ORTESE Ti scrivo mie ossessioni

ORTESE Ti scrivo mie ossessioni L'inguaribile stanchezza di vivere della scrittrice nelle lettere inedite a Paola Masino, moglie di Bontempelli ORTESE Ti scrivo mie ossessioni /vi ROMA ! ' ARA signora, le cattive con! dizioni economiche in cui I i vivo (e che ho ragione di .disperare siano passeggere) non mi addolorano che per un fatto. Indeboliscono la resistenza nervosa. Ma questo accade a tanti...». La «cara signora» a cui si rivolge Anna Maria Ortese, nella lettera del 28 gennaio 1937 con tono assolutamente ossequioso e deferente, è un'altra scrittrice, Paola Masino. Ci sono solo sei anni di distanza tra le due narratrici, che hanno rispettivamente 23 e 29 anni, ma la differenza fra le due «signorine» delle lettere è abissale. Per ironia della sorte quella che è destinata a diventare una delle maggiori scrittrici italiane era all'epoca una giovane sconosciuta, in grandi ristrettezze finanziarie, che cercava, senza riuscirci, di farsi largo nella società letteraria. La Masino, invece, oggi scrittrice dimenticata, era all'epoca un nume tutelare dell'intellighenzia italiana, compagna di uno degli scrittori più potenti d'Italia, Massimo Bontempelli. La testimonianza di questo curioso legame, destinato a durare fin nel dopoguerra, emerge da una corrispondenza di circa 60 lettere scritte dalla Ortese alla Masino tra gli Anni 30 e 70 e recuperata tra le carte di quest'ultima dalla studiosa Marinella Mascia Galateria (l'epistolario è nell'Archivio del Novecento della facoltà di Lettere dell'Università di Roma). Le missive - in cui la Ortese si confessa, si racconta, descrive le sue difficoltà di rapporto con il mondo e si definisce di frequente cattiva, litigiosa, poco disposta al dialogo - saranno pubblicate negh atti del convegno dedicato alla scrittrice, scomparsa nel 1998, dal Premio Rapallo-Carige, organizzato da Pier Antonio Zarnioni e Francesco De Nicola: gli scritti gettano luce non solo sul rapporto tra Paola ed Anna Maria, sulle loro sintonie e sulle loro lontananze, ma iUuminano anche sui risvolti più segreti e sulle ossessioni della Ortese che dimostra una grandissima lucidità e capacità di autoanalisi. Fin dalla prima epistola, la narratrice scrive alla futura amica e confidente come se si trattasse veramente di una grandissima autorità. Sofisticata, elegante, la Masino aveva cominciato a vivere con Bontempelli, l'accademico d'Italia che aveva dato vita, tra l'altro, alla celebre rivista 900, a famoso corsivista di terza pagina de La Stampa e del Corriere della Sera. La sua «scandalosa» unione, non sancita dal vincolo coniugale, con un uomo sposato e con un figlio e di trent'anni più anziano di lei, aveva suscitato grande scalpore. Frequentatrice di salotti lette¬ rari e mondani, amica dei più famosi intellettuali italiani, di casa nelle località balneari più in voga, da Forte dei Marmi a Capri, la Masino era molto lontana dallo stile di vita dell'autrice de 27 mare non bagna Napoli, riservato e sempre segnato dall'indigenza. A differenziare le due signore c'era anche la provenienza familiare: poco tempo dopo il loro primo incontro, la Masino e Bontempelli andarono a trovare la Ortese che viveva con la sorella Maria. Le portarono in regalo un libro della stessa Masino, Periferia. «La sorella ringrazierà vivamente perché in casa c'erano solo libri gialli», dice la Mascia Galateria. «In tutta la corrispondenza», osserva ancora la docente di italianistica, «rimarrà costante l'accenno implicito a una certa inferiorità della Ortese rispetto alla sua interlocutrice colta e mondana, al paragone della quale la sua immagine usciva opaca e solitaria». Provenendo da una famiglia alto borghese e di solide tradizioni culturali, proprio a suo pa- are la Masino aveva consigliato di leggere nel '36 «Una cosa sorprendente (non perfetta ma piena dì illuminazioni)». La Masino si riferiva alla novella Angelici dolori della Ortese, uscita sull'Italia letteraria, su cui poi anche Bontempelli si esprimerà in termini entusiastici, parlando di un vero e proprio «miracolo» narrativo. Fin dalla prima lettera, con un leitmotiv che si ripeterà in tutto il carteggio, la Ortese, che era nata a Roma, in una numerosa famiglia, con fratelli imbarcati come marinai, non farà altro che sottolineare la sua continua sensazione di vivere «fuori dal mondo», come sepolta viva: «Cara Paola, ho scritto altre cose, forse belle, e voglio scrivere ancora, ma ho l'impressione, qui a Napoli, d'essere in una bella tomba coperta d'erba. Tutti sono morti, io respiro odore di putrefazione» (Na¬ poli, 27 marzo 1940). La scrittrice chiamerà la Masino oltre che «signora», «sorella» - appellerà la coppia Bontempelli-Masino «miei fratelli» - ringraziando per le premure: perché le viene pagato un cappotto per la sorella, saldato il conto del dentista, perché le vengono versate 500 lire dall'editore Bompiani dopo la sollecitazione di Bontempelli. «Tornano continuamente nelle lettere - dice ancora la Mascia Galateria - la giustificazione per la grammatica errata, per la sintassi slegata, il timore di poter tediare una donna tanto impegnata con quelle lettere tristi, dominate dal senso doloroso di una sconfitta continua». Ma è un rapporto esclusivamente di grande sintonia e di intesa quello tra le due artiste che si scambiano complimenti, dichiarazioni di affetto, che leggono i reciproci parti letterari? Per nulla. Non mancano le rivalità, le piccole beghe a separare le due «sorelle». La Ortese vive in modo angoscioso l'incontro discontinuo con la scrittura, si sente tradita dalla critica, si sente fisicamente e psicologicamente fragilissima e si confronta continuamente con l'amica. Esplode, a volte incontrollato, l'astio, la rivalsa: «Vorrei esserle vicina, dei bei giorni, e malgrado tante nostre diseguaglianze, tanti piccoli litigi, stringere meglio quest'amicizia. Io Le debbo tanto, e poi l'arnmiro e Le voglio bene!». All'origine di tanti dissapori c'è il carattere fortissimo di entrambe le donne: se la Masino tratta a volte la Ortese come una bambina e sorvola con indulgenza sulle sue aggressioni, poi, però, si diverte molto, in alcune occasioni, a fare il bastian contrario, a criticare le sue idee, a opporsi in maniera pregiudiziale. Ma riesce a superare tutti i battibecchi e i litigi, proprio grazie ah'ammirazione che nutre per la scrittrice. La Ortese, da parte sua, capisce la difficoltà a cui sottopone gli altri col suo carattere difficile e il suo comportamento insolito: con bellissime frasi addolorate e feroci descrive il suo tormento interiore e senza nessuna indulgenza si autoflagella. «Invecchiare, odiare, spesso gli esseri innocenti che sono arrivati meccanicamente alla felicità e pentirsene: ecco una parte delle cose orribili o belle che passano nel mio animo e che lo turbano ogni tanto». Anche quando la disgrazia si abbatte sull'esistenza privilegiata della coppia di letterati che vedono diminuire tutte le loro entrate, la Masino non dimentica la Ortese: Bontempelli, dopo la commemorazione ufficiale di Gabriele D'Annunzio, tenuta il 27 novembre 1938 e poco gradita al regime, fu sospeso d'autorità da ogni incarico professionale. L'autore de La vita operosa, la- sciata Roma, si rifugerà nell'esilio dorato di Palazzo Contarmi a Venezia, dove verrà invitata a soggiornare anche la Ortese. Un'ospite sicuramente difficile: «In fondo sono persino contenta di avere qui la Ortese - scrive la Masino - perché in quei rari momenti che la vedo mi sorprende sempre con le sue stranezze. Non fa che dormire, ha una paura morbosa di ogni rumore, la notte ci obbliga a stare alzati fino alle tre o alle quattro perché se non ci sente muovere e non vede la luce attraverso la porta è presa da un terrore così gagliardo che cade in una specie di catalessi: le poche ore che le rimangono libere dal sonno e dagli incubi le passa al bagno. Da otto giorni che è qui non ha ancora detto che questo: che vuole trovarsi un impiego; e non siamo riusciti che a trascinarla una volta fino in piazza San Marco dove però si è ri¬ fiutata di guardare il Palazzo Ducale perché dice che non la interessa». Il rapporto tra Paola e Anna Maria proseguirà nel dopoguerra, quando, entrambe, piuttosto in bolletta, si troveranno a consumare un «ovino» fritto e un goccetto di marsala nell'appartamento romano di Paola, in viale Liegi 6. La Masino ha ancora al fianco Bontempelli, la Ortese è sempre sola. Vive in quella solitudine che con frasi terribili era riuscita a prefigurare, poco più che ventitreenne, scrivendo all'amica: «Mi sento assai sola - e sento che questa solitudine crescerà ogni giorno di più, si farà ogni giorno più alta e più solida, come un muro intorno a una prigione. Io non avrò mai un compagno (per colpa mia), correrò sola, fino a precipitare nella pazzia». Mirella Serri Quarant'anni fra litigi, gelosie e ammirazione «Non avrò mai un compagno (per colpa mia), correrò sola, precipiterò nella pazzia» «(ppspgingrdvvcltapssnupLPct Sopra un'immagine giovanile di Anna Maria Ortese: si sentiva tradita dalla critica, soffrì sempre di solitudine Paola Masino, compagna di uno degli scrittori più famosi d'Italia, Massimo Bontempelli (nella foto in basso a sinistra)