«Stupro su un mio umico, show a pagamento»

«Stupro su un mio umico, show a pagamento» Taranto: fermati 5 minorenni, chiedevano tremila lire per assistere alle violenze in una grotta «Stupro su un mio umico, show a pagamento» La denuncia in un tema TARANTO. Violentato per due mesi tra la complicità dei suoi coetanei e il silenzio degli insegnanti che forse avevano intuito ma tacevano, un ragazzino di 12 anni è stato salvato grazie a un tema assegnato da una professoressa di religione: «Spiega il significato della parola missione: come posso aiutare un ragazzo come me in difficoltà?». Un alunno di seconda media sapeva tutto e ha parlato, denunciando la storia del fratello del suo compagno di classe: veniva stuprato in una grotta da alcuni ragazzi più grandi. Facevano le «cose sporche» con lui, ha scritto l'alunno chiedendo l'intervento di qualcuno. Un altro tema ha confermato. L'insegnante li ha presi entrambi, ne ha parlato con una suora che si è rivolta a un'assistente sociale e poi ai carabinieri. Così Luca, nome convenzionale, è stato salvato e la sua storia ha lasciato a Massafra, grosso Comune della provincia tarantina, un marchio nella coscienza di chi sapeva e non ha parlato. Tre ragazzi di 15,17 e 18 anni sono accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e aggravata. Nei confronti di altri due minori non si potrà procedere (hanno solo 10 e 13 anni), e non si esclude che la magistratura decida di approfondire i comportamenti di coloro che avrebbero potuto denunciare e non l'hanno fatto. Luca non aveva mai confessato il suo segreto, se non al fratello, di un anno più grande. Ma tutt'e due avevano paura. I genitori, papà operaio, mamma casalinga, non sapevano nulla. Minacciato e anche picchiato perché non raccontasse niente in giro, Luca era stato più volte, da marzo a maggio, portato nella «grotta del diavolo»; un anfratto scavato nella roccia. Il capobanda, 18 anni ad agosto, figlio di un piccolo pregiudicato, permetteva addirittura che, oltre ai suoi due amici e complici, fossero presenti alle violenze altri minori, affinché potessero assistervi a condizione che pagassero il biglietto: duemila, tremila lire. Non aveva badato, il capo, a tenere segreti gh stupri periodici. Gli bastava, per far tacere tutti,' minacciare. Luca ne aveva parlato solo al fratello il quale si era poi confidato con un suo compagno di classe. Quella stessa classe in cui la professoressa di religione, stanca delle voci insistenti su violenze ai danni di bambini della scuola «Manzoni», ha deciso, con l'espediente del compito, il tema, di trarre qualche indicazione che andasse al di là della paura dei ragazzini e dell'omertà dei grandi. Sono stati due gli alunni che hanno reagito denunciando; l'uno in modo chiaro, facendo nome e cognome della vittima, l'altro più velatamente. «Io conosco un ragazzo e vorrei aiutarlo perché si trova in una fase molto brutta». «Mi disse di non avvisare la famiglia perché lo avrebbe detto lui stesso alla madre». L'insegnante ne ha parlato con suor Riecardina Davanzo, che ha sporto denuncia ai carabinieri. I tre accusati della violenza sono sottoposti a un provvedimento di «permanenza a casa» (in sostanza gli arresti domiciliari). Il più grande dei tre, quasi 18 anni, ha una storia familiare difficile. Il papà ha alle spalle precedenti penali e ora lavora quando può, nei campi. I due complici sono anch'essi di famiglia modesta. La vittima ha confermato. I segni che le violenze gli hanno lasciato addosso sono stati riscontrati dai medici. Se al preside dell'istituto «Manzoni», Antonio Antonazzo, è sufficiente un semplice «Questi episodi sono accaduti fuori dalla scuola» per liquidare la vicenda, gli altri insegnanti non parlano, e neppure la gente, in paese, è loquace. Gabriele Stifanelli, il capitano dei carabinieri, è meravigliato: «Dalla gente ci aspettavamo di più, e anche dagli insegnanti. Indagando, abbiamo avuto l'impressione che molte cose si sapessero». Insistenti, le voci erano arrivate anche all'orecchio della mamma di Luca. Un giorno era andata a scuola. L'avevano però rassicurata che erano probabilmente semplici esagerazioni dei bambini, dicerie. Suor Riecardina vive nell'ex convento delle Benedettine trasformato in un istituto di assistenza agli anziani; non parla, lasciando alla madre superiora il compito di spiegare che la loro missione è aiutare chi ha bisogno. Senza un'insegnante detective e una suora coraggiosa, probabilmente questo non sarebbe mai accaduto. Sandro Taranti*, a La banda sarebbe stata coperta dall'omertà di insegnanti e ragazzi Soltanto un giovane ha avuto il coraggio di rivelare la storia A lato Massafra, il paese dove è avvenuta la violenza. A sinistra una delle grotte usate dalla banda (foto arcieri]

Persone citate: Antonio Antonazzo, Davanzo, Gabriele Stifanelli, Manzoni

Luoghi citati: Massafra, Taranto