Nespolo, l'arte finisce fra i denti di Marco Neirotti

Nespolo, l'arte finisce fra i denti A Montecarlo fantasia gastro-cromatica Nespolo, l'arte finisce fra i denti EMONTECARLO IU' dell'onor (e del color) potè il digiuno. E, come le teste dei figli del conte Ugolino, anche le fantasie cromatiche di Ugo Nespolo finiranno in bocca e in pancia. Di arte da consumare, a 360 gradi, si parla tanto e sempre e troppo. Questa sera, alla serata di gala in onore della Croce Rossa, nel castello dei principi di Monaco, il «consumo» diventa totale: in tavola, sette portate (tra le quali il gelato di pesca a forma di Vesuvio) create da Nespolo insieme con Alfonso Iaccarino, re del Don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui Due Golfi, tre stelle Michelin. Stravagante idea, ma calzante giacché fa parte del programma di «Stravaganza Mediterranea 1998», la manifestazione di moda, musica e gastronomia che si è aperta mercoledì e si chiude domani a Montecarlo, tra Casinò, Hotel de Paris, Sporting Club, Café de Paris, con stilisti (da Dior a Trussardi), chef da tutti i continenti, pasticcieri di diversi Paesi (giudicati da una giuria presieduta da Igino Massari). Poi musica, con Tanita Tikaram, Paola Turci, Umberto Tozzi e molti altri. E, anche, un pomeriggio dedicato al sigaro. Stravaganza per stravaganza, l'incontro tra lo chef Iaccarino e il pittore Nespolo ha partorito un mix artistico dei due sensi, vista e gusto. Ma è vera arte? Certo, risponde convinto Nespolo, tenace assertore di un'arte «che si deve decidersi a mescolarsi con la vita, a non chiudersi nelle sue torri inutili». Autore di manifesti, di pubblicità, di linee d'automobile, dice: «Se non esce dal suo specifico, l'arte diventa una fila di noiose esibizioni in galleria, cioè un optional, del quale si fa a meno per disinteresse, per ragioni economiche, per scarsa conoscenza». Per questo entra con i pennelli anche in cucina? Sì, per questo condiziona lo chef in nome di colori che (seppur salvati alla memoria da tele e riprodu- I zioni sul menu) finiranno comunque per impastarsi tra i denti. Racconta: «L'idea ci è venuta perché la cucina mediterranea è fatta di colori. Ci siamo condizionati a vicenda, in scelte e disposizioni che dovevano rispettare vista e gusto, utilizzando elementi fondamentali della nostra tradizione». Ma aggiunge Nespolo: «Di per sé non è una novità assoluta. E' un incontro datato quello fra pittura e gastronomia, basta pensare alla cucina futurista, celebrata anche in libro». Due arti? 0 non è piuttosto un allegro gioco fra artisti? Risponde Nespolo: «Diperde tutto dall'occhio con il quale si guarda e si concepisce l'arte. Finché si è convinti di una differenza, di una scala fra arte alta e arte bassa, allora è gioco. Ma io credo fermamente che questa barriera fra espressioni maggiori e minori non esista affatto, non esistano i generi, come in letteratura. Sono scale che stanno scricchiolando, già si avverte. E poi guardiamo indietro: che mi dicono di Lautrec e dei cartelloni pubblicitari? Usciamo dall'ideologia del museo e guardiamo a una diffusione orizzontale della cultura. L'arte in sé ha nobiltà, gli artisti sono strumenti e noi siamo disponibili a fare i mediatori». Giusto, mediatori fra arti diverse e indirizzate a tutti, proprio a tutti. Ma se è per tutti, perché allora creare la commistione nel castello del principe anziché in una trattoria di provincia? Nespolo se l'aspettava: «Se la commistione gastronomia-arte figurativa l'avessimo fatta in una qualunque trattoria vicino a casa non saremmo qui a parlarne su un quotidiano. Dal Rina&oimento ci sono rimasti dipinti fatti per il principe: sono rimasti a tutti, non buttati in una cantina. Noi presentiamo da un principe questo incontro e i media portano a conoscenza di tutti questo tipo di idea dell'arte. Anche la sede è strumentale alla mediazione». Marco Neirotti

Persone citate: Alfonso Iaccarino, Iaccarino, Igino Massari, Paola Turci, Tanita Tikaram, Trussardi, Ugo Nespolo, Umberto Tozzi

Luoghi citati: Montecarlo, Nespolo, Sant'agata, Vesuvio