Romiti: la Mammi è da cambiare di Raffaella Silipo
Romiti: la Mammi è da cambiare Il neopresidente Rcs: troppa politica sui quotidiani. E certi giornalisti non scrivono una riga al mese Romiti: la Mammi è da cambiare «Permessa una rete tv a chi possiede giornali» MILANO. Cesare Romiti e la politica. Un rapporto controverso, fatto di diffidenza ma anche di curiosità. E' quello che emerge dall'intervista che il nuovo presidente della Rcs concede a ePanorama» (in edicola oggi), in cui non risparmia critiche a giornali e giornalisti e auspica una revisione della legge Mammi, perchè ai proprietari di giornali sia permesso possedere anche una tv. Per 0 presidente uscente della Fiat, «ha ragione il direttore della Stampa Carlo Rossella quando dice che sui giornali c'è un eccesso di politica interna. Però lui, come tutti, continua a mettere la politica... Tutte quelle schermaglie che interessano soltanto i trequattrocento uomini dell'apparato, quanto interessano davvero i lettori? Il Tg5 appena nato ha avuto subito tutto quel successo proprio perché ha privilegiato la cronaca rispetto alla politica». Coerentemente, per Romiti 0 pericolo maggiore alla libertà di stampa non viene dal potere economico «ma dai politici e dai poteri istituzionali. Quante telefonate e quante intimidazioni io abbia ricevuto (come azionista di giornali) glielo lascio immaginare. Ed è logico. Il politico vive di una merce che si chiama voto. E quindi quel che si scrive sul giornale incide drammaticamente sul suo mercato, il mercato del consenso». Eppure, nonostante la diffidenza nei confronti del mondo politico, per la prima volta Romiti confessa che pensò davvero di entrare in politica: «Certo, perché dire di no, certo che ci ho pensato, anche perché, mi dicevano, la tua presenza può coagulare il consenso, perché sei un uomo di principi. Poi ho deciso di no perché non avevo le armi del mestiere. Io credo che il suo editore - dice all'intervistatore di "Panorama" - subito dopo essere sceso in campo (malgrado i suoi amici lo sconsigliassero) si sia accorto che la politica è una attività molto difficile, molto complicata, che ha tanti trabocchetti, nella quale bisogna possedere anche le armi del mestiere. E uno come me, e come era Silvio Berlusconi all'inizio, le ar¬ mi del mestiere non le possiede». Troppa politica, linguaggio troppo urlato e qualche giornalista fannullone. Ecco i problemi del mondo dell'informazione. «Quello che io non riesco a capire - attacca Romiti - è come ci siano giornalisti che lavorano molto intensamente e altri che non scrivono una riga in un mese. Questo per me è inconcepibile». E poi critica lo stile dei quotidiani «sempre troppo urlato, troppo strillato» e la poca qualità del «prodotto»: «La qualità non è un costo, ma un risparmio... Ci vorrebbe un'attenzione nella lettura degli articoli prima di stamparli pari a quella che aveva il mitico direttore della Stampa De Benedetti. Ma ho l'impressione che quella scuola li non ci sia più. Sarà un problema di tempi di lavoro, forse. Ma forse c'è anche un po' di rigidità in chi scrive». Quanto ai gadget, dice ancora ii nuovo presidente della Rcs, sono «pericolosi. Bisogna tornare a un giornale che valga per quello che c'è dentro». Romiti affronta anche la vexata quaestio sull'antitrust nel campo dell'informazione. «Non sta più in piedi che a un editore di quotidiani sia proibito possedere una tv - dice -. Ovviamente ci vogliono dei limiti per evitare il monopolio dell'informazione, ma la legge Mammi va riscritta. Senza multimedialità non c'è sviluppo». E dunque per il futuro della Rcs Romiti vede «alleanze nazionali e internazionali, nuove tecnologie, multimedialità, radio, tv e internet. Le case editrici non possono continuare a fare solo ciò che hanno sempre fatto: devono cambiare, crescere, o saranno superate». Infine il presidente uscente della Fiat racconta dei suoi rapporti con il presidente di Mediobanca Enrico Cuccia «al quale mi lega non soltanto una stima immensa, ma anche rispetto e affetto» e con l'avvocato Giovanni Agnelli, «un uomo che fa sempre un passo indietro, di fronte all'interesse dell'azienda». Con entrambi, Romiti confessa di continuare a usare il «lei». «Certo, perbacco». Raffaella Silipo «Scendere in politica? Certo, ci ho pensato ma ho deciso di no perché non avevo le armi del mestiere» «Scendere in politica? Certo, ci ho pensato ma ho deciso di no perché non avevo le armi del mestiere»
Persone citate: Carlo Rossella, Cesare Romiti, De Benedetti, Enrico Cuccia, Giovanni Agnelli, Mammi, Silvio Berlusconi
Luoghi citati: Milano
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