Schneider, i miei angeli dello scandalo di Mario Baudino

Schneider, i miei angeli dello scandalo A colloquio con l'autore austriaco, mentre arriva il nuovo romanzo «Maudi che camminava sull'aria» Schneider, i miei angeli dello scandalo «Un libro contro il cinismo, voglio colpire al cuore» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Robert Schneider è uno scrittore austriaco vicino ai quaranta, che ha una cordialità contagiosa e vagamente ironica. I suoi libri parlano preferibilmente di angeli. Robert Sclmeider trascorre sei mesi l'anno in un paese di 28 anime affacciato sulla valle del Reno, e ha fatto di quel microcosmo contadino e piccolo-borghese il simbolo d'un mondo. Inoltre ha venduto un diluvio di copie con Le voci del mondo, un libro rifiutato inizialmente da tutti i maggiori editori tedeschi e poi clamorosamente «lanciato» da Elias Canetti. Ora ci sta riprovando con Maudi che camminava sull'aria, uscito in Austria e Germania fra reazioni contrastanti, e che Einaudi manda oggi nelle librerie italiane. A dirla breve Robert Schneider fa scandalo, e agli scandali sta anche facendo l'abitudine. Perché? «Perché il sentimento è scandaloso, le persone non vogliono affrontare le proprie emozioni, e questo è un libro contro il cinismo. Maudi, la protagonista, è una figura che va contro il freddo degli Anni 80, perché non ha paura di amare». E' un tipo umano - angelico - molto particolare: «Uno che camina nell'aria - leggiamo nel nuovo libro - è una persona che ascolta solo il suo cuore. Non ubbidisce a nessuno al mondo. Chi cammina nell'aria fa quello che vuole. Chi cammina nell'aria non ha paura di nessuno. So¬ prattutto non di se stesso...». In parole povere, ci spiega lo scrittore (a Milano per il lancio dell'edizione italiana), la sua vuole essere una letteratura che «va dritta al cuore, non alla testa». E viene spontaneo associarlo a una costellazione di autori più o meno coetanei, che da vari punti d'Europa scalano la montagna di una «nuova innocenza» sentimentale: dall'inglese Jonathan Coe (Feltrinelli ha appena pubblicato La casa del sonno) al nostro Alessandro Baricco, arrivando fino in zona Tamaro. Se non si offende per quest'ultimo parago¬ ne, date le demonizzazioni correnti... No, non si offende e non respinge. «Ci sono caratteristiche comuni. E soprattutto c'è il rischio di essere definiti Kitsch, come è accaduto a me, in Germania. Ma allora, dico, perché i critici si sono tanto occupati di Maudi, se era un libro banalmente di cattivo gusto?». Lei non sembra particolarmente contento dei critici tedeschi. «Nessun autore di lingua tedesca lo è...». E rimanda al mittente l'accusa di Kitsch? «Mettiamoci d'accordo sui termini. La parola può significare anche un'imprecisione del senti- mento, del percepire. In questo senso la respingo al mittente. Sono molto più Kitsch certi best seller americani di spionaggio e di azione. Comunque sia, per quanto riguarda la mia narrazione, questa categoria è ininteressante». Maudi racconta una serie di sto¬ rie parallele, che ruotano intomo a un personaggio ad alto valore simbolico: Maudi sa solo amare, in modo assoluto, e così facendo irradia intorno a sé seduzione e sconcerto, bene e male, estasi e morte; in questo è un essere in parte soprannaturale, angelico persino nel¬ l'ambiguità del sesso. Ma Maudi racconta anche la storia di un piccolo centro nella valle del Reno, con un realismo ironico e divertito, con personaggi tratti dalla vita di tutti i giorni e addirittura esilaranti citazioni dal giornale locale. «Prese alla lettera», giura Schneider. C'è la tradizione che si «decompone» nella modernità, c'è l'arguzia della provincia, il tedio, la volgarità, il sogno. E c'è l'Italia, sullo sfondo, come una nostalgia. Con le canzoni di Paolo Conte. «Ebbene sì, lo adoro. Darei tutto Maudi per la sua Hemingway». Dice sul serio? Sembra proprio di sì. Tanto che ci salutiamo sulle note della celebre Ricostruzione del Mocambo: «Adesso vivo con un'austriaca / abbiamo comprato un tinello marron / ma la sera tra noi non c'è quasi dialogo / io parlo male il tedesco, scusa perdon...». Mario Baudino Robert Schneider racconta con ironico realismo la vita di un villaggio sul P.eno

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