Cervoni: era l'Ungheria a dover invadere l'ltalia di Enrico Singer
Cervoni: era l'Ungheria a dover invadere l'ltalia 11 generale: sì agli ex nemici Cervoni: era l'Ungheria a dover invadere l'ltalia ROMA. Il generale Franco Cervoni è capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal febbraio '97 e appena quattro giorni fa ha spiegato al Casd, il Centro di Alti Studi della Difesa, cosa fare per adeguare le nostre forze armate ai nuovi compiti imposti dagli scenari geostrategici. Nel suo rapporto una parola-chiave: integrazione. Da quando è crollato il muro di Berlino, un sistema di sicurezza efficace passa per la ricomposizione di un puzzle di ex nemici che adesso si cercano. Passa attraverso quell'allargamento a Est della Nato che tanto divide i politici. Generale, ma quale è l'interesse concreto dell'Italia all'allargamento della Nato? «Non è più un segreto che nei piani del Patto di Varsavia era previsto, in caso di guerra, che i russi avrebbero sfondato in Germania e che gli ungheresi avrebbero puntato su Gorizia e sull'Italia, dopo avere attraversato la Jugoslavia. L'Ungheria è uno dei tre Paesi dell'Est europeo - con Polonia e Repubblica ceca - che hanno chiesto di entrare nella Nato. Il nostro interesse è evidente: si passa da una logica di alleanze contrapposte a una visione di sicurezza. E attenzione: sono loro a chiederlo. Sbattergli la porta in faccia sarebbe un errore e anche un insulto. Sarebbe uno schiaffo che non si meritano». Dal punto di vista strategico l'allargamento cambia la Nato? «Il cambiamento è già avvenuto con la fine dei blocchi contrapposti. Ora si tratta di adeguare strutture e alleanze alla nuova realtà. Oltre a ungheresi, polacchi e cechi, altri Paesi dell'ex Patto di Varsavia, come la Bulgaria, la Romania, hanno chiesto di entrare nella Nato». Quali sono le condizioni? «Ci sono condizioni politiche. Sostanzialmente, che i Paesi aderenti garantiscano il rispetto della democrazia. Questo è decisivo, tanto che i parametri non sono uguali per tutti. Poi ci sono condizioni tecniche. Qui molti passi sono stati già compiuti. Per esempio è già nata una brigata alpina comune tra Italia, Slovenia e Ungheria da utilizzare in operazioni di sicurezza nei Balcani». Una Nato allargata a Est favorirà le missioni di pace? «La Nato è uno strumento a disposizione dell'Orni e dell'Osce l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa - efficiente e subito operativa. Di certo più utile di certe missioni militari, stile caschi blu, per prevenire e risolvere le crisi». L'allargamento avrà dei costi? «La Nato, come ogni alleanza, ha dei costi divisi tra tutti i Paesi: 1 nuovi aderenti saranno in grado di pagare? Quali condizioni saranno poste alla loro partecipazione? Non escludo che i Paesi occidentali, in una fase iniziale, gli faranno pagare poco o niente. Ma sarà una decisione che prenderanno insieme tutti i Paesi Nato». Invece una difesa europea autonoma quanto costerebbe? «Se voghamo fare un discorso tecnico, non possiamo nasconderci che ci sono assetti militari di grandissimo costo, come gli assetti satellitari di controllo, che noi non abbiamo. Noi europei, non solo noi italiani. Nella scelta della Nato c'è la soluzione del doppio pilastro: alcune operazioni - come quelle nei Balcani - possono essere affidate alla difesa europea, traendo le risorse organizzative dagli americani nella Nato». L'ombrello Nato, allora, è indispensabile? «Con una spesa come la nostra, circa l'l% del prodotto interno lordo, nessuno può pensare a una difesa autonoma. Qualcuno dice: ma non c'è più minaccia esterna. Va bene ma da soli non possiamo immaginare una difesa che non sia integrata. E se volessimo creare in Europa quegli assetti di difesa che oggi non abbiamo, altro che 1%. Ci vorrebbero almeno 60 mila miliardi l'anno solo da parte nostra». Con quello che spendiamo oggi che si può fare? «Integrare sempre di più la difesa con i nostri partner, allargare l'alleanza e specializzarci per pacchetti di capacità. Ai ragazzi di leva le operazioni sul territorio nazionale, ai militari di carriera le missioni fuori dai confini». Enrico Singer ale pcivtearad Il generale Franco Cervoni capo di Stato Maggiore dell'Esercito dal febbraio 1997
Persone citate: Franco Cervoni, Passa
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