«Ma in redazione si lavora duro» di R. Sii.
«Ma in redazione si lavora duro» «Ma in redazione si lavora duro» La stampa italiana: ingiuste le generalizzazioni Mammà da cambiare, linguaggio troppo urlato, qualche giornalista fannullone. Nel mondo dell'informazione le reazioni all'intervista di Cesare Romiti non si fanno attendere. C'è chi è molto critico, come Giuseppe Giulietti e i vertici Fnsi, e chi, come il presidente dell'ordine dei giornalisti, Mario Petrina, ritiene che «come editore, Romiti parte con la marcia giusta e fa riflettere». «Romiti ha ragione sulla Mammi da cambiare così come sugli eccessi di politica - continua Petrina -. Non è vero invece che i giornalisti lavorino poco: spero che frequentando le redazioni, si renda conto di come vadano ottimizzate le strutture. I gionalisti lavorano tanto e spesso nell'anonimato davanti a un computer». Anche il direttore del Messaggero Pietro Calabrese appoggia Romiti: «E' da farisei pensare di tenere separati editori di tv e giornali. Paolo Berlusconi non è lontano da suo fratello. Dunque c'è già un editore che possiede giornali e tv. Insomma la Mammi ha fatto il suo tempo». I fannulloni? «E' assolutamente vero, ci sono giornalisti che lavorano e sacche di gente che non fa niente. Se Romiti immagina, sulla questione dei giornali, una sorta di riedizione della marcia dei 40 mila, io sarò lì. Scenderò in piazza per un giornalismo migliore». Molto critica invece la posizione della Fnsi. «Generalizzazioni e ingiustizie - commenta lapidario il presidente Lorenzo Del Boca -. Romiti è abituato alle auto e non conosce i giornali. Per star dietro ai cambi di impaginazione in modo da ospitare l'ultimo pettegolezzo, forsennatamente voluto dai direttorimanager, migliaia di giornalisti stanno in redazione dalle 10 del mattino a mezzanotte senza poter scrivere una riga. E poi se esiste una minima percentuale di fannulloni, IL hanno comtmque assunti loro...». E «sono i giornalisti ad aver salvato l'Rcs - ricorda il segretario Paolo Serventi Longhi -. Pagando sulla lo¬ ro pelle costi salatissimi. Parlare genericamente di giornalisti che lavorano poco significa non tener conto di questa indiscutibile realtà». Sono «legittime» le critiche di Romiti secondo il direttore de «il manifesto» Riccardo Barenghi, «ma il linguaggio è quello di sempre, da presidente della Fiat, padronale. Non può pensare ai giornalisti come a una catena di montaggio, ognuno occupato a produrre un pezzo. Qui lavoriamo tutti e lavoriamo anche troppo e per pochi soldi. Ma nelle grandi testate è fisiologico che qualcuno lavori di più e altri di meno». Barenghi poi prende le distanze da Romiti sulla normativa antimonopolio: «E' vero che la Mammi va rivista, ma nel senso opposto: bisogna metter più paletti e non allargare le maghe. C'è una sentenza della Consulta che vieta a chiunque di possedere tre tv e siamo ancora in attesa che Berlusconi ne venda una. Mi viene da pensare che Romiti, appena arrivato alla Rcs, voglia comprare una tv». Sospetto condiviso dal parlamentare dell'Ulivo, e storico sindacalista Rai, Giuseppe Giulietti: «Romiti entra nel mondo dell'informazione a modo suo, chiedendo revisioni che gli consentano di acquisire, in tempi brevi, magari una tv. Perché Romiti non è un editore puro, ma è un editore politico, nel senso che ha un suo progetto politico da realizzare attraverso l'editoria. Penso anche che la Mammi vada sì rivista nel senso che più soggetti possano competere, ma se lo scenario futuro è Rai, Telecom-Fiat, Romiti-Fiat, Berlusconi e De Benedetti, non mi pare il massimo di pluralismo. Le regole vanno riviste, ma non nell'interesse di quattro famiglie italiane». Analoghe le considerazioni di Giovanna Melandri del pds: «Il governo ha cominciato a riscrivere il sistema delle comunicazioni, lasciando immutata la previsione della Mammi sulle concentrazioni tra giornali e tv, proprio perché ancora idonea a garantire il pluralismo. Fermi i principi della liberalizzazione, la legge deve garantire che l'informazione non venga ristretta fra poche mani, ma continui a essere pluralista». «Per il giornalismo si apre mia stagione entusiasmante - conclude, sarcastico, Giorgio Bocca .-. Avremo editori che lasciano completa libertà ai giornalisti, occupandosi invece di cose serie. Romiti faccia il giornale che vuole lui. Visto che fa questa predica, insomma, si rimbocchi le maniche, e faccia vedere di che è capace», [r. sii.]
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