Scontro sugli 007 di R. R.
Scontro sugli 007 Scontro sugli 007 La bozza di riforma non piace al ministro ROMA. Ora è ufficiale: sulla delicatissima riforma dei servizi segreti esiste una divergenza tra il ministro della Difesa, Nino Andreatta (Ppi) e la commissione guidata dal generale Jucci, incaricata di elaborare una bozza di riforma. Dopo che i giornali di ieri avevano riferito di un ampio contrasto su questa questione, ieri mattina il ministro della Difesa si è affrettato a smentire la divergenza all'interno della maggioranza, ma non quella tra lui e la commissione. Nella polemica interviene anche il ministro dell'Interno Napolitano per definire «false» le divergenze tra lui e Andreatta, anche se per il momento l'effetto delle polemiche sembra essere quello di «un rallentamento della riforma» per dirla con le parole del presidente del Comitato per i servizi Franco Frattini. Ieri mattina Andreatta era a Caserta per il 162° anniversario della fondazione del Corpo dei Bersaglieri e al termine della cerimonia ha convocato una improvvisata conferenza stampa in una saletta dello stadio «Pinto» di Caserta: «Sul problema politicamente più delicato, qual è quello del controllo parlamentare, la posizione che abbiamo assunto è molto più liberale di quella che appare dai testi della commissione», nel senso che Andreatta propone che «alla commissione parlamentare sui Servizi non si possa opporre il segreto». E quanto ad un altro dei nodi della bozza Jucci (affidare ad un'autorità governativa la verifica degli obiettivi posti ai Servizi), anche in questo caso Andreatta conferma di avere un'opinione diversa: «Abbiamo ritenuto che non fossero sufficienti controlli amministrativi presso la presidenza del Consiglio, ma fosse necessaria una autorità scelta nell'ambito della magistratura». Da sempre materia assai complessa e delicata quella della riforma dei Servizi e proprio per questo motivo nei mesi scorsi il compito di «dissodare» il terreno era stato affidato ad una commissione guidata dal generale Jucci e formata anche da Andrea Manzella, Paolo Savona, Gaetano Silvestri, Alberto Massera, dai magistrati Loris D'Ambrosio ed Elisabetta Cesqui e dal generale Domenico Corrione. Il colpo di scena si è consumato due giorni fa, quando il generale Jucci ha consegnato al presidente del Consiglio Prodi una lettera contenente le determinazioni alle quali era giunta la commissione. In un Paese nel quale la proroga,è spessissimo la norma, l'anticipo di uh'mese e mezzo sulla scadenza dei termini assegnati alla commissione (fine luglio) ha inevitabilmente acceso i riflettori e così si è appreso che su alcuni aspetti della riforma il gruppo di lavoro guidato da Jucci aveva indicato scelte vicine più alle posizioni del Pds che non a quelle del ministro della Difesa. In particolare la commissione ha tenuto fermi alcuni degli architravi della riforma meno graditi ad Andreatta: la diretta dipendenza dei direttori dei Servizi dal potere politico (il ministro aveva chiesto maggiore autonomia); la riduzione delle franchigie» penali accordate tradizionalmente agli agenti dei Servizi impegnati sul campo; l'introduzione della figura del responsabile degli archivi; un ispettorato sul personale dei servizi, dipendente direttamente dal ministro oppure alla nuova figura del Sottosegretario all'Informazione; l'introduzione di un'«intelligence economica». Due giorni fa, subito dopo la consegna della lettera di Jucci a Prodi, si era svolto a Palazzo Chigi un vertice al quale avevano partecipato i ministri Napolitano, Andreatta, Flick, il direttore del Cesis Berardino e al termine dell'incontro è stato deciso che per il varo della riforma serviranno altri incontri, ulteriori messe a punto. Ma l'ipotesi, avanzata da agenzie e giornali, di divergenze all'interno della maggioranza, ha fatto arrabbiare Andreatta che ieri ha puntualizzato: «Mi sento obbligato a protestare con vivacità per le informazioni distorte comparse sui giornali», anche se poi il ministro riconosce che «su una serie di punti di vista è più probabile che la commissione abbia investito più attenzione, più tempo di quanto non abbia fatto io». [r. r.]
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