«Khatami, voltiamo pagina» di Andrea Di Robilant
«Khatami, voltiamo pagina» Ma la prima reazione di Teheran è cauta: vogliamo fatti «Khatami, voltiamo pagina» Clinton vuole fare la pace WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton vuole «una sincera riconciliazione con l'Iran». Cinque mesi dopo la cauta apertura del presidente iraniano Khatami agli Stati Uniti - e tre giorni prima della partita di calcio tra le due nazionali - l'Arnininistrazione americana propone a Teheran di tracciare insieme la strada verso la normalizzazione dei rapporti. «Crediamo che l'Iran stia cambiando in maniera positiva, ed è uno sviluppo che vogliamo sostenere», ha detto Chnton parlando ieri mattina alla Casa Bianca. Già la sera prima il segretario di Stato Madeleine Albright aveva segnalato la svolta americana in un discorso alla Asia Society a New York. «Sarebbe irresponsabile da parte nostra» non sfruttare la situazione nuova che si è creata dopo l'elezione di Khatami, aveva detto la Albright. «E' ovvio che due decenni di sfiducia reciproca non possono essere cancellati in un giorno. Ma è giunto il momento di verificare se ci sono davvero le condizioni per ridurre il divario tra noi. E da parte nostra siamo pronti ad esplorare vie per aumentare la fiducia ed evitare incomprensioni». Nonostante la svolta - frutto di mesi di analisi e riflessioni da parte di Casa Bianca e Dipartimento di Stato - l'atteggiamento della Albright rimane estremamente guardingo. Anche perché non è ancora affatto chiaro fino a che punto Khatami, capofila del muovo corso» iraniano, abbia la situazione in mano. La prima risposta di Teheran all'apertura della Albright è stata molto cauta e non particolarmente incoraggiante, a riprova del fatto che il disgelo tra i due Paesi, se davvero verrà, sarà comunque un processo molto graduale. «Parole nuove non bastano», ha detto il ministro degli Esteri Kamal Kharrazi. «Ci vogliono passi concreti. Gli Stati Uniti devono cambiare le loro politiche ostili. E fino a quando non saranno disposti modificarle non sarà possibile stabilire relazio¬ ni». Il commento di Kharrazi, dicono fonti diplomatiche, sembra confermare la difficoltà di manovra del presidente Khatami, la cui azione è frenata dai conservatori che fanno capo all'ayatollah Khamenei. L'apertura americana è del resto molto mirata su Khatami. Ci sono sviluppi reali, dicono al Dipartimento di Stato, che vanno incoraggiati. L'opposizione iraniana al processo di pace in Medio Oriente sembra essere caduta dopo l'elezione del nuovo Presidente. Anche la sua denuncia del terrorismo è una novità positiva. E ci sono segnali incoraggianti sul fronte della nonproliferazione. Tanto che la Albright ha auspicato la partecipa- zione dell'Iran in un sistema di sicurezza regionale nel Golfo persico. Ma rimangono molte incertezze sul potere a Teheran. Proprio questa settimana, tra l'altro, un gruppo di giornalisti iraniani doveva venire a Washington per intervistare il segretario di Stato. Ma la delegazione, a quanto pare su pressione dei conservatori, non è mai partita da Teheran. Ma l'Amministrazione sembra decisa a esplorare fino in fondo la possibilità di un dialogo. E Clinton farà un discorso alla radio in occasione dell'incontro di calcio di domenica tra Usa e Iran ai mondiali in Francia. Andrea di Robilant Tra il leader iraniano Khatami e il presidente americano Clinton timido avvio di un dialogo
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