono liberi di lavorare. Peccato che fuori da questa formula non esistano altri spazi di sopravvivenza. I registi che fanno film diversi devono superare enormi difficoltà per proiettare le loro opere al pubblico. Non dimenticate che l'Italia è il primo Paese in cui "Go For Gold" riesce ad uscire. Dopo sarà la volta della Spagna e speriamo che alla fine anche un distributore tedesco capisca il significato del film». Restio a parlare di se stesso, mentre presenta il film di Segura insieme con l'attore protagonista Lare Rudolph, Wenders concede ai suoi adepti solo scarne anticipazioni sui prossimi lavori: il documentario girato a Cuba con il «vecchissimo amico» Ry Cooder e con il gruppo musicale «The Buena Vista Social Club», età media oscillante tra i 70 e i 90 anni, uscirà in Italia a settembre con il marchio Mikado. Fulvia Caprera «Sono stufo di vedere violenza: scomparirà da sola perché il mercato è saturo» «Oggi dirigere un film è sempre più difficile Io sono stato fortunato perché negli Anni 70 la tv ci lasciava libertà» «Per questo aiuto i giovani a realizzare i loro progetti fuori dagli schemi» Wim Wenders: a gennaio girerà una love story fantascientifica