Kirienko: siamo al verde

Kirienko: siamo al verde Kirienko: siamo al verde Mosca licenzierà 70 mila statali MOSCA NOSTRO SERVIZIO La Russia è di fronte a un crack finanziario. La notizia è ormai ufficiale: il Cremlino ha abbandonato le dichiarazioni ottimiste e annuncia un drastico taglio delle spese, nonché nuove richieste di prestiti all'Occidente. Ironia della sorte: appena qualche mese fa Boris Eltsin aveva promesso che il 1998 sarebbe stato l'anno della crescita, e che la Russia non avrebbe più chiesto soldi all'estero. Ma con l'avvento della crisi asiatica, la caduta dei prezzi sul petrolio e soprattutto il crollo dell'economia russa, l'obiettivo del nuovo governo è diventato mólto meno ambizioso: salvare il Paese dalla bancarotta. Per descrivere la situazione il premier Serghej Kirienko ieri ha usato toni drammatici: «Le nostre risorse si stanno assottigliando». A tal punto che ieri il gabinetto è stato costretto a rinunciare al progetto di aumentare il salario minimo da 83,5 a 100 rubli, cioè da circa 24 a 32 mila lire. Una spesa insostenibile per il bilancio russo, anche perché è in base al salario minimo che viene calcolata tutta una serie di altri parametri, come i sussidi per le famiglie poco abbienti e le imposte sul reddito. Attualmente la somma di 83,5 rubli copre, secondo i dati del ministro del Lavoro Oksana Dmitrieva, appena il 17 per cento del minimo necessa- rio alla sopravvivenza fisiologica. Ma i russi non possono sperare in un aumento di questa cifra, comunque già irrisoria, almeno fino al primo aprile dell'anno prossimo, e anche allora, solo a condizione che le finanze delle Stato si siano nel frattempo raddrizzate, e che il Cremlino riesca finalmente a pagare i salari arretrati che ammontano ormai a più di duemila miliardi di lire. La situazione economica è talmente drammatica che Boris Eltsin ha ordinato urgentemente la preparazione di un programma anticrisi che verrà varato il 23 giugno prossimo. Il ministro delle Finanze Mikhail Zadornov ieri ha rivelato una parte del contenuto di questo documento: tagli a tutte le spese dello Stato per un totale di ben 12 mila milardi di lire, e il licenziamento di 60-70 mila dipendenti statali, innanzitutto nei settori dell'istruzione e della sanità pubblica. Ma nemmeno questo può più bastare a salvare la Russia e la sua moneta dal crollo. E così il presidente Eltsin ha fatto una mossa a sorpresa nominando Anatolij Ciubais come suo rappresentante speciale per le relazioni con gli istituti finanziari internazionali. Con una missione particolare: sfruttare i suoi buoni rapporti personali con i dirigenti del Fondo monetario internazionale e la sua reputazione di garante delle riforme economiche, per ottenere dai dieci ai quindici miliardi di dollari di prestiti. Questo, secondo lo stesso Ciubais, è il prezzo per ottenere la stabilizzazione finanziaria della Russia. La nomina dell'ex vice premier e padre della privatizzazione russa, silurato dal governo appena due mesi fa, ha provocato però un'esplosione d'ira nel Parlamento, anche perché Ciubais ha ottenuto, assieme all'incarico «speciale», lo status di vice presidente del Consiglio. Boris Eltsin è stato però irremovibile: «A qualcuno non piacciono i rossi, a qualcuno i bruni, a qualcuno i calvi, ma gli interessi dello Stato sono superiori». Comunque, secondo Eltsin, la missione di Ciubais è «provvisoria»: rimarrà presidente dell'ente energetico statale, carica che ha appena ottenuto, e subito dopo aver terminato il suo compito lascerà di nuovo il governo. AnnaZafesova Eltsin richiama Ciubais: dovrà trovare prestiti internazionali per 15 miliardi di dollari. Annullato l'aumento, il salario minimo resta di 24 mila lire

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